Anno | 2018 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Luciano Ligabue |
Attori | Stefano Accorsi, Kasia Smutniak, Fausto Maria Sciarappa, Walter Leonardi Filippo Dini, Alessia Giuliani, Gianluca Gobbi, Tobia De Angelis, Leonardo Santini, Jefferson Jeyaseelan, Francesco Colella, Silvia Corradin, Giuseppe Gaiani, Naya Manson, Filippo Pagotto, Marco Pancrazi, Lorenzo Pedrotti, Ettore Nicoletti, Matteo Albano, Sara Mondello, Julian Ovenden. |
Uscita | giovedì 25 gennaio 2018 |
Distribuzione | Medusa |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,93 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 2 febbraio 2018
Un uomo riflette sulle scelte che ha fatto in passato e decide di dare una svolta alla sua vita. Il film ha ottenuto 4 candidature e vinto un premio ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office Made in Italy ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 3 milioni di euro e 1,4 milioni di euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Reggio Emilia. Riko lavora in una ditta che insacca salumi. Ha una moglie, Sara, qualche avventura extra coniugale e un figlio ormai cresciuto che cerca l'autonomia dai genitori. Riko è fondamentalmente un uomo onesto (così lo considerano gli altri) messo a confronto con un presente in cui la precarietà sembra essere diventata l'unica norma: nei sentimenti, nel lavoro, nel domani.
"Ho fatto in tempo ad avere un futuro/che non fosse soltanto per me (...) Ho fatto in tempo a imparare a volare/senza dover guardare giù/e non conoscere certe paure/che nel frattempo sono di più" così canta Luciano Ligabue in uno dei brani che compongono il concept album che ha lo stesso titolo di questa sua terza regia e che, con alcuni brani, accompagna gli sviluppi della vicenda.
Sono trascorsi vent'anni da un esordio, che tutti ricordano per la sua schiettezza e immediatezza, che si intitolava Radiofreccia.
Non si può dire che l'artista di Correggio soffra di bulimia cinematografico-registica perché se tra il primo e il secondo film (Da zero a dieci) erano trascorsi quattro anni ora di tempo ne è passato quattro volte tanto. Perché per Ligabue il trascorrere delle stagioni ha un valore che non gli ha solo imbiancato capelli che rifiutano le tinture ma lo ha fatto crescere impedendogli al contempo di evitare di creare un fossato tra palco e realtà. Fatta la tara sui momenti di retorica che ogni tanto emergono quella che qui di fatto domina è la visione di qualcuno che conosce la materia che tratta perché non se ne è mai separato, neppure nei momenti di massimo trionfo.
È come se Campovolo non fosse stata esclusivamente un'apoteosi del rocker ma una vera occasione d'incontro in cui i Riko, i Carnevale, le Angela, i Patrizio e i Pavak (che si sentono e sono italiani) non fossero mai diventati massa ma rimaste persone.
Ognuno di loro sente ancora dentro di sé quella che il regista tedesco Edgar Reitz ha saputo sintetizzare con un'opera fiume rappresentata da un unico vocabolo: "Heimat". Si tratta del luogo in cui si coagulano gli affetti, la piccola patria dentro quella con la P maiuscola. Riko e i suoi amici la vivono e la sentono con tutte le paure di cui sopra. Qualcuno cade senza potersi più rialzare ma altri ci provano e, con fatica e dolore ma anche con forza d'animo e capacità di reinventarsi, ci riescono. Perché, come dice il protagonista, "ci vuole un niente a farsi piacere lo status quo" anche se non se ne è convinti. Ma così si finisce con il perdere non solo il rispetto per gli altri ma anche per sé e bisogna evitare a tutti costi che accada. Oggi più che mai.
