One Nation, One King

Film 2018 | Storico, Drammatico 121 min.

Titolo originaleUn peuple et son roi
Anno2018
GenereStorico, Drammatico
ProduzioneFrancia, Belgio
Durata121 minuti
Regia diPierre Schoeller
AttoriLouis Garrel, Gaspard Ulliel, Adèle Haenel, Céline Sallette, Laurent Lafitte Denis Lavant, Niels Schneider, Izïa Higelin, Olivier Gourmet, Noémie Lvovsky, Andrzej Chyra, Johan Libéreau, Julia Artamonov, Stéphane De Groodt, Louis-Do de Lencquesaing, Patrick Préjean, Serge Merlin, Maëlia Gentil, Lucile Durant, Frédéric Norbert, Aymeric Castelain, Thibaut Evrard, Cosme Castro, Emma Stime, Laurent Ferraro, Taïra, Baptiste Chabauty, Philomène Mulot, Nicolas Hautbois, Audrey Bonnet, Antonia Buresi, Joss Aceval, Valérie Prudent, Guillaume Marquet, Rodolphe Congé, Pierre-François Garel, Matthieu Sampeur, Patrick Hauthier, Guillaume Clémencin, Pascal Vannson, Ruggero Barbera, Miléna Monod, Olivia Algazi, Madeleine Baudot, Tatiana Bochet, Anne Lambert-Guez, Véronique Royer, Sophie Tonneau, Miléna Wendt, Quentin Gouverneur, Maxime Villeleger, Emilien Diard-Detoeuf, Léopold Hedengren, Didier Constant, Marine Pédeboscq, Claudette Walker, Michel Trillot, Grégoire Tachnakian, Grégory Gatignol, Frédéric Sanabra, Bertrand Suarez Pazos, Richard Sandra, Jean-Charles Clichet, Antoine Suarez-Pazos, Thierry Nenez, Laurent Ménoret, Sébastien Raymond, David Lelièvre, Pierre Marquez, Olivier Bonnaud, Fabrice Cals, Quentin Woloch, Thibault Lacroix, Philippe Soutan, Jacques Ledran, Pierre Armengol-Arény, Nathalie Herbaut, Jean-Marc Roulot, Nicolas Buchoux, Arnaud Carbonnier, Maxence Tual.
TagDa vedere 2018
MYmonetro 3,19 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Pierre Schoeller. Un film Da vedere 2018 con Louis Garrel, Gaspard Ulliel, Adèle Haenel, Céline Sallette, Laurent Lafitte. Cast completo Titolo originale: Un peuple et son roi. Genere Storico, Drammatico - Francia, Belgio, 2018, durata 121 minuti. - MYmonetro 3,19 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 24 settembre 2018

La storia della Rivoluzione francese e dei suoi protagonisti, da Roberspierre a Luigi XVI. Il film ha ottenuto 2 candidature a Cesar,

Consigliato sì!
3,19/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA 3,17
PUBBLICO 2,90
CONSIGLIATO SÌ
Un film dalla dimensione carnale che interroga la politica e ritorna alle sorgenti del sentimento di cittadinanza.
Recensione di Marzia Gandolfi
domenica 9 settembre 2018
Recensione di Marzia Gandolfi
domenica 9 settembre 2018

Parigi, 14 luglio 1789. La Bastiglia è presa e il popolo ha qualcosa da dire. Il luogo in cui farlo è l'Assemblea Nazionale, dove discutono la sorte del re e la nascita della Repubblica. Tra azioni e parole, dentro le botteghe e fuori nelle piazze, si incrociano i destini di uomini e donne che hanno fatto la rivoluzione.

Evocazione politica alla fine dell'Ancien Régime, Un peuple et son roi ricostruisce letteralmente le gradinate in legno e le balconate della Salle du Manège des Tuileries, dove si svolsero le assemblee rivoluzionarie dal 1789 al 1792.

In quello spazio ricreato, Pierre Schoeller trova la dimensione politica dei luoghi storici, mettendo in campo la rivolta organizzata e la messa al bando di un ordine antico. Al debutto il film ritrae individui appartenenti a famiglie, corporazioni, quartieri ma a misura della sua progressione, questi individui diventano altro, raggiungono un collettivo che li sorpassa e che si chiama popolo. Il regista mostra il passaggio in maniera concreta, 'aprendo' una bottega, una fabbrica del vetro che richiama tutto quello che abita la Rivoluzione francese e che si trova nel suo forno in forma simbolica: la fragilità e la solidità, la fusione e il fuoco. La bottega diventa un vero e proprio laboratorio che forgia il popolo come attore politico.

