Titolo internazionale | Hidden Away |
Anno | 2020 |
Genere | Biografico, |
Produzione | Italia |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Giorgio Diritti |
Attori | Elio Germano, Oliver Ewy, Leonardo Carrozzo, Pietro Traldi, Orietta Notari Andrea Gherpelli, Denis Campitelli, Filippo Marchi, Maurizio Pagliari, Francesca Manfredini, Paola Lavini, Gianni Fantoni, Daniela Rossi (II), Mario Perrotta, Paolo Dallasta, Guglielmo Pagnozzi, Peter Hottinger, Dagny Gioulami, Kamil Krejci, Benjamin Utzerath, Carmen Gratl, Laura Pizzirani, Lorenzo Ansaloni, Maurizio Cardillo, Paolo Rossi, Fabrizio Careddu, Matteo Alì, Giancarlo Ratti, Mariavittoria Dallasta, Duilio Pizzocchi, Orfeo Orlando, Marta Ascari, Adele Belli, Tommaso Lucchini. |
Uscita | sabato 15 agosto 2020 |
Tag | Da vedere 2020 |
Distribuzione | 01 Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,60 su 32 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 6 agosto 2020
Argomenti: Pittori
La vita del pittore Antonio Ligabue, uno dei maestri e protagonisti fondamentali dell'arte contemporanea internazionale. Il film è stato premiato ai Nastri d'Argento, ha ottenuto 15 candidature e vinto 7 David di Donatello, al Festival di Berlino, ha ottenuto 1 candidatura agli European Film Awards, In Italia al Box Office Volevo nascondermi ha incassato 901 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Antonio è figlio di emigranti. Dopo la morte della madre viene affidato ad una coppia svizzero-tedesca ma i suoi problemi psicofisici lo porteranno all'espulsione. Viene mandato a Gualtieri in Emilia, luogo di cui è originario l'uomo che è ufficialmente suo padre. Qui vive per anni in estrema povertà sulle rive del Po fino a quando lo scultore Renato Marino Mazzacurati lo indirizza allo sviluppo delle sue naturali doti di pittore.
Fa indubbiamente effetto assistere a pochissimi giorni di distanza dalla morte di Flavio Bucci a un film che ha al centro la sofferta vita di Antonio Ligabue.
Nel 1977 fu proprio Bucci, in quello che all'epoca si chiamava ancora 'sceneggiato televisivo, in tre puntate per la regia di Salvatore Nocita, a dare uno scossone al modo di raccontare biografie in tv interpretando proprio Ligabue. In una versione cinematografica accorciata aveva vinto al Festival di Montréal il Gran Premio delle Americhe e quello per la Migliore interpretazione maschile.
Non è difficile pensare che Elio Germano abbia avuto la consapevolezza di doversi confrontare con una prova d'attore che aveva segnato l'immaginario di una generazione. I confronti sono sempre complessi da affrontare ma in questo caso si può tranquillamente affermare che Germano non ha nulla da invidiare al suo predecessore. Ha saputo fare 'suo' Ligabue offrendogli quella profonda sofferenza interiore che sa spesso conferire ai personaggi che gli vengono proposti sul grande schermo.
A venirgli in aiuto in questo caso è anche l'altrettanto profonda conoscenza del mondo rurale emiliano che Giorgio Diritti possiede e che sa infondere nelle sue opere quando è necessario. Perché, a partire da quel corpo che si nasconde sotto un indumento/corazza da cui fuoriesce uno sguardo in cui paura e curiosità per ciò che lo circonda si contrastano, Diritti, grazie alla prestazione di Germano, ci racconta una vita dolorosa che dà luogo a un'arte in cui la vivacità cromatica è coinvolgente.
Chiunque abbia visitato una mostra dedicata al grande pittore sa (e Diritti ce lo ricorda sui titoli di coda) quanto l'esplosione di forme e di colori ne costituisse il polo d'attrazione. Quasi che divenissero per lui strumento indispensabile per sfuggire alle sofferenze di un'esistenza marchiata dai disturbi mentali e dalla derisione.
Perché Diritti non traccia un ritratto agiografico del mondo rurale. Non giudica ma neppure assolve i tanti che, per ignoranza o insensibilità, mettevano alla berlina il matto e ne disprezzavano l'opera. Così come sa inquadrare con tenerezza quei pochi, uomini e donne, che seppero chinarsi su di lui e comprenderne il tormento ma anche la grandezza.
