Titolo internazionale | The Wandering Soap Opera |
Anno | 1990 |
Genere | Documentario |
Produzione | Cile |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Raoul Ruiz, Valeria Sarmiento |
Attori | Luis Alarcón, Patricia Rivadeneira, Francisco Reyes, Consuelo Castillo Roberto Poblete, Liliana García, Mauricio Pesutic, Leticia Garrido, Marcial Edwards, Fernando Bordeu, Maria Erica Ramos, Carlos Matamala, Marcela Arroyave, Mario Lorca, Roberto Chignoli, Valeria Chignoli, Javier Maldonado, Maricarmen Arrigorriaga, Luis R. Vera (II), Hernan Rodriguez Matte (II). |
Tag | Da vedere 1990 |
MYmonetro | 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 12 agosto 2017
Il film viene alla luce a distanza di quasi 30 anni grazie al lavoro della moglie, la montatrice Valeria Sarmiento.
CONSIGLIATO SÌ
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1990. La società cilena non esiste più, se non sotto forma di serial televisivi. Il Paese è costituito da quattro "regioni audiovisive", sul punto di guerreggiare tra loro.
Un'opera dalla genesi travagliata e singolare. La telenovela errante nasce nel 1990 come workshop di sei giorni, una riflessione allegorica di Raúl Ruiz sulla sorte avversa toccata al "suo" Cile.
Un Paese infine liberato dalla dittatura di Pinochet, ma comunque prigioniero del deserto culturale lasciato dal regime. Il disprezzo e lo smarrimento di Ruiz si traducono in una trasfigurazione buñueliana della società cilena, sotto forma di soap opera dallo spirito eccentrico e surreale. Episodi come il corteggiamento di un socialista a una donna con il primo che, per mostrare i muscoli, estrae delle bistecche; o un altro in cui una coppia di assassini viene uccisa da un'altra coppia, a sua volta assassinata, in un loop senza fine. Tutto sembra un'iterazione senza scampo in questi quadretti nonsense, da cui emergono solo miseria morale e ricerca di un facile guadagno. Tra osservato e osservatore è un continuo ribaltamento di prospettiva, che confonde protagonisti e pubblico della soap, rendendo sempre più indistinguibili gli uni dagli altri.
A popolare (e a guardare) i serial è un'umanità vanesia, ipnotizzata, concentrata sul frivolo, sul trascurabile. Così somigliante a quella annegata negli smartphone del 2017 - anno in cui il film vede la luce, grazie all'intervento postumo della vedova di Ruiz, Valeria Sarmiento - da far pensare a un geniale ultimo guizzo di preveggenza dell'autore de Il tempo ritrovato. Non fosse per il ticchettio delle macchine da scrivere, per l'assenza di internet o per la presenza di tv a tubo catodico, infatti, quella di La telenovela errante sembrerebbe l'umanità sciocca, distratta e cafona dell'era dei social network. Ad aprire e chiudere il film immagini di Ruiz sul set dell'opera destinata a divenire il 121esimo e inatteso film del mai abbastanza rimpianto regista sudamericano.