Il film si sposta da un personaggio all'altro, da un momento pubblico a un momento intimo, da una fase di calma e una brusca accelerazione. Scritto col contributo di storici francesi, Un peuple et son roi percorre il periodo che va dalla presa della Bastiglia (1789) all'esecuzione pubblica di Luigi XVI (1793) e abita i grandi luoghi della storia, Versailles, les Tuileries, l'Assemblée, le Champ de Mars. Robespierre (Louis Garrel), Marat (Denis Lavant) e i loro avversari, Barnave (Pierre-François Garel) o Muguet de Nanthou (Olivier Bonnaud), si incrociano col popolo anonimo (Noémie Lvovsky, Adèle Haenel, Izïa Higelin, Johan Libéreau e Gaspard Ulliel) e proseguono la riflessione di Pierre Schoeller sul potere politico sette anni dopo Il ministro - L'esercizio dello Stato.

Inscritto nella continuità del suo lavoro, Un peuple et son roi interroga la politica e ritorna alle sorgenti del sentimento di cittadinanza. A quella rivoluzione che nutre ancora largamente l'immaginario politico francese e in cui nasce il concetto chiave del suo sistema politico: l'uguaglianza tra cittadini, il dibattito pubblico, l'equilibrio delle istituzioni, la ripartizione dei poteri. Diversamente dal suo film precedente e ipercontemporaneo, l'odissea di un uomo di Stato, il regista mette al centro le petites gens, l'incontro tra il popolo e il potere. Un popolo attivo, che discute, sostiene, spera in trentasei tableaux. Quadri che ricompongono la Rivoluzione francese, la sua nascita e i suoi sviluppi con le sue grandezze e i suoi orrori, cogliendone magnificamente la realtà in divenire.

Un peuple et son roi precipita lo spettatore al cuore degli avvenimenti, del fracasso e dell'incertezza, rendendo contemporanei quei lontani antenati, le loro speranze, i loro dubbi, le loro paure. Lontano da qualsiasi tentazione enfatica, il film corale di Schoeller ridona al popolo, e specialmente alle donne, un posto centrale nella narrazione rivoluzionaria, raccontando una storia che non si racconta mai. Quella di un popolo attivo e politico che ha fatto di meglio che prendere le armi e distruggere i simboli di un sistema feudale.

Un peuple et son roi non è un affresco storico classico, il film ha una dimensione carnale, nel film si canta, si balla, si combatte, si fa l'amore, si sta dentro la vita. Quella di Schoeller è un'altra maniera di piombare nel XVIII secolo, è la sua maniera di dire che una rivoluzione produce altre cose che un corpus di discorsi. Produce una cultura popolare, canzoni che appartengono al linguaggio politico ma sono più emozionali. A partire dal suo titolo, Un peuple et son roi costruisce la rivoluzione francese come un rapporto permanente tra il popolo e il suo re, tra aspettative e delusioni reciproche. Poi il popolo uccide il suo sovrano, non può fare altrimenti se vuole continuare a emanciparsi. Schoeller descrive la sentenza e la sua esecuzione come un atto doloroso, come una vicenda traumatica che interroga ancora gli storiografi: com'è possibile far convivere la morte del re e la dichiarazione dei diritti?

Pierre Schoeller solleva domande e non risponde, limitandosi a sottolineare la relazione del titolo nella sua sequenza più bella. La metafora del sole durante la distruzione delle torri della Bastiglia. L'abbattimento delle torri fa passare la luce nelle vie adiacenti, apre uno spazio che diventerà la place de la Bastille e rovescia l'immagine di un re Sole. Il popolo si riappropria dell'energia di quell'astro fino ad allora appannaggio esclusivo dei monarchi. Vive la révolution!