Sulla sua tomba si legge: «Il rimpianto del suo spirito, che tanto seppe creare attraverso la solitudine e il dolore, è rimasto in quelli che compresero come sino all'ultimo giorno della sua vita egli desiderasse soltanto libertà e amore». Solitudine, dolore, libertà e amore. Sono i quattro 'segni' che animano un film che forse solo due sensibilità come quelle di Diritti e Germano potevano saper fondere con partecipazione e rigore.
Antonio Ligabue non è un bambino come gli altri. È di sangue italiano ma è in Svizzera fin dalla nascita, avvenuta a Zurigo all'ultimo respiro dell'Ottocento, da sempre malato di gozzo e rachitismo e fin dal suo primo anno d'età affidato a una famiglia di contadini svizzeri tedeschi (che lui ha poi considerato come i suoi veri genitori). A neanche vent'anni d'età, dopo aver ricevuto un'istruzione frammentaria e superficiale, viene espulso dalla Svizzera e costretto a riparare in Italia, in un Paese che per lui è assolutamente straniero e di cui non parla la lingua. Giunto a Gualtieri, località emiliana di cui è originario colui che è ufficialmente suo padre - il marito della madre biologica, Bonfiglio Laccabue - il giovane Antonio patisce freddo, fame e soprattutto un'enorme solitudine. Per riempire i suoi vuoti esistenziali, tra un impiego saltuario e l'altro, Ligabue scopre l'arte e soprattutto la pittura. L'incontro con Renato Marino Mazzacurati, nei tardi anni 20, dà l'impulso decisivo a Ligabue per decidere di dedicarsi unicamente a dipingere (e talvolta anche scolpire), l'attività che meglio gli consente di comunicare e di spiegare al mondo come si senta: lo farà fino al giorno della sua morte.
Volevo nascondermi è un biopic intenso che racconta la ricerca di senso di un uomo apparentemente abbandonato da tutto e da tutti che trova finalmente un modo per riuscire a esprimere il suo sfavillante mondo interiore con il disegno e l'arte figurativa.
L'incredibile biografia di Antonio Ligabue, uno dei principali pittori italiani del 900 ma anche una persona che conosceva perfettamente cosa volesse dire soffrire e sentirsi soli nella vita di tutti i giorni, diventa un film prodotto da Rai Cinema e da Palomar (la stessa casa di produzione dietro alla serie tv de Il commissario Montalbano), diretto da Giorgio Diritti, già dietro alla macchina da presa per Un giorno devi andare e L'uomo che verrà.
Nel ruolo principale, ovviamente quello del pittore naïf emiliano da adulto, c'è Elio Germano ma Ligabue ragazzo e bambino è interpretato rispettivamente da Oliver Ewy e da Leonardo Carrozzo. Gianni Fantoni presta il suo volto all'industriale Antonini mentre Dagny Gioulami è Elise, la madre adottiva svizzera, e Pietro Traldi è Renato Marino Mazzacurati, la cui madre ha il volto di Orietta Notari. Infine, è Andrea Gherpelli ad avere il ruolo di Andrea Mozzali.
VOLEVO NASCONDERMI disponibile in DVD o BluRay |
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«Il rimpianto del suo spirito, che tanto seppe creare attraverso la solitudine e il dolore, è rimasto in quelli che compresero come sino all'ultimo giorno della sua vita egli desiderasse soltanto libertà e amore» (Epitaffio sulla tomba di Antonio Ligabue a Gualtieri) Un occhio guardingo e spaurito spunta dalla fessura di un mantello calato sulla testa. [...] Vai alla recensione »
Di Pacifico Arsenio Volevo Nascondermi è cervellotico solo per il gusto di essere cervellotico: ritmo contorto, sceneggiatura complicata e monotona, un po' di bella fotografia minimalista che non guasta. A differenza dello sceneggiato Tv finisce per sembrare una versione ripulita. Manca la cattiveria, la follia e il percorso narrativo è banale.
Film che ha tutti gli ingredienti del film dell'anno sia a lato della sceneggiatura che delle scenografia.Purtroppo cala di livello per un eccesso di cedimento a lato del pubblico e della parte commerciale.Che succede ? che l'assetto teorico del film consiste nella evidenziazione di un principio di cui la storia del pittore ne è vivida espressione.
