Titolo originale | Pájaros de verano |
Titolo internazionale | Birds of Passage |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Colombia, Danimarca |
Durata | 125 minuti |
Regia di | Cristina Gallego, Ciro Guerra |
Attori | Carmiña Martínez, José Acosta, Jhon Narváez, Natalia Reyes, José Vicente Juan Bautista Martinez, Greider Meza, Miguel Viera, Sergio Coen, Aslenis Márquez, José Naider, Yanker Díaz, Victor Montero, Joaquín Ramón, Jorge Lascarro, Germán Epieyu, Luis Alfaro, Merija Uriana, Gabriel Mangones, Natalia Pinzón, David Noreña, Zaida Cotes, Sebastian Celis, Dennis Klein, Alice Lebadie, Alejandro Nieto, Charles Daze, Joseph Fuzessy, Adaulfo Brito, Britnis Molino, Wilmer Deluque, Almer Mendoza, Edgar Britto, Jorge Brito, Yull Núñez, Oscar Gamarra, Yeiner Mejía, Will Rodriguez, Rosario Epieyú, Julián Pastor (II), Carlos Julio García, Ana Luiza Firmeza. |
Uscita | giovedì 11 aprile 2019 |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | Academy Two |
MYmonetro | 3,87 su 25 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 15 aprile 2020
Una famiglia di agricoltori entra a far parte del commercio della droga e si rende conto che deve fare i conti con i risvolti violenti del cambiamento. In Italia al Box Office Oro Verde - C'era una volta in Colombia ha incassato 158 mila euro .
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Alla fine degli anni Sessanta, in Colombia, nella regione settentrionale abitata dagli indiani Wayuu, che ancora vivono di pastorizia e coltivazione della terra, l'ambizioso Rapayet sposa la giovane Zaida. In poco tempo, il ragazzo convince delle proprie capacità imprenditoriali i capiclan e avvia un fiorente commercio di marijuana verso gli Stati Uniti alleandosi per interesse con una famiglia rivale. La ricchezza derivante dal narcotraffico modifica radicalmente lo stile di vita della comunità di Rapayer e conduce nel corso degli anni Settanta a uno scontro fratricida con gli alleati, che verrà combattuto cercando di rispettare usi e tradizioni di un mondo in via di sparizione.
Oro verde è un film antropologico che si trasforma inaspettatamente in un gangster movie seguendo la disgregazione di un popolo nel passaggio da un'economia arcaica a una di tipo capitalistico.
«30 capre, 20 mucche, 5 collane e 2 muli»: è la dote pagata da Rapayet per sposare Zaida all'inizio di Oro verde - C'era una volta in Colombia (versione italiana a metà tra Herzog e Leone dell'originale Pajaros de verano). Negli anni '60 del '900, un popolo che ha saputo difendersi «contro i pirati, gli inglesi, gli spagnoli e i governi» preserva ancora intatta la sua natura fuori dal tempo. Come nel precedente El abrazo dela serpiente, Ciro Guerra - a cui si aggiunge alla regia la co-sceneggiatrice e produttrice Cristina Gallego - lavora da antropologo, riprendendo con sguardo documentaristico il rituale di corteggiamento dei Wayuu e indagando le dinamiche interne a una comunità.
Ma laddove non ha potuto la Storia, possono il denaro e l'economia di mercato: i soldi ricavati dal narcotraffico verso il Nord America mutano nel giro di pochi anni la geografia umana e sociale della famiglia di Rapayet. I muli sono sostituiti dalle jeep, i coltellacci dalle pistole, un raggruppamento di capanne da un fortino blindato, e il film stesso si trasforma in un gangster movie sull'ascesa e la caduta di un narcotrafficante.
La violenza e il calcolo economico diventano i principi regolatori di un mondo che evolve alla velocità della luce, ma che, paradossalmente, nel momento in cui si allontana dalle proprie radici si ritrova attorno alle proprie tradizioni. A differenza infatti di quanto avviene nel cinema americano - a cominciare dai film di Scorsese o dalla saga del Padrino, in cui la parabola ascendente della mafia italoamericana porta a una perdita dei legami col passato - nella guerra tra i clan Wayuu a dominare sono regole ancestrali fatte rispettare dai membri anziani.
I rituali di vendetta e di compensazione del sangue compiuti in nome della sete di potere non sono diversi da quelli matrimoniali dell'incipit, ma sono di segno opposto, presagi di morte e di tragedia, e sono raccontati con modalità che non appartengono più alla natura di chi li pratica.