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
venerdì 7 settembre 2018
ROBERT EROICA

 #Venezia75 - UN PEUPLE ET SON ROI - Fuori Concorso - 1789 - 1793 : dalla presa della Bastiglia alla decapitazione di Luigi XVI. La Storia vista dall'ottica del popolo mentre una borghesia " illuminata" studia la strategia per ritagliarsi il posto vacante del potere. Retorica fortemente trattenuta, una trattazione quasi didattica della Rivoluzione, come se fosse Rossellini.

FOCUS
MYMOVIESONE
sabato 8 gennaio 2022
Tommaso Tocci

Nel film del regista Pierre Schoeller, One Nation, One King, che in originale si chiama Un popolo e il suo re, la rivoluzione francese è insieme un affare di alta e solenne discussione e un cambiamento delle piccole cose tangibili. E così la presa della Bastiglia, nel 1789, viene distillata alla sua essenza più concreta, quella di un ammasso di mattoni che si staglia sui vicoli circostanti e toglie luce al popolo. Fino al giorno in cui i volti della gente si illuminano di sole all’improvviso mentre lassù in alto quei mattoni vengono giù a picconate.

Lo studio del potere, che già aveva interessato il regista in Il ministro - L’esercizio dello stato, diventa in questo dramma storico piuttosto atipico uno specchio-caleidoscopio puntato verso la collettività. Il re, a cui dà vita il grande Laurent Lafitte, è un ingombro e un punto interrogativo, una fuga e poi un ritorno, che apre il film lavando i piedi dei bambini e infine lo chiude sollevando interrogativi difficili.

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In mezzo la rivoluzione è fatta però di tribune e di discorsi, di dichiarazioni universali e di altre più intime. Quella luce che un bel giorno si scopre non più ostruita dalla Bastiglia torna a infiammare il mondo e cova nel laboratorio del vetraio, attorno al quale gira il gruppo dei tanti protagonisti, volti noti del cinema francese come Olivier Gourmet, Adèle Haenel, Noémie Lvovsky e Gaspard Ulliel. Un microcosmo che porta il film lontano dai codici standard del dramma storico, e che pur trovando spazio per figure note come Marat e Robespierre (Denis Lavant e Louis Garrel) li rende parte di un dialogo a più voci che non si ferma per nessuna celebrità storica.

In questo Schoeller sembra avvicinarsi a un cinema di natura didattica ma anticonvenzionale, vicina alla metodologia del nostro Martone (come in Noi credevamo) e parente alla lontana del Peterloo (guarda la video recensione) di Mike Leigh. Opere in cui si sfiora il miracolo di accumulare individualità e prospettive fino a raggiungere la massa critica che fa davvero percepire in termini filmici un’idea di collettività. La rivoluzione non è più quindi un evento monolitico e monumentale ma un vortice esaltante (e, giustamente, parecchio confusionale) in cui si salta di qua e di là, da un occhio privilegiato a uno umile, in un afflato totale che corre dalla bottega del vetraio fino a Versailles, dalla chiesa di campagna fin dentro al palazzo delle Tuileries.

Così si scandisce un film privo di facile coinvolgimento emotivo, che non si aggrappa agli eventi, e che per questo risulta anche fuori ritmo rispetto a ciò a cui il grande pubblico è abituato. Eppure, libera da questi paletti, la rivoluzione di Schoeller sembra più autentica, e rivelatrice di quello che poi, nei secoli trascorsi da quegli anni, diventerà il carattere nazionale francese, rapidissimo a farsi collettivo per difendere l’individualità di ciascuno. Un senso di uguaglianza appuntito e trasmissibile, in cui il collante è la parola - i discorsi, le canzoni, la poesia condivisa. È pur vero che la parola al cinema si racconta male, ma One nation, One King accetta questo svantaggio e, un po’ impacciato, sceglie di guardare oltre, all’orizzonte secolare dello spirito francese.

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MYMOVIESONE
venerdì 7 gennaio 2022
Marzia Gandolfi

One Nation, One King (Un peuple et son roi) non smette mai di elogiare l’intelligenza del collettivo, evitando qualsiasi scena di massa. L’unico momento in cui mobilita un numero considerevole di comparse, la decapitazione di Luigi XVI, non serve una coreografia di massa ma offre più semplicemente un’ordinata esultanza. Quel profluvio incontrollato e indistinto di gente lo aveva già schivato Éric Rohmer nel 2001 con La nobildonna e il duca, film audace sul Terrore visto attraverso gli occhi di una bella straniera votata alla monarchia. L’inglese del titolo originale (L’Anglaise et le Duc) non faceva la storia, la rifletteva e quel riflesso era tutto il film. Nei tableaux vivants di Rohmer il popolo era ridotto a un’orda sanguinaria che cospira e mozza teste.