Volevo nascondermi mi piacerebbe nominarlo “volevo gli abbracci mancati”. Potrebbe dirsi, se vi pare, il film sugli abbracci negati al bambino Ligabue o Laccabue, e sulle conseguenze che questa mancanza ebbe. In una scena ad inizio film compare la sua mamma che lo consegna ad una coppia adottiva a Zurigo e l'immagine di lui che piange mentre la mamma va via rimane forte in mente. [...] Vai alla recensione »
La vita dell'acclamato pittore, tra i più importanti artisti naif del xx secolo viene riportata nel lungometraggio attraverso flashback della sua infanzia e gioventù nonché lungo la sua complessa e poco salubre esistenza. Il regista e sceneggiatore ha mosso i suoi primi passi nel mondo del cinema lavorando a fianco di autori come Pupi Avati del quale si percepisce quello stile [...] Vai alla recensione »
Il vero protagonista del film “Volevo nascondermi” è senza dubbio Elio Germano nel ruolo del pittore e scultore italiano Antonio Ligabue. Ormai Germano è andato a specializzarsi in questi ruoli che coniugano malattia fisica, sofferenza psicologica e creatività artistica. Basti pensare alla sua interpretazione di Giacomo Leopardi ne “Il giovane favoloso” [...] Vai alla recensione »
Il personaggio di Ligabue, il suo carattere e le sue stranezze, sono abbastanza conosciute anche per uno sceneggiato TV fatto per il grande pubblico e ben interpretato da Flavio Bucci e questo film poteva correre il rischio di ripetere cose già viste, sotto l'influenza del successo di pubblico televisivo. Ma il regista Giorgio Diritti ormai ha esperienza e animo poetico per cui, conoscendo [...] Vai alla recensione »
Un occhio spalancato guarda da un buco in un sacco nero un dottore, uno psichiatra, che parla in tedesco e che vediamo in controcampo. Non vuole essere visto, vuole restare nascosto“Toni al Matt” (Elio Germano), che ha già sofferto due abbandoni: dai genitori di Gualtieri (vicino Reggio Emilia) e da quelli adottivi. Nella sua infanzia è stato perseguitato dai coetanei [...] Vai alla recensione »
Quando si sceglie un film, la preferenza è dovuta comunemente alla fiducia che si dà al regista, al protagonista, alla storia, si cerca insomma di ottimizzare quelle due ore che si trascorreranno per assistere a un buon lavoro, e all’ uscita dalla sala potere dire: “Non ho perso tempo, sono soddisfatta!”. Questa volta sono stata accompagnata più che dentro [...] Vai alla recensione »
Io lo ricordo bene il Ligabue trasmesso in televisione nel 1977. Ricordo bene anche Flavio Bucci, grande attore dal triste destino. Non mi sembra però nè utile nè opportuno stare a fare il confronto fra le due produzioni. Basti solo dire che lo sceneggiato fa parte della preistoria della televisione, anche se il segno lo ha lasciato, eccome.
Al centro di Volevo nascondermi c'è la vita di Antonio Ligabue: uno dei pittori e scultori italiani più importanti del XX secolo. Volevo nascondermi si apre con un'inquadratura che ritrae Ligabue nascosto dietro una coperta mentre osserva un dottore intento a fargli una visita psichiatrica. I primi venti minuti ci immergono all’interno della vita di Antonio Ligabue pre-pittura, [...] Vai alla recensione »
La coperta, un occhio, uno sguardo che si nasconde dietro un buco. E che da quel buco guarda, come porta, il mondo che davanti a lui gli appare crudele, freddo e meschino, senza scampo. Antonio è un prigioniero che tramite l’arte ha saputo liberarsi dalla gabbia: della malattia di gozzo e rachitismo; della famiglia di contadini svizzeri in un’infanzia non propriamente felice, frutto [...] Vai alla recensione »
Giorgio Diritti, regista che si divide tra documentari e film drammatici, ci presenta la vita di Antonio Ligabue, prima Laccabue. Figlio di immigrati con alcune menomazioni fisiche e patologie mentali, che seppe trovare nella pittura il suo modo migliore di esprimersi.Ligabue dipingeva immagini semplici, che ci restituiscono però la vera essenza di ciò che ci circonda.
