Titolo originale | Mori no iru basho |
Anno | 2018 |
Genere | Biografico |
Produzione | Giappone |
Durata | 99 minuti |
Regia di | Shuichi Okita |
Attori | Tsutomu Yamazaki, Kirin Kiki, Munetaka Aoki, Mitsuru Fukikoshi, Yoichi Hayashi Nobue Iketani, Ryo Kase, Kitarô (II), Daisuke Kuroda, Hiroshi Mikami, Ken Mitsuishi, Yoshiyuki Morishita, Ayumu Nakajima, Eita Okuno, Kyusaku Shimada, Shôichirô Tanigawa, Chigusa Yasuzawa, Kaito Yoshimura, Tadashi Ôtomo. |
Tag | Da vedere 2018 |
MYmonetro | 3,22 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento lunedì 30 aprile 2018
Un'intrusione nella vita del pittore eremita Kumagai che visse i suoi ultimi decenni tra casa sua e il suo splendido giardino.
CONSIGLIATO SÌ
|
L'artista Morikazu Kumagai e la moglie Hideko vivono in una casa di Tokyo con ampio giardino, pieno di piante e insetti. Da anni Morikazu non si affaccia verso il mondo esterno e trascorre le sue giornate a osservare gli animali del giardino, per poi dipingere le sue opere.
Per il non-artista è difficile comprendere motivazioni e stile di vita dell'artista, senza ricorrere a stereotipi o a comode scorciatoie.
Il punto di vista dello spettatore non può che rispecchiarsi in quello dei vicini di casa o dei curiosi, o ancora dei venditori, che si presentano nella casa di Morikazu, detto Mori. Nessuno comprende lo stile di vita di Mori, nessuno si avvicina lontanamente al suo segreto: è sufficiente bollarlo come "eccentrico" e provare a carpirne qualcosa.
Okita Shuichi, regista da sempre attento al punto di vista degli anomali, degli outsider, dei corpi estranei alla società, trova in Mori il soggetto ideale. Morikazu Kumagai, realmente esistito e morto quasi centenario, è artista rinomato in Giappone e meno noto all'estero. Ma nella prospettiva adottata da Okita il dato biografico non ha importanza. Mori diviene un simbolo dell'uomo che sa opporsi al progresso e proseguire su un cammino personale, con i propri tempi e modi.
Nelle piccole gag che si creano, e di cui il cinema di Okita si nutre, diviene quasi impossibile discernere tra elementi ridicoli ed eccentrici, o stabilire un confine ben delineato tra genio e farsa. In Mori c'è un po' del protagonista di A Story of Yonosuke, ingenuo spettatore della vita, e un po' del boscaiolo di The Woodsman and the Rain, così immerso nella natura da interagire con essa più che con i propri simili. La condanna della società degli uomini è presente e impietosa: al di fuori di Mori e del suo rifugio regnano solo la logica del profitto e dell'autorità gerarchica. Ma i toni sono soffusi, sussurrati. All'aspra resa dei conti Okita preferisce sempre il bozzetto ironico.
Al solito straordinaria Kirin Kiki, l'eterna casalinga nipponica dei film di Kore-eda, che vive a fianco del genio e provvede alla sua sussistenza con mirabile tenacia. Un nuovo capitolo nella filmografia ostinatamente marginale di Okita, che per alcuni spettatori potrà forse risultare estenuante, per la volontà di assecondare i ritmi del suo protagonista. Ma solo così è possibile agevolare l'avvicinamento a un universo semplice, vicino a noi e insieme inafferrabile.