Senza alcun riscontro con l'evoluzione della società colombiana - che nell'arco temporale del film entra nella modernità e vede l'affermarsi dei cartelli della cocaina di Medellin - la guerra fratricida dei Wayuu esce progressivamente dalla Storia ed entra in una dimensione simbolica che documenta alla pari di un saggio d'antropologia l'annientamento di un popolo.
Il passaggio stesso del film da uno sguardo di tipo etnografico a uno spettacolare - con la scena dell'assedio al castello che potrebbe appartenere a un action americano - testimonia di una trasformazione epocale che non riguarda solamente l'economia di una società, ma più in generale e in modo ancora più drammatico la sua cultura e il suo immaginario inevitabilmente colonizzati.
ORO VERDE - C'ERA UNA VOLTA IN COLOMBIA disponibile in DVD o BluRay |
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Spesso, grazie alle rassegne estive, si ha modo di vedere film sfuggiti quest’inverno. È il caso di “L’oro verde – C’era una volta in Columbia” del 2018, uscito nelle sale italiane questa primavera e riproposto in un’arena romana. Attraverso la regia di questo film, i due colombiani Cristina Gallego e Ciro Guerra, parlano di una popolazione dove le [...] Vai alla recensione »
Oro verde racconta una vicenda che è accaduta realmente ed è di fatto il momento fondativo della lunga storia del narcotraffico colombiano. Ai due registi tuttavia non interessano né la cronaca né la storia, quanto piuttosto il valore antropologico e culturale che la complessa questione del traffico di stupefacenti fra Stati Uniti e America Latina veicola.
Nella Colombia degli anni 60 vivono ancora delle tribù Indiane che riescono a conservare tradizioni ed usanze antiche. Tra gli indios Wayuu c’è una giovane donna, Zaida, che attira le attenzioni di Rapayet, giovane indio disposto a tutto per sposarla. Il commercio della marijuana con i gringos americani diviene così lo strumento grazie al quale Rapayet accumula il denaro [...] Vai alla recensione »
The wild dust of the desert meets the sacred blood of Wayuu people. In the north of Colombia, a quiet and isolated place is suddenly converted in a sloughed scenario of ‘matanza’ - murders and 'violencia' are the tools to gain profits and prestige in a changing society. However, richness and power are not enough: the pursuit of personal revenge across any duty [...] Vai alla recensione »
Strutturato in più atti e con una forte valenza teatrale, il racconto si accosta al modello della tragedia greca. C'è una tribù che vive seguendo le proprie tradizioni: un popolo spirituale in comunione intima con la natura, gli spiriti, il culto i morti. Le donne hanno la capacità di leggere i segni ed interpretare i presagi onirici.
Strutturato in più atti e con una forte valenza teatrale, il racconto si accosta al modello della tragedia greca. C'è una tribù che vive seguendo le proprie tradizioni: un popolo spirituale in comunione intima con la natura, gli spiriti, il culto i morti. Le donne hanno la capacità di leggere i segni ed interpretare i presagi onirici.
Film quasi grandioso.Pregio alla fattura altamente artigianale, come non ricordarsi dell'albero degli zoccoli, con maggiore dinamicae spettacolarietà, anche se diversamente non riesce a commuovere, anche nelle scene più drammatiche.Forse è l'intento delregista, lontano da ogni tipo di retorica.
Il penultimo film di Ciro Guerra, El abrazo de la serpiente, lo aveva rivelato al pubblico dei festival: un viaggio visionario che partiva come osservazione antropologica e diventava un percorso di fantascienza che ricordava Herzog e addirittura Kubrick. Un film azzardato e sofisticatissimo, che poteva perfino irritare per come si muoveva sul filo di un estetismo rigoroso e poteva perfino irritare [...] Vai alla recensione »
Ciro Guerra, insieme a Cristina Gallego, torna alla Quinzaine des realisateurs con Oro verde, una storia di vendetta condita con elementi di lirismo etnografico nei confronti delle popolazioni indigene della Colombia. Siamo nel dipartimento di La Guajira, nel 1970. Per mettere insieme la somma necessaria a poter "comprare" la sua sposa dalla madre, un giovane indigeno wayuu comincia a fare da intermediario [...] Vai alla recensione »
Capanne e capre, jeep e preghiere agli spiriti, matriarcato e leggi di appartenenza e rispetto. Nella Colombia rurale delle tribù fine anni '60, dove la polvere del deserto e le piantagioni hanno pari diritto scenografico, il bisogno di trovare soldi per pagare la dote e sposarsi sposta la vita del contadino wayuu Rapayet nel traffico pesante di marijuana con gli yankee.