Quando un personaggio, protagonista di una storia, occupa con tutta la su pienezza un film, allora dobbiamo guardare all’interpretazione che ne dà l’attore, che si carica della responsabilità e della fatica di rappresentarlo. Anche il regista del film , ha in qualche modo l’onere della restituzione e della credibilità del personaggio, [...] Vai alla recensione »
Volevo nascondermi è l'ultimo film di Giorgio Diritti, uscito poco prima del covid; ho avuto il piacere di vederlo al cinema l'altro ieri sera. La regia, impeccabile, si distingue in due parti: la prima mostra la visione dell'occhio del regista che mette in scena il realismo del paesaggio emiliano come se fosse pittore del 900, la seconda conferma la capacità attoriale di Elio Germano, che utilozza [...] Vai alla recensione »
La crudeltà e le sofferenze che la vita ha riservato a Ligabue sono così " vere" tali da frenare qualsiasi velleità stilistica o ricercatezza formle nella narrazione. Coa che il regista fa perfettamente grazie anche alla capacità interpretativa immensa di Elio Germano. Gli stacchi scenici , il taglio di inutili lungaggini narrative& [...] Vai alla recensione »
"Volevo nascondermi" è un film che merita di essere visto, ma non per svago: esso richiede allo spettatore una partecipazione intelligente ed emotiva alla triste storia di Antonio Ligabue, così come l'ha raccontata Giorgio Diritti, regista e co-sceneggiatore. Non è la prima volta che il nostro Van Gogh padano attira l'interesse del cinema. Se escludiamo i primi documentari degli anni '60, le opere [...] Vai alla recensione »
Le intenzioni erano corrette, ma si sente il calcolo: rifare da zero il Giovane Favoloso. Stesso Germano (qui insopportabile dove invece era incantevole) stesso registro ruffiano e democristiano perfetto per la visione delle scolaresche, ma il flop è dietro l'angolo. Volevo Nascondermi è un film fatto con la calcolatrice e mai con il cuore. Volevano nascondersi.
Elio Germano oramai è un bioptic vivente, dopo Leopardi, Manfredi e altri, arriva il pittore Ligabue (conosciuto in Italia per l' interpretazione televisiva di Flavio Bucci, da chi ha raggiunto aimè almeno la cinquantina ). Che scrivere? Un altra interpretazione mimetica, globale, perfetta, anche nella componente linguistica ( i metodi actor studios o Strasberghiani ci [...] Vai alla recensione »
Vanessa Zarastro, i miei più sinceri complimenti per come lei scrive, chiunque lei sia, dettagliata informata capace di esprimersi sulla fattura o tecnica di ogni film. Davvero una delle commentatrici (o commentatori) più qualificate su MyMovies. Scrive su qualche sito o blog? Complimenti ancora.
Ignoravo colpevolmente che Ligabue (il pittore) fosse bizzarro come i cavalli che dipingeva, che avesse avuto una vita così triste e sventurata. A vedere VOLEVO NASCONDERMI ci si chiede allora se anche Elio Germano non abbia gli stessi problemi per come è riuscito a rappresentarlo in maniera così vivida e dolorosamente atroce. Più probabilmente Germano non ha alcun tipo [...] Vai alla recensione »
Ma è possibile che nel 2020 esistano ancora film così datati? Volevo Nascondermi nasce piatto e muore piatto. È brutto da dire ma è il regista che dovrebbe nascondersi. 8 euro buttati.
Giorni fa mi sono visto il LIGABUE del 1977 e poi questo VOLEVO NASCONDERMI. Diciamo che è tecnicamente curatissimo, realista e serio. Purtroppo anche per via del dialetto reggiano incomprensibile (e i sottotitoli) diventa un film troppo di nicchia, poco godibile e con una più difficile comprensione. Rispetto alla versione del 1977 diventa più pesante e meno lineare.
Aspettiamo con ansia che riaprano i cinema per poter vedere ques'opera coraggiosa e uno splendido Elio Germano.
Bellissimo film. Grande Germano. È uscito tutto l'artista che c'è in lui. Eravamo solo in due in sala. Peccato, nonostante la difficile situazione, con i giusti accorgimenti è un film da non perdere assolutamente.
