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Ultimo aggiornamento lunedì 18 novembre 2019
Adattamento per il grande schermo del romanzo amato in tutto il mondo della scrittrice Donna Tartt, vincitrice del premio Pulitzer del 2014. Al Box Office Usa Il Cardellino ha incassato 4,6 milioni di dollari .
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CONSIGLIATO NÌ
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Nel corso di una visita al Metropolitan Museum la vita del tredicenne Theo Decker prende una piega tragica: una bomba esplode all'interno del museo e la madre del ragazzino muore. Per Theo, il cui padre è sparito qualche tempo prima, comincia un'odissea di espiazione che ha come centro tangibile un quadro, il ritratto di un cardellino ad opera di un pittore fiammingo del 1654. Un'odissea che comporta, per il ragazzino e per il giovane uomo che Theo diventerà, incontri fatali, ritorni inaspettati e la costruzione di un'esistenza in fuga dalla realtà, dall'autenticità artistica e soprattutto da se stesso.
Era un'impresa titanica, quella di trasformare in un film il romanzo di Donna Tartt vincitore del Premio Pulitzer, e purtroppo l'esito non si discosta troppo dalla fine che fece il transatlantico nella sua prima traversata oceanica.
Innanzitutto perché Il cardellino è un romanzo in cui succedono molte cose, ma il loro significato resta nascosto nella coscienza di Theo, filtrato da un senso di colpa di cui il ragazzo non acquisirà consapevolezza per gran parte della trama: e invece in una delle prime scene del film Theo denuncia proprio quel senso di colpa, rendendo esplicito ciò che Donna Tartt era riuscita a mantenere accuratamente sottotraccia.
L'esplicitazione, e la sottolineatura marcata, di ogni aspetto celato e misterioso del romanzo, sono i peccati capitali della sua trasposizione cinematografica, seguiti da una selezione e un posizionamento degli eventi che riesce a saltare alcuni momenti fondamentali del racconto, aggiungendone invece altri (il più fatale: l'ultima conversazione fra l'antiquario Welty e Theo) che ne snaturano il senso profondo.
Il risultato è che Il cardellino, nella versione di John Crowley, riesce a durare troppo a lungo e allo stesso tempo non fornire le informazioni necessarie, a risultare affrettato anche se a tratti sembra interminabile, ad affastellare accadimenti e allo stesso tempo risultare inerte, al punto che quando il regista impone salti temporali non inclusi nel romanzo, facendo zompare bruscamente Theo dal passato al presente, sembra che voglia applicare al suo film un defibrillatore.
Quel che John Crowley azzecca, aiutato dal leggendario direttore della fotografia Roger Deakins, è il look metafisico del suo film, che infatti trova il suo momento migliore nelle sequenze ambientate a Las Vegas (in realtà Albuquerque), anche perché accanto a Theo bambino c'è il personaggio più carismatico della storia, il trasgressivo adolescente Boris, interpretato da Finn Wolfhard (il Mike di Stranger Things), l'unico membro del cast che riesce a replicare l'essenza letteraria del suo personaggio: e infatti sembra appartenere a un altro film, mentre purtroppo la sua versione adulta, interpretata da Aneurin Barbard, rientra nella versione ufficiale, quella in cui Nicole Kidman sembra congelata nel ruolo della madre di un amico d'infanzia di Theo, e Luke Wilson e Sarah Paulson sono diretti a recitare come macchiette.
Il problema originario però sta nella sceneggiatura, e questa è la sorpresa più amara, perché Il cardellino è firmato da Peter Straughan, autore di un copione eccezionale come quello de La talpa, che era riuscito nell'impresa (altrettanto titanica) di trasporre la scrittura complicata di John le Carré e farne la base per il magnifico film di Tomas Alfredson. Peraltro quel film era stato pensato come una serie televisiva, cosa che forse questo Cardellino avrebbe dovuto essere: infatti approda direttamente su un gruppo di piattaforme, senza passare dalla sala.
Theo Decker è un tredicenne newyorkese che sopravvive miracolosamente al crollo di un museo, causato da una bomba e in cui perde però la vita sua madre. La sua elaborazione del lutto si trasforma in ossessione per un dipinto che ha preso dal museo dopo il crollo, Il cardellino di Carel Fabritius, allievo di Rembrandt. Theo viene accolto nella famiglia di un ricco compagno di classe e trova una figura materna in Mrs. Barbour e un mentore nell'antiquario Hobie, ma la sua vita nel distretto di Park Avenue è stravolta quando si rifà vivo suo padre che lo porta a Las Vegas, dove conosce Boris. Quando le cose si mettono male, Theo torna da Hobie dove vivrà per otto anni, prima di rincontrare Boris ed essere travolto da un sua truffa, che riguarda proprio Il cardellino.
«Una delle cose che mi ha più entusiasmato del libro e dell'idea di adattarlo è quanto siano vivide le descrizioni del mondo all'interno del romanzo, dal freddo Upper East Side al calore bohémien del negozio di antiquariato di Hobie, fino all'accecante luce del deserto di Las Vegas e poi al mondo cupo e noir del sottobosco criminale di Amsterdam. Tutto questo rappresenta anche le emozioni di Theo ed è stato importante recarsi nelle varie location per catturarle nel miglior modo possibile, cosa cui ha molto contribuito il grande Roger Deakins.»