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Luciano Ligabue torna nei panni di regista dopo 16 anni dal suo ultimo film. Più vicino a "Radiofreccia" che a "Da zero a dieci" Made in Italy è una dichiarazione d'amore frustato verso l'Italia come dichiarato più volte dallo stesso cantautore. Riko e Sara, interpretati rispettivamente da un'eccezionale Stefano Accorsi e da una sorprendente Kasia [...] Vai alla recensione »
Come sarebbe stata la vita di Freccia se si fosse salvato dalle pere? Una domanda che i fan di Liga si sono posti poco dopo aver visto Radiofreccia, il primo fortunato film di Luciano Ligabue. Il quale, a distanza di vent'anni, ci fornisce una probabile risposta. Un quarantenne mai realmente maturato, con un lavoro da fabbrica ancora che detesta (sebbene il tipo di produzione sia diverso), un Paese [...] Vai alla recensione »
Dopo circa 20 anni, ritorna alla regia e dunque nelle sale cinematografiche italiane, il cantante Luciano Ligabue con il film "Made in Italy", un ritratto quanto mai realistico di una coppia che vive in una cittadina della provincia emiliana. La coppia in questione è formata da individui di circa 40/45 anni, di modesta estrazione sociale e con un figlio adolescente con la passione [...] Vai alla recensione »
Il problema in Made in Italy sono i personaggi, sempre in bilico tra il lezioso e l’esasperazione, alcuni snodi narrativi o, ancora, i risvolti grotteschi prodotti dalla depressione in cui piomba Riko dopo essere stato licenziato. Non manca nemmeno il pranzo a casa del collega indiano perfettamente integrato di Riko a insegnarci come ciò che un normale italiano è fonte di insofferenza [...] Vai alla recensione »
Radio Freccia e Da zero a dieci mi erano piaciuti molto, e mi avevano lasciato qualcosa. Questo no. E' come se ne avesse scritto un pezzo alla volta durante 16anni e il risultato è un film slegato, scene e idee attaccate insieme con lo scotch, tentativi di scene underground alla Kusturica senza raggiungerne il livello, nessuna tensione, nessun trasporto.
Film spontaneo che narra della provincia nebbiosa e laboriosa dell'Italia. Cattura i sentimenti rassegnati e malinconici del privato e del sociale. Esalta valori importanti della radice culturale emiliana quali l'amicizia,la solidarietà e l'attaccamento alle radici familiari. Rischia, forse, di essere ridimensionato per la sua schiettezza, per il suo essere diretto, perchè [...] Vai alla recensione »
Devo dire che Ligabue "regista" non ha nulla da invidiare al Ligabue "cantante" . Grazie anche ad uno Stefano Accorsi sempre più convincente ed appassionante, Ligabue riesce a trasformare le sue ultime canzoni in un film che ti arriva allo stomaco, ti racconta la realtà con ruvida efficacia, mettendo a nudo le frustrazioni, le paure, i sogni, le ambizioni di [...] Vai alla recensione »
Diamo a Cesare quel che è di Cesare: Made in Italy non è (ovviamente) un film da concorso ma è un lavoro sentito a cui non manca sincerità, che funziona bene e che riesce anche a lasciare un messaggio positivo e incoraggiante. Ligabue è partito col piede giusto innanzitutto ponendosi un obiettivo ragionevole e cioè puntando su un cinema che fa proprio della [...] Vai alla recensione »
Film che spesso sfiora i temi sociali attuali in modo leggermente superficiale, ma comunque riesce a commuovere, grazie a due grandissimi attori (Kasia migliora invecchiando, e ha un viso sempre piu' espressivo), e ad una rivelazione assoluta per me (Sciarrappa). Per una persona comune come me, che e' alla ricerca piu' dell'emozione che della bella ripresa, o del corretto piano sequenza, [...] Vai alla recensione »
bentornato ligabue al di sotto di radio freccia, ma con molteplici similitudini, a partire da una morte inseguita il po la pianura padana l'economia e la vita degli abitanti che gira intorno al maiale e ne dipende un film onesto e affettuoso coi personaggi, con la terra e con questa italia che costringe ad andarsene per sopravvivere (la citazione di pavese anche qua, ricorrente piu che mai oggi [...] Vai alla recensione »
Un film sulla miseria umana, dove i sentimenti sono torniti maldestramente da risultare posticci, i drammi non hanno spessore ma sono incastrati a dare un senso di movimento che invece made in Italy non ha, la passività dell'uomo comune quello a cui gli eventi capitano e a cui lui a fastidiosamente reagisce non portano a nessuna rivelazione ad alcun risveglio, si cade in basso e ci si rialza [...] Vai alla recensione »
Ligabue fa un po' di tutto ormai: canta,scrive libri, dirige film ( tratti da suoi lavori)...ma mica detto che tutto gli riesca bene. Qui abbiamo l 'ennesimo film con due attori che sono una garanzia ( se ci son loro certamente non si riderà) e con una tematica( neo neo realista) che lascian pochi dubbi. I drammi di una famiglia alle prese con i quotidiani problemi per (soprav)vivere [...] Vai alla recensione »
Senza grossi giri di parole: è molto meglio che Ligabue continui a fare il cantante e solo quello. Film scialbo. Trama inesistente. Noioso. Scontato. Assolutamente da non vedere.