Ho provato a vederlo animata dalle migliori intenzioni, ma a parte un inizio promettente il film gravita sui soliti problemi del cinema italiano... Svolte prevedibili e confezionate, neppure Germano si salva in questo tentativo un po’ così di ritrovare e far ritrovare Ligabue al pubblico. Sonoro no
Si può prendere come soggetto per un film un personaggio realmente esistito e fare un gran film, ma in volevo nascondermi non c'è un'idea, uno sguardo, un punto di vista originale. C'e' solo Ligabue, e il regista la mostra con fare disinteressato come se il suo compito fosse finito subito dopo aver scelto che film fare. La pigrizia è una brutta bestia.
Equivalente per immagini di una pagina Wikipedia. Germano macchietta. Una fiction sul grande schermo.
Un film di alto artigianato. Non si può che ammirare il lavoro di certosina ricostruzione della scenografia, costumi, cast e la superlativa prova mimetica di Germano. Ma il buon Diritti sembra quasi sedersi ad ammirare il suo stesso lavoro, chiedendo al film di farsi da sé. In tanta delicata attenzione, la storia si smarrisce ed evapora.
La caratteristica principale dell'ultimo film dell'ottimo Giorgio Diritti è la noia. Può' un personaggio così particolare come Ligabue non scuoterci, non coinvolgerci? A quanto pare si. Non basta un Germano in forma seppur a volte prevedibile, difetto da dividere col regista. Due su cinque.
L'unico problema é che questo film, bellissimo, non potrà essere visto da molti visto la situazione sanitaria. Io sono rimasta incollata alle immagini che scorrevano senza mai estraniarmi un secondo. Elio Germano bravissimo, 2 ore di coinvolgimente emotivo, regia accurata. Speriamo che lo ripropongano, nelle sale cinematografiche, fra un paio di mesi quando la situazione sanitaria [...] Vai alla recensione »
Elio Germano è un attore magico. Riesce a rendere ogni personaggio che interpreta vivo. Ha una bravura che si fa fatica a definire. E’ aiutato da una fisicità non particolarmente bella, che quindi non lo vincola nella scelta dei copioni e gli permette di offrire il suo corpo e la sua faccia a personaggi così intensi come in questo caso.
Elio germano da' un volto e un'umanita' indimenticabili a questo Ligabue la regia tenera e coinvolgente di un mondo della Bassa coi suoi panorami e personaggi tutti ottimamente rappresentati C'e' tanta poesia e follia in questo film come ce n'era in quello che sempre si autodefinisce "un artista"
.... Magari non vincerai l'altro, ma un Oscar te lo do io per questo film. Grande....
Un racconto per immagini intenso ed emozionante; commozione e qualche risata per un Germano totalmente aderente al dramma del grande artista. Il dolore di Ligabue è quello di tutti gli emarginati,l'amore per la Fauna scaturisce, come capita a chi si immerge pienamente nel mondo animale, anche come spontanea risposta alle vessazioni, allo scherno che l'umano offre al diverso.
Un'esperienza visiva che definirei quasi una mistica del colore. Lo spettatore entra nei quadri di Ligabue, fa le stesse sue esperienze, vede con lo stesso occhio, diviene in qualche modo anche lui animale. Uscito dal cinema mi sono detto con un filo di orgoglio: "Quando gli italiani lavorano bene, riescono proprio a creare dei capolavori" Secondo me uno dei migliori film dell'ann [...] Vai alla recensione »
Ho ancora il pensiero appoggiato lì, sulle emozioni suscitate dal capolavoro di Giorgio Diritti: “Volevo Nascondermi", il film sul pittore Ligabue, che ho visto quando è stato presentato in anteprima a Bologna. Film pluripremiato, straordinariamente intenso, profondo, degno erede di E. Olmi. Un racconto commovente sulla figura del pittore emarginato e di come la sua vita [...] Vai alla recensione »
Vorrei solo aggiungere la mia esperienza personale. Sono uscita dalla sala con il groppo in gola che avevo dal primo fotogramma del film, amarissimo come una poesia di Giovanni Pascoli, di cui condivide la drammaticità e l'elegia. E poi, se voglio posso anche piangere.