John Crowley
Diretto dal regista del premiatissimo Brooklyn, John Crowley, Il cardellino adatta un romanzo di enorme successo di Donna Tartt, vincitore del Pulitzer per la fiction nel 2014 e per oltre trenta settimane consecutive nella lista dei libri più venduti d'America del New York Times. La trasposizione, co-prodotta da Amazon Studios e distribuita da Warner Bros, è ovviamente un progetto di prestigio trattato con la massima cura. Non a caso la fotografia è stata assegnata a Roger Deakins, fresco vincitore dell'Oscar per Blade Runner: 2049 dopo ben 13 altre nomination. Più esotica invece la scelta del compositore Trevor Gureckis, artista dalla carriera quasi per nulla cinematografica o televisiva, ma capace di passare da suoi elettro-acustici a collaborazioni con Kanye West fino a orchestrazioni country.
È di grande popolarità il cast, con protagonista Ansel Egort (Baby Driver) al fianco di una star assoluta come Nicole Kidman nelle vesti materne di Mrs. Barbour e di un attore finissimo, che si sta finalmente facendo apprezzare anche dal grande pubblico, come Jeffrey Wright (Westworld), nei panni di Hobie. Ashleigh Cummings, protagonista di NOS4A2, ha il ruolo di Pippa, la figlia di Hobie nonché interesse romantico del protagonista, mentre Luke Wilson è il padre del ragazzo, la cui compagna Xandra è interpretata da Sarah Paulson (American Horror Story). Alcuni personaggi poi come Boris hanno un doppio attore: Finn Wolfhard di Stranger Things per la sua versione giovane e Aneurin Barnard di Dunkirk per la sua versione adulta.
Considerato il ruolo cruciale nel racconto del quadro che dà il titolo al film, la produzione si è rivolta direttamente al museo olandese di Mauritshuis che lo detiene e già ne aveva realizzato una scansione laser in 3D. Ha spiegato Crowley «Abbiamo basato la nostra versione su questa scansione. I quadri al cinema spesso non sembrano reali, ma i nostri designer sono stati attentissimi a ogni dettaglio, perché è un dipinto che ha un potere reale quando lo si vede. Non sono sorpreso che Donna Tartt l'abbia scelto per il suo romanzo. È molto particolare e per un quadro così piccolo sembra come brillare. Quando attraversi la stanza, l'uccello continua a osservarti».
Il regista, oltre a complimentarsi con tutto il cast, per esempio per la preparazione di Nicole Kidman, per il sorprendente accento russo di Finn Wolfhard e per il talento di Jeffrey Wright, ha parlato anche della sua collaborazione con Deakins: «Roger non ama riprendere le cose da molti punti di vista, ha idee molto precise su quello che vuole catturare con una singola macchina da presa. Ed è una cosa che amo perché così l'insieme della storia è raccontata molto chiaramente da un punto di vista per tutto il tempo. È un approccio molto diverso dal riprendere tutto con sei macchine da presa, che in questo caso non sarebbe stato appropriato, perché una caratteristica di questa storia è il tema del vedere e imparare, quindi era importante che la visione fosse quella di un singolo».
Il regista infine ha spiegato come non ha chiesto agli attori che interpretano i personaggi da giovani e da adulti di trovare una via di mezzo: «Per me è importante che ci siano due realtà con questi due diversi set di personaggi, perché quando hai 13 anni non sei lo stesso di quando ne hai 25. Era importante ricreare quella sensazione di quando vediamo qualcuno che conoscevamo e diciamo "Oh Dio! Quel ragazzo è diventato quest'uomo!". Non volevo che le performance fosse basate sulla ripresa di tic superficiali né nulla del genere e la continuità tra le due versioni è stata garantita più che altro dai nostri reparti di trucco e parrucco, che hanno fatto un lavoro brillante».
Ci sono storie che ti aiutano a dimenticare chi sei, e che ti portano in un'altra vita, ce ne sono altre, invece, che ti danno la sensazione di parlare proprio a te, e che ti aiutano a capire meglio chi sei tu. Il grande successo del romanzo di Donna Tartt II cardellino nasce anche dal fatto che è una di quelle rare opere che ti fanno provare simultaneamente entrambe le esperienze: sei tu e non sei [...] Vai alla recensione »
Il cardellino di Donna Tartt è una complessa riflessione sugli Stati Uniti che ripensa Henry James e i classici della letteratura russa. Secoli fa, per pubblicizzare L'ereditiera di William Wyler, la Paramount creò un trailer nel quale chiedeva, retoricamente, «Cosa rende un film davvero grande?». E dichiarava: le star, il regista, la storia... etc.
Sopravvissuto a un attacco terroristico al Metropolitan Museum di New York, Theodore Decker (Ansel Elgort) si ritrova orfano di madre, rimasta vittima dell'attentato. Solo al mondo (il padre è scomparso già da anni prima), viene messo a dura prova dalle circostanze della vita e deve imparare sin da subito come reagire. Prima di scappare dal museo Theo riuscirà a portar via il cardellino, famoso quadro [...] Vai alla recensione »
Il cardellino è un quadro dipinto nel 1654 dall'olandese Carel Fabritius. Questo pittore, tra i più dotati allievi di Rembrandt, morì molto giovane, in seguito all'esplosione di un magazzino di polvere da sparo, che distrusse un intero quartiere della città di Delft, nonché il suo studio. Solo una dozzina di dipinti scamparono al disastro. Tra questi c'era appunto Il cardellino.
"Il cardellino" ("The Goldfinch") di Donna Tartt, premio Pulitzer 2014, è stato un caso letterario planetario che ha fatto lacrimare svariati milioni di lettori. Sono tra i fortunati che, astenendosi sistematicamente dai best seller, possono godersi come materia fresca l'attesissimo adattamento cinematografico, comunque fluviale (due ore e mezzo), senza il disturbo dei paragoni con la pagina scritta. Prodo [...] Vai alla recensione »