Tutto ha inizio con qualche foglia di marijuana. Fine anni '6o del secolo scorso in Colombia: da una parte una comunità indigena rimasta legata ai suoi costumi ancestrali, dall'altra alcuni fricchettoni americani in cerca di "fumo". Una cosa tutto sommato abbastanza innocente, visto il clima culturale del momento. E invece... e invece proprio da quelle poche foglie vendute dagli indigeni ai gringos [...] Vai alla recensione »
Tutta colpa dei fricchettoni americani che negli anni Settanta andavano in Colombia e compravano marijuana dagli indigeni wayuu. Da lì, prendendola molto alla lontana, nasce il narcotraffico, e con il narco traffico le serie "Narcos" e "Escobar" che ne celebrano il successo. I registi colombiani Cristina Gallego e Ciro Guerra - con questo film candidati all'Oscar per il miglior film straniero, andato [...] Vai alla recensione »
"Oro verde", prodotto, scritto e realizzato da Cristina Gallego e Ciro Guerra, si serve di un cantastorie per evocare una vicenda accaduta nel nord della Colombia, nella regione desertica di Guajira, tra il 1961 e il 1980. Il periodo coincide con l'origine e la caduta di un piccolo clan del narcotraffico e l'avvento del cartello di Medellin. Nel prologo, davanti alle capanne di indigeni Wajyúu, una [...] Vai alla recensione »
Si inizia con un avvertimento, "Questa storia è stata ispirata da fatti reali accaduti nella regione di La Guajira tra i decenni 1960 e 1980", a garantire l'invenzione narrativa con la verità della storia. Come se fosse necessario trovare una giustificazione all'immaginazione, ribadire la sua capacità di raccontare, leggere e interpretare la realtà dei fatti, degli accadimenti, delle trasformazioni. [...] Vai alla recensione »
Che cosa c'era all'alba dei Narcos? Prima dell'impero di Escobar e prima che l'immaginario cinematografico e televisivo si definisse secondo coordinate precise e riconoscibili come in un moderno sottogenere del western, tra fucili, ray-ban, jeep e deserti polverosi dell'America latina. Ce lo racconta Ciro Guerra in "Oro verde - C'era una volta in Colombia", affiancato in questa occasione alla regia [...] Vai alla recensione »
"Oro verde" sembra prodotto dall'ibridazione tra il realismo magico letterario alla Garcia Marquez e il gangster movie modello "Il Padrino" con un occhio a Leone e un altro alle fiction sui Narcos. L'ambiziosa coppia dei registi costruisce, in effetti, una ballata in cinque capitoli sulla tragica deriva degli indigeni colombiani Wayuu, che tra la fine degli anni 60 a quella degli 80 hanno un po' subito [...] Vai alla recensione »
A fine anni '60, mentre parte dell'Occidente rompe le regole dell'austerity culturale in una mutazione di pelle irreversibile, il nord della Colombia vive ancora di rituali ancestrali e dei tempi dettati dalla natura. Non fa eccezione la comunità degli indiani Wayuu, governata dalla sapienza matriarcale delle anziane e sigillata fra i confini imprenditoriali di agricoltura e pastorizia.
Anche la droga ha una storia, e a scriverla in Colombia sono gli indigeni wayuu, che negli anni 70 alla domanda degli hippie americani risposero, sventurati loro. Bonanza marinbera il periodo, il deserto de La Guajira il luogo, cannabis la sostanza. Il talentuoso colombiano classe 1981 Ciro Guerra, a quattr'occhi con l'esordiente Cristina Gallego, rolla immagini e alluma poetica: Oro verde - C'era [...] Vai alla recensione »
Quando si apre l'avvincente dramma Oro verde - C'era una volta in Colombia di Cristina Gallego e Ciro Guerra, sembra di assistere a un documentario etnografico. Siamo a fine anni '60 e si osserva una famiglia del popolo indigeno Wayúu in una remota e arida distesa del nord della Colombia. Una ragazza di nome Zaida (Natalia Reyes) ha appena completato il periodo rituale di isolamento, e si festeggia [...] Vai alla recensione »
L'alba del narcotraffico si accende dentro riti tribali, miti atavici, cerimonie antiche: quando "Oro verde - C'era una volta in Colombia" si apre ci invita a un passato governato da leggi ancestrali, modalità crudeli, come una ragazza che diventa adulta, una richiesta di matrimonio. Siamo nel nord della Colombia, fine anni '70, nella comunità indigena wayuu, guidata da Ursula.