L'inizio prende bene, ma poi tutto sbiadisce in una commedia che sa di deja vu. Personalmente ci ho visto un pò di "La febbre" di d'Alatri e di "Baciami ancora" di Muccino. Si mescolano temi talvolta troppo diversi e il film finisce per diventare un clichè. Peccato.
Non sarà Radio freccia sicuramente più coinvolgente, ma è un bel film sulle problematche quotidiane dei nostri giorni. La banalità della sofferenza parafrasando la Arendt, ma niente appare così realistico come le vicende dei due protagonisti. ottimi gli attori di contorno, ma eccezionali Accorsi e la Smutniak che danno vita ad una coppia che rimane scolpita nella [...] Vai alla recensione »
Film eccezionale, musica divina . Gli attori sono stati molto bravi
IMO Vengono affrontati temi importanti della vita in modo però molto scontato, troppe sue canzoni che rendono il film un pò auto celebrativo, molto banale l'elenco delle città italiane nel finale. Molto bene gli attori e la recitazione, oltre l'ambientazione e i luoghi. Mi è piaciuto molto la differenza fra la famiglia indiana e quella italiana, forse doveva essere [...] Vai alla recensione »
Un film provinciale, familiare, fatto da un regista che non è un regista, che se la canta e se la suona con le canzoni che ha, e che non saranno capolavori musicali, ma che arrivano dove devono arrivare. Perché l'essenza di noi risiede nella semplicità, in quei valori che sopravvivono a stento in questo mondo ingiusto e imperfetto.
Un film inquadrato in un contesto di forte disagio socio-economico -politico di cui si trova l'Italia di oggi ,in cui le vicende quotidiane vissute dai protagonisti cadono nelle mani dell'indifferenza di un potere politico per il quale il lavoratore è solo un numero e senza pietà ti azzera .Ti fa fuori costringendoti a lasciare,tuo malgrado,la tua Terra alla quale [...] Vai alla recensione »
E' molto triste, dopo aver vissuto Radio Freccia, assistere ad un Luciano Ligabue con Made in Italy. Le sue canzoni non sono neanche un vecchio ricordo, le altre musiche della colonna sonora accompagnano in modo sbagliato dei tristi giochetti a riempitivo, eccetto brevi e rare occasioni, il film resta molto lontano dal toccare le corde emotive dello spettatore limitandosi ad un superficiale mordi e [...] Vai alla recensione »
direi che non ci siamo. Ligabue grande cantante ma non regista. Ci sono errori di sceneggiatura e montaggio che si vedono. Dialoghi soprattutto all inizio che non si legano. Tanta musica ma poca sostanza. Peccato davvero.
Buona sera!. Il mio amico vuole ricordare un film che accade a Roma prima e dopo la seconda guerra mondiale. È stato presentato in anteprima in Spagna negli anni 60. Un turista nordamericano arriva a Roma, si innamora e spesso si vede alle porte di un edificio religioso. Scoppia la guerra e deve partire per gli Stati Uniti de America, per arruolarsi nell'esercito.
Buona sera! Il mio amico vuole ricordare un film che accade a Roma prima e dopo la seconda guerra mondiale. È stato presentato in anteprima in Spagna negli anni 60. Un turista nordamericano arriva a Roma, si innamora e spesso si vede alle porