Titolo originale | Ryuichi Sakamoto: Coda |
Anno | 2017 |
Genere | Documentario |
Produzione | Giappone, USA |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Stephen Schible |
Attori | Ryuichi Sakamoto . |
Tag | Da vedere 2017 |
MYmonetro | 3,44 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 6 aprile 2023
Ryuichi Sakamoto, il popolare compositore giapponese, è al centro di un documentario che indaga nel suo mondo. Al Box Office Usa Ryuichi Sakamoto: Coda ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 64,7 mila dollari e 12,5 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
|
È dai luoghi del disastro di Fukushima e dal suono di un pianoforte, sopravvissuto allo tsunami, che ha inizio l'indagine di Stephen Schible nel mondo di Ryuichi Sakamoto. Un documentario che intende svelarci la dimensione privata del compositore e il suo lavoro quotidiano e instancabile alla ricerca della perfezione. Il confronto con il disastro compiuto da una natura impazzita diviene lo spunto per una riflessione sul contrasto tra natura e civiltà, che sembra attraversare l'intera carriera di Sakamoto: il pianoforte stesso, lo strumento su cui quotidianamente il musicista si esercita, diviene metafora di una forzatura dello stato naturale, compiuta per costituire un suono che risulti "giusto" alle orecchie umane. Ma è solo quel che appare corretto dal nostro punto di vista, e che la furia dello tsunami riporta allo stato di natura.
Sakamoto non smette mai di pensare e sperimentare, o di interrogarsi su quel che sembra invisibile all'occhio umano. Perennemente intento a registrare field recordings per includerli nelle sue composizioni, il compositore ci appare quasi come una sorta di monaco, ossessionato dalla ricerca di un suono che sia il più possibile puro.
Il cinema di Tarkovskij, e Solaris in particolare, continua a stupire il musicista per la capacità di mescolare sonorità del contesto naturale alle corali di Bach. Sakamoto si sofferma più volte sugli spunti che porteranno alla composizione "Solari", inclusa come altre svelate in Coda nell'ultimo album del musicista, dal titolo async.
Lo zelo incessante di chi è consapevole della propria mortalità sembra aver caratterizzato l'intera carriera del musicista, di cui riviviamo i principali episodi grazie a un montaggio che alterna immagini di repertorio ad altre catturate nel presente.
Sin dalla fine degli anni Settanta, quando Sakamoto guida il gruppo avant-prog Yellow Magic Orchestra, fino ai capolavori realizzati per Bernardo Bertolucci (L'ultimo imperatore, Il tè nel deserto) o Alejandro González Iñárritu (Revenant), Schible ci garantisce il privilegio di osservare l'approccio unico del compositore e il misto di metodo e casualità, ricerca e coincidenza, che ne ha caratterizzato l'opera.
Quando sopraggiunge la rivelazione sullo stato di salute di Sakamoto, che scopre di avere il cancro, lo choc si trasforma, per il musicista, in spinta a intensificare ulteriormente il proprio lavoro, senza perdere un minuto nel proprio percorso di ricerca della perfezione. "Suonerò musica tutti i giorni, da qui in avanti" è la promessa con cui Sakamoto si congeda prima dei titoli di coda. Sei anni dopo il male avrà la meglio, ma Coda ci regala la consapevolezza che non uno di quegli ultimi giorni del grande compositore sia trascorso invano.
È dai luoghi del disastro di Fukushima e dal suono di un pianoforte, sopravvissuto allo tsunami, che ha inizio l'indagine di Stephen Schible nel mondo di Ryuichi Sakamoto. Un documentario che intende svelarci la dimensione privata del compositore e il suo lavoro quotidiano e instancabile alla ricerca della perfezione.
Il confronto con il disastro compiuto da una natura impazzita diviene lo spunto per una riflessione sul contrasto tra natura e civiltà, che sembra attraversare l'intera carriera di Sakamoto: il pianoforte stesso, lo strumento su cui quotidianamente il musicista si esercita, diviene metafora di una forzatura dello stato naturale, compiuta per costituire un suono che risulti "giusto" alle orecchie umane. Ma è solo quel che appare corretto dal nostro punto di vista, e che la furia dello tsunami riporta allo stato di natura.
Sakamoto non smette mai di pensare e sperimentare, o di interrogarsi su quel che sembra invisibile all'occhio umano. Perennemente intento a registrare field recordings per includerli nelle sue composizioni, il compositore ci appare quasi come una sorta di monaco, ossessionato dalla ricerca di un suono che sia il più possibile puro.
Quando sopraggiunge la rivelazione sullo stato di salute di Sakamoto, che scopre di avere il cancro, il musicista intensifica ulteriormente il proprio lavoro, senza perdere un minuto nel proprio percorso di ricerca della perfezione. “Suonerò musica tutti i giorni, da qui in avanti” è la promessa con cui Sakamoto si congeda prima dei titoli di coda. Sei anni dopo il male avrà la meglio, ma Coda ci regala la consapevolezza che non uno di quegli ultimi giorni del grande compositore sia trascorso invano.