Pierre Schoeller propone al contrario una lettura più conforme allo spirito del 1789, appoggiandosi a solide ricerche storiche e applicando il ‘principio metonimico’ per rappresentare il popolo. Nel marasma pesca alcune figure popolari e le riunisce attorno a una bottega artigiana del vetro, dove regna la ‘trasparenza’ delle anime e la ‘fornicazione’ giubilante, trasformandole in emblemi. Pochi destini individuali sono sufficienti al regista per raccontare un’epopea collettiva, un affresco politico che analizza i meccanismi che hanno condotto la Rivoluzione francese al regicidio.

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Schoeller piazza nell’occhio del ciclone Robespierre, incarnato da Louis Garrel che infiltra la gelida impassibilità dell’incorruttibile col suo magnetismo e il suo gioco flemmatico. Se Garrel, eleganza bohème sotto la parrucca che cadrà con la testa, interpreta la ‘nobiltà di toga’ del rivoluzionario francese con la giusta dose di inquietudine, Denis Lavant, eccentrico e fantasmagorico nel ruolo dell’astuto e idealista Marat, non sembra mai dubitare di quella marcia epica verso la repubblica. Funambolo del cinema francese e figura emblematica di cinque dei sei film di Leos Carax, abita poeticamente il film di Schoeller con la bellezza del gesto e il senso del corpo versando sulle parole di Marat uno smalto beckettiano. 

Avanza agile col suo personaggio dentro la luce che cede progressivamente all’incertezza dei sensi: lo zio di Olivier Gourmet, attore fisico e passe-partout (dei Dardenne), è ‘accecato’ e il povero diavolo proscritto di Gaspard Ulliel ‘reso sordo’ da un colpo di fucile durante la presa delle Tuileries. Ma servono tutti sensi per comprendere la portata degli eventi e di eventi che portano con loro un desiderio di libertà e di autonomia, l’ineluttabilità della violenza che sfocerà presto nell’eliminazione del sovrano, a cui presta il volto Laurent Lafitte, tutto gravità e silenzio. È lui il re del titolo assediato dal suo popolo, raccolto nella bottega di Faubourg Sant-Antoine e accolto nell’Assemblea Nazionale dove si consuma il primo capitolo della Rivoluzione Francese: la formazione dell’idea di repubblica e la fine dell’infanzia di una nazione. 

In piedi sulla piazza de la Concorde, Lafitte è il contrappunto aristocratico al vagabondo di Gaspard Ulliel e alle lavandaie di Adèle Haenel e Izïa Higelin. È un re ‘senza qualità’ che prova a trovarne una nello sforzo sovraumano di restare dignitoso davanti alla ghigliottina e al suo popolo

La performance ‘regale’ dell’attore, in equilibrio instabile tra Comédie-Française e commedie popolari, comincia con la presa della Bastiglia (1879) e si conclude tragicamente con la decapitazione del suo re (1793), mettendo in forma con sottigliezza la relazione del titolo. L’aggettivo possessivo « suo » è essenziale. Il sovrano di Lafitte è consapevole di essere ormai un personaggio anacronistico, sa che non ha scelta, sa che non può più battersi, che non c’è più niente per cui battersi e lo accetta. Accetta di rinunciare al titolo di Re di Francia per diventare re dei francesi. Sembra niente ma la differenza è rilevante. Divenuto re dei francesi, Luigi XVI è subordinato al popolo, relegato allo statuto di figura sentimentale, un (s)oggetto condiviso, una figura che riunisce. 

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MYMOVIESONE
giovedì 6 gennaio 2022
Roberto Manassero

Immaginiamo Margherita Buy, Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Jasmine Trinca, Alba Rohrwacher e Kim Rossi Stuart riuniti in un film per celebrare la nascita dello stato italiano: la breccia di Porta Pia, ad esempio, le cinque giornate di Milano, magari lo sbarco dei Mille. Poco probabile, almeno al cinema. Se ancora avessimo un cineasta e un intellettuale della statura di Luchino Visconti, forse avremmo ancora oggi film come Senso, Il gattopardo, Rocco e i suoi fratelli: grandi narrazioni che per la costruzione dell’identità nazionale hanno fatto quanto e più dei romanzi storici. 