Con quattro film in 15 anni l'emiliano Giorgio Diritti ha definito meglio forse di chiunque in Italia la sua poetica. Calati in microcosmi remoti, percorsi da lingue e dialetti spesso impenetrabili, tutti i suoi lavori esplorano infatti il rapporto fra una comunità e un estraneo, un intruso, talvolta un nemico (i nazisti de "L' uomo che verrà"), destinato a mettere alla prova le forze che uniscono [...] Vai alla recensione »
Nelle zone della penisola in cui i cinema rimangono aperti, esce "Volevo nascondermi", il film di Giorgio Diritti con protagonista Elio Germano, fresco vincitore dell'Orso d'Argento come miglior attore al Festival di Berlino. Il racconto muove dal trauma e dalla sofferenza di un'infanzia trascorsa peregrinando tra manicomi e famiglie adottive, fino a quando Antonio, rispedito in Italia dalla Svizzera [...] Vai alla recensione »
Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti presentato oggi in concorso a Berlino 70 racconta la vita del pittore e scultore Antonio Ligabue. Nel genere del film biografico, quello sulla vita di un artista rappresenta un sottogruppo definito e una sfida piena di trappole. Bisogna ovviamente far vedere le opere. Ma come inquadrarle? Non si può semplicemente filmare dei quadri, a meno di avere il rigore e [...] Vai alla recensione »
La vita di Antonio Ligabue, il pittore naïf di origini svizzere nato da due emigrati italiani, racchiude una molteplicità di temi, ancora oggi attualissimi, che non sono sfuggiti all' esame attento di un regista scrupoloso, preciso e bravo come Giorgio Diritti. Il maestro bolognese, già apprezzato per lo splendido L'uomo che verrà, dalla filmografia tanto parca quanto altamente qualitativa anche negli [...] Vai alla recensione »
Il vibrante biopic di Giorgio Diritti sul pittore Antonio Ligabue, è un film che un po' di anni fa avrebbe potuto essere diretto da un Ermanno Olmi o da un Pupi Avati: dove il verbo "avrebbe potuto" è da intendersi non nel senso letterale della frase, ma in quanto emanazione di uno spirito epicorico che pregna le opere di questi due maestri del cinema italiano, e di cui Diritti sembra fare tesoro. Vai alla recensione »
Diretto da Giorgio Diritti, e scritto con Tania Pedroni, "Volevo nascondermi" ricostruisce la biografia di Antonio Ligabue, il pittore naif che maggiormente ha segnato i decenni a cavallo della seconda guerra mondiale. Toni si immedesimava nei soggetti animali che immaginava, tant'è che nel dipingerli emetteva ruggiti e versi. Voleva celarsi agli uomini che lo trattavano come fosse lo scemo del villaggio [...] Vai alla recensione »
Giorgio Diritti torna alla regia di un lungometraggio di finzione a sette anni di distanza da Un giorno devi andare. L'occasione è Volevo nascondermi, un film sulla vita e sull'arte di Antonio Ligabue, presentato in concorso alla Berlinale e poi pochissimo visto poiché uscito sfortunatamente al cinema nei primi giorni di pandemia. Il regista emiliano racconta la storia di Ligabue seguendola sin dai [...] Vai alla recensione »
Possiamo esaltare, criticare e persino sottovalutare l'opera di Antonio Ligabue, scrive nel 1981 Marino Mazzacurati, ma sempre ci sfugge qualcosa, «quella magia che alcuni riescono talvolta a captare nel cosmo e a trasmettere agli altri, e che va al di là dello spazio e del tempo». Ora lo ritroviamo, lo scultore Mazzacurati (Pietro Traldi), mentre si imbatte nel "matt", come lo chiamano a Gualtieri. [...] Vai alla recensione »
Il pittore Antonio Ligabue, senza nulla togliere al Ligabue detto Liga (giocano in campionati diversi). Neri Pozza pubblica il romanzo "Il cuore è una selva", firmato da Novita Amadei. In copertina, una delle celebri tigri dipinte. Dentro, una storia che sulle certezze biografiche ricama, a cominciare dal ritrovamento sotto il tabernacolo, la notte di Natale.
Ligabue La vita del pittore naif Antonio Ligabue, dall'infanzia poverissima in Svizzera, dove era stato abbandonato da una madre italiana, agli anni di solitudine, freddo e fame in una capanna sul fiume fino all'incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati, alla scoperta della pittura come mezzo di espressione, al riconoscimento sociale, al benessere e alla morte.