Quello di Oro verde - C era una volta in Colombia è un paradiso amaro. Anche se il titolo potrebbe suggerirlo, non è più tempo per le favole. Siamo in Colombia, alla fine degli anni Sessanta. Gli uomini vivono in comunione con la natura, hanno una spiritualità radicata, credono nelle tradizioni. I soldi non li hanno ancora corrotti, il narcotraffico non sanno che cosa sia.
La ricchezza travolge anche i narcos. Quando un giovane fa carriera nel traffico di marijuana si scatena la guerra tra i capiclan che vedono impennarsi la qualità della vita. Ottimo western da terzo millennio, a mezza via tra Leone e Herzog, inquadra aspetti antropologici della Colombia primitiva delle tribù, la contaminazione con la società «evoluta» e la fame crescente di denaro.
Il nome è di quelli che hanno conquistato ormai uno spazio importante nell'attenzione internazionale: Oro verde C'era una volta in Colombia (che ha esordito l'anno scorso alla Quinzaine) è firmato infatti da Ciro Guerra, il regista di L'abbraccio del serpente, presentato sempre alla Quinzaine nel 2015, che è stato il primo lungometraggio colombiano a ottenere la nomination agli Oscar per il miglior [...] Vai alla recensione »
Oro verde rievoca la Colombia degli albori del narcotraffico con piglio antropologico, restituendo il senso di una cultura ancestrale, quella dei nativi Wayuu, che pur nel trapasso dalla tradizione alla criminalità, trova modo di esprimersi determinando scelte e azioni. Sull'arco di vent' anni (1960-1980), il film racconta l'ascesa e la caduta di Rapayet, l'uomo che avviando il primo commercio di marijuana [...] Vai alla recensione »
Per vederlo il passaggio degli uccelli basta sapere dove - e soprattutto quando - mettersi a osservare il cielo. Ma per capirlo, conoscerlo, sapere quali connessioni con il tempo, il mutare dei cicli naturali e delle stagioni nasconde, bisogna restare fermi anni, decenni, se non addirittura vite o generazioni in uno stesso luogo. E diventare tutt'uno con lo spazio e con il tempo, anche se intorno, [...] Vai alla recensione »
La prima mezz'ora racconta la tenacia con cui, alla fine degli anni 70, le famiglie discendenti dei nativi Wayuu, nel nord della Colombia, difendono le proprie tradizioni e i propri miti ancestrali, in una sorta di ostinata resistenza alla modernità. Assistiamo alla cerimonia di passaggio all'età adulta della giovane Zaida e poi alla richiesta di matrimonio da parte di Rapayet, intraprendente commerciante [...] Vai alla recensione »
La nascita del narcotraffico in una remota regione della Colombia vista come una leggenda intrisa di miti e usanze ancestrali. Ascesa e caduta di un piccolo ras della marijuana raccontate come una tragedia greco-tropicale tra sogni premonitori, guerre fratricide, crimini rovinosi non in quanto tali ma perché violano i sacri codici del popolo wayuu. Per un oscuro ma potente meccanismo di compensazione, [...] Vai alla recensione »
L'altra faccia di Scarface: l'opposto dell'esaltazione capitalista, del culto di sé stessi. Il richiamo a Il padrino, al passaggio di testimone tra due epoche, che per Coppola era quello tra la vecchia e la nuova Hollywood. Ma qui siamo lontani dagli Stati Uniti, dalla patria del gangster movie per eccellenza. Siamo in Colombia nel '68, assistiamo alla nascita dell'impero della droga.
La tentazione di etichettare Oro verde - C'era una volta in Colombia come la risposta autoctona alla Narcosmania imperante può nascere spontanea. Ma i registi Ciro Guerra e Cristina Gallego si svincolano dal confronto con le recenti produzioni cime e gangster di Hollywood e con i modelli canonici del genere, che prevedono il racconto epico ma ormai convenzionale dell'ascesa e della caduta di un qualsivoglia [...] Vai alla recensione »
Colombia del Nord, 1968. In una comunità di etnia wayùu il giovane Rapayet vorrebbe sposarsi con una giovane appena entrata nella vita sociale. Tuttavia l'uomo deve procurarsi una dote cospicua e per questo si avvia in cerca di animali con un amico fraterno. Lungo il viaggio i due scoprono la commerciabilità della marijuana locale, oggetto d'interesse di alcuni americani di passaggio nella zona.
Ciro Guerra's 2015 film Embrace of the Serpent is one of the recent success stories of the Director's Fortnight sidebar at the Cannes. It received worldwide acclaim, did a decent bit of business (over $1m in the US) for a black-and-white foreign-language film with no stars and marked the first Oscar nomination from Colombia. So it is no surprise his latest would be welcomed as this year's opening film. Bir [...] Vai alla recensione »