A differenza nostra, il cinema francese si sofferma sovente a riflettere sulle proprie radici, sulle idee e sui contrasti da cui è nata la nazione, riunendo spesso e volentieri alcuni dei suoi volti più noti. È successo ad esempio con Addio, mia regina di Benoît Jacquot e più recentemente con One Nation, One King (Un peuple et son roi), presentato nel 2018 alla Mostra di Venezia e disponibile da oggi su Biennale Cinema Channel e MYmovies ONE, in cui Adèle Haenel, Gaspard Ulliel, Olivier Gourmet, Louis Garrel, Céline Sallette, Denis Lavant, Noémie Lvovsky, Laurent Lafitte, Niels Schneider e Louis-Do de Lencquesaing – l’equivalente francese dei nomi citati in apertura, insomma – sono protagonisti di un’accurata ricostruzione dei primi anni della Rivoluzione. 

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Dall’assalto del popolo alla Bastiglia (14 luglio 1789) alla decapitazione per ghigliottina di re Luigi XVI (21 gennaio 1793), il più importante stravolgimento della storia moderna è raccontato dal regista e sceneggiatore Pierre Schoeller con precisione documentaria e rigore visivo.

Guardare One Nation, One King è come seguire un corso accelerato di storia francese, cosa che lo rende perfetto per uno uso scolastico: dopo la Bastiglia e la lotta popolare arrivano le riunioni dell’Assembla nazionale, le discussioni fra le parti in causa e Luigi XVI (Lafitte), le richieste del popolo, le riunioni della Costituente, gli interventi di figure storiche come Robespierre (Garrel), Marat (Lavant), Desmoulins (Etienne Beydon), Saint-Just (Schneider) e Danton (Vincent Deniard) affiancati a quelli di persone comuni: un vetraio (Gourmet), una rivoluzionaria appassionata (Sallette), una lavandaia (Lvovsky), un vagabondo (Ulliel) diventato capopopolo per caso, una madre di nome Françoise che diventa l’emblema stesso della Rivoluzione e a cui la bellissima Adèle Haenel offre la sua figura perfetta simile alla futura Marianne di Delacroix.

Schoeller – in passato autore di un importante film sulla politica contemporanea, Il ministro - L'esercizio dello Stato – usa il cinema e le sue forme (la luce, il colore, il montaggio alternato, gli sguardi, i silenzi) combinandole con il formalismo della rappresentazione teatrale (come ad esempio nelle nell’assemblea nazionale, dove la parola stentorea degli oratori è accompagnata dalle reazioni plastiche degli ascoltatori, o nella ricostruzione essenziale degli ambienti) e con la precisione della storiografia. 

Della Rivoluzione sono messi in risalto l’afflato egualitario e popolare, il rischio di despotismo, la violenza dello scontro militare e la ricchezza di quello verbale: il racconto è il più oggettivo e insieme avvincente possibile.

One Nation, One King è un bellissimo, importante esempio di cinema popolare: un film su tutti più che per tutti; un film sull’importanza delle rivoluzioni, e sull’attualità di quella francese, da vedere soprattutto per noi spettatori italiani, troppo abituati a fiction televisive di carattere storico e meno – Mario Martone a parte – a grandi affreschi cinematografici. 

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sabato 1 gennaio 2022
 

Arriverà il prossimo 6 gennaio su Biennale Cinema Channel (disponibile anche per gli iscritti a MYmovies ONE) ONE NATION, ONE KING (Un peuple et son roi nella versione originale), l'ultimo imperdibile lavoro di Pierre Schoeller, presentato Fuori Concorso a Venezia 75, ambientato negli anni della Rivoluzione Francese e interpretato da un supercast di attori affermati ed incredibilmente affiatati (Adèle Haenel, Olivier Gourmet Louis Garrel e Gaspard Ulliel tra gli altri).



Tutto inizia a Parigi, il 14 luglio del 1789. La Bastiglia è stata appena presa e il popolo ha qualcosa da dire. Il luogo in cui farlo è l'Assemblea Nazionale, dove si discute la sorte del Re e la nascita della Repubblica. Tra azioni e parole, dentro le botteghe e fuori nelle piazze, si incrociano i destini di uomini e donne che hanno fatto la Rivoluzione.