La forza di questo ritratto dell'artista da folle ci viene incontro a metà film, quando la biografia di Ligabue, a manciate di flashback un po' psicanalitici sull' infanzia (il rifiuto parentale in Svizzera, rachitismo e disturbi maniaco depressivi in manicomio) approda alla figura "adulta" del diverso, inconsapevole visionario incendiario che scopre nell' urlo delle sue tigri come nella violenza di [...] Vai alla recensione »
Flavio Bucci ha scolpito nella memoria dei meno giovani il suo Ligabue (serie tv del '77 a firma di Salvatore Nocita). Ora con la stupefacente prova di Elio Germano, le immagini dei due attori si sovrapporranno certo perché il trentanovenne interprete romano sulla scia del suo Leopardi ("Il giovane favoloso") mostra straordinaria capacità mimetica nel riprodurre gobba e difetti fisici dell'artista. [...] Vai alla recensione »
Un'infanzia sperperata tra gli scherni. Il bacillo della follia forse nacque lì, nelle campagne di una Svizzera che gli aveva dato i natali, quasi casualmente, da una madre italiana e un padre adottivo, al quale il bambino diede la colpa del presunto uxoricidio. Questo fu il motivo per cui il giovane Antonio si fece chiamare Ligabue, abbandonando e dimenticando quel cognome paterno - Laccabue - al [...] Vai alla recensione »
Se si leggono le recensioni dei grandi siti statunitensi - Variety, Hollywood Reporter - "Volevo nascondermi" di Giorgio Diritti sarebbe un film senza un filo narrativo. Lo scrivono sessanta volte. Come se fosse un difetto. Una di quelle mancanze scritte nel libretto delle istruzioni del bravo cineasta che prima vende nei circuiti art house degli Stati Uniti il proprio talento visivo, e poi finisce [...] Vai alla recensione »
A stare al titolo del film di Giorgio Diritti, premiato a Berlino per l'interpretazione di Elio Germano, Antonio Ligabue «voleva nascondersi»; secondo un critico d' epoca, dallo sguardo dei suoi autoritratti trapela una voglia di affacciarsi agli altri: ed è proprio sul filo di questa dicotomia fra asocialità e brama di comunicare che il regista bolognese gioca la parabola esistenziale del pittore [...] Vai alla recensione »
Un'anima tormentata, un uomo che ha lottato tutta la vita per non essere emarginato. La madre naturale lo aveva abbandonato. Quella adottiva cercava di togliergli quel "brutto diavoletto" che aveva nella testa. Il suo insegnante gli diceva, deridendolo davanti ai compagni: "Tu sei un errore. Non meriti di esistere". Ma lui riuscito a trovare nell'arte, un'esplosione di colori e figure animalesche, [...] Vai alla recensione »
È un vero peccato che "Volevo nascondermi", almeno per ora, non possa essere visto in Emilia Romagna, dove i cinema sono il larga maggioranza chiusi. Perché il nuovo film del bolognese Giorgio Diritti, appena premiato a Berlino per l'interpretazione di Elio Germano, è un omaggio non solo al talento "matto" e sbilenco del pittore-scultore Antonio Ligabue ma anche un atto d'amore nei confronti di quella [...] Vai alla recensione »
Brutto, rachitico, deriso e umiliato, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un'infanzia e un'adolescenza difficili, Toni vive per anni in una capanna sul fiume tra solitudine, freddo e farne. L'incontro con la pittura sarà l'inizio di un riscatto attraverso l'arte, l'unico tramite per costruire la propria identità, farsi riconoscere e amare dal mondo.
C'è molto di Antonio Ligabue, in Volevo nascondermi. Ci sono la Svizzera e l'Italia, l'Emilia e Roma; ci sono la follia, la libertà del reietto e la condanna alla solitudine; ci sono le tante lingue della sua vita, lo svizzero-tedesco delle origini, l'italiano dei medici e dei podestà, il dialetto emiliano. C'è, inevitabilmente, la prova mimetica di Germano, tenuta in minore e ricalcata sui materiali [...] Vai alla recensione »
La sua biografia è un dramma. Già, perché la vita di Antonio Ligabue, uno dei pittori più significativi del Novecento, è un concentrato di dolore e solitudine, scandito da ricoveri periodici in ospedali psichiatrici, e il disperato bisogno di essere accettato e amato. Il film di Giorgio Diritti non fa sconti, ricordando tutte le tappe del calvario dell'artista, ma riesce anche a esprimere la sua capacità [...] Vai alla recensione »
«Ero un uomo emarginato, un bambino solo, un matto da manicomio, ma volevo essere amato». Negli anni del fascismo che vuole nascondere i diversi, Antonio Ligabue è misero più che mai. Nato in Italia, adottato in Svizzera, affetto da un rachitismo che lo segna nel fisico e nella mente, torna in Italia dove, spesso deriso e umiliato, vive in solitudine e miseria sul Po.