Scritto col contributo di storici francesi, One Nation, One King percorre il periodo che dalla presa della Bastiglia (1789) arriva all'esecuzione pubblica di Luigi XVI (1793), visitando tutti i grandi luoghi della Storia - da Versailles a les Tuileries, dall'Assemblée a le Champ de Mars - e tracciando un ritratto dei principali protagonisti di quegli anni, da Robespierre e Marat (interpretati da Louis Garrel e Denis Lavant) al popolo anonimo ma fiero e determinato.

Schoeller precipita lo spettatore al cuore degli avvenimenti, del fracasso e dell'incertezza, rendendo contemporanei quei lontani antenati, le loro speranze, i loro dubbi, le loro paure.

Lontano da qualsiasi tentazione enfatica, dà vita a un film corale che ridona al popolo, e specialmente alle donne, un posto centrale nella narrazione rivoluzionaria, raccontando una storia che non si racconta mai: quella di un popolo attivo e politico che ha fatto di meglio che prendere le armi e distruggere i simboli di un sistema feudale.

One Nation, One King non è un affresco storico classico, il film ha una dimensione carnale, nel film si canta, si balla, si combatte, si fa l'amore, si sta dentro la vita. Quella di Schoeller è un'altra maniera di piombare nel XVIII secolo, è la sua maniera di dire che una rivoluzione produce altre cose che un corpus di discorsi. Produce una cultura popolare, canzoni che appartengono al linguaggio politico ma sono più emozionali. 
 

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
sabato 8 settembre 2018
Lucia Tedesco
Cinematographe

Un peuple et son roi (One Nation One King) è un film di Pierre Schoeller, presentato fuori concorso durante la 75 edizione della Mostra del Cinema di Venezia, con un cast composto da Gaspard Ulliel, Adèle Haenel, Olivier Gourmet, Louis Garrel, Izïa Higelin, Noémie Lvovsky, Céline Sallette e Denis Lavant. La storia è ambientata nel 1789 a Parigi. La Bastiglia è appena stata presa.

sabato 8 settembre 2018
Domenico Saracino
Point Blank

«La libertà non cresce nei campi», dice il rivoluzionario. La si conquista nelle piazze, nelle assemblee pubbliche, nei palazzi del potere. Con le idee, le parole, le armi se necessario. Bisogna agguantarla, la libertà, combattendo gli oppressori. In Une peuple et son roi (One nation, one king), Pierre Schoeller prende la rivoluzione per antonomasia (quella francese, chiaramente) e ne svela il volto [...] Vai alla recensione »

sabato 8 settembre 2018
Costanza Morabito
La Rivista del Cinematografo

Un peuple et son Roi è un film storico, a prima vista quasi didattico, che narra le vicende della Rivoluzione francese dalla presa della Bastiglia alla decapitazione di Luigi XVI. È storia che tutti conosciamo e che forse a volte diamo per scontata senza pensare che quasi 250 anni fa un popolo ha combattuto per la propria sovranità mettendo in gioco tutto.

NEWS
MYMOVIESONE
sabato 8 gennaio 2022
Tommaso Tocci

Ora in streaming su Biennale Cinema Channel e MYmovies ONE. Vai all'articolo | Guarda il film »

MYMOVIESONE
venerdì 7 gennaio 2022
Marzia Gandolfi

Una rivoluzione servita da un cast ‘nobile’ e filmata ad altezza d’uomo e di donna. In streaming su MYmovies ONE. Vai all'articolo | Guarda il film »

MYMOVIESONE
giovedì 6 gennaio 2022
Roberto Manassero

Un grande ed accurato affresco cinematografico. Vai all'articolo | Guarda il film »

CELEBRITIES
lunedì 3 gennaio 2022
Fabio Secchi Frau

Il regista francese dirige Adèle Haenel, Olivier Gourmet, Louis Garrel in One Nation, One King. Dal 6 gennaio su Biennale Cinema Channel. Vai all'articolo »

MYMOVIESONE
sabato 1 gennaio 2022
 

Un cast ricco e affiatato per un film che precipita lo spettatore nel cuore della Francia di fine 700. Vai all'articolo | Guarda il film »

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