La biografia dannata dell'artista declinata nell'ottica della diversità, del dialogo tra emarginazione e integrazione: sin dal titolo e dall'incipit occluso nel buio della coperta sotto la quale Antonio Ligabue si sottrae allo sguardo del medico italiano che lo sta prendendo in cura, Volevo nascondermi (in Concorso a Berlino 70 e in sala dalla prossima settimana) si propone come un testo in prima persona, [...] Vai alla recensione »
Comincia cercando di calarsi nel punto di vista del suo protagonista, nel suo sguardo alienato, in soggettiva, attraverso le lacerazioni di un vecchio tabarro logoro, il viaggio di Giorgio Diritti nell'universo di Antonio Ligabue. La paura di Antonio, la sua fobia per la tosse, per il contatto con gli altri, sono immediatamente un pretesto per tornare in flash-back all'infanzia del pittore, in quella [...] Vai alla recensione »
Un film potente, di grande impatto emotivo, compatto e ben articolato in tutte le sue parti. Un'opera pienamente matura, che si regge sulla straordinaria interpretazione di Elio Germano, ma che risulta convincente anche nella sceneggiatura e nella fotografia. Dopo i successi riportati con Il vento fa il suo giro (2005) e L'uomo che verrà (2009), Giorgio Diritti presenta alla Berlinale il suo ultimo [...] Vai alla recensione »
Toni, figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un'infanzia e un'adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L'incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l'occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l'inizio di un riscatto in cui sente che l'arte è l'unico tramite per costruire [...] Vai alla recensione »
Solitario, anarchico, eccessivo, deforme, infantile, semplicemente geniale e realmente originale. Antonio "Toni" Ligabue è diventato un nuovo film, e questa è una bella notizia. Dietro alla macchina da presa è il bolognese Giorgio Diritti, davanti è un gigantesco Elio Germano che si è fatto rachitico per celarsi mimetico sotto il corpo e dietro la maschera ingombranti del pittore matto.
La vita del pittore Antonio Ligabue, dalla sua infanzia già travagliata in Svizzera, fino alla sua esuberanza artistica a Gualteri, in Emilia. Diritti pone di nuovo in campo la conflittualità tra il singolo e la collettività, ma è indeciso su quale strada veramente scegliere, tra la follia, la creatività e l'affresco contadino di una realtà quotidiana tra le aie e i tortellini.
Rifugge da qualsiasi logica di accomodante biopic, il nuovo (a tratti) sorprendente film di Giorgio Diritti. Portare sullo schermo la vita e le opere di un uomo/artista come Ligabue (1899-1965), del resto, non poteva tradursi in una semplice operazione narrativo-agiografica, in un film laccato che tentasse di ingabbiare qualcosa di così difficilmente catalogabile.
Tutto parte dall'occhio nascosto di Ligabue/Germano avvolto nella coperta che apre Volevo nascondermi. Ma più che lo sguardo conta il gesto di Antonio Ligabue. I movimenti nervosi, sgraziati, irregolari, scoordinati con un corpo rachitico, spesso deriso ed umiliato. E poi la voce, a tratti incomprensibile, ma in cui è racchiusa una parte di quell'impeto di quello che si manifesta in pittura.
"Il signor Ligabue, uno straniero": questa definizione, data da un personaggio nel film di Diritti, ne riassume il senso. Il pittore-simbolo del mondo padano contadino, trasfigurato in faune esotiche e allucinate, era un uomo senza radici. Figlio di immigrati italiani, cresciuto in Svizzera presso una famiglia di lingua tedesca, lo vediamo in un mondo di miserie e disagi fisici e psichici, cacciato [...] Vai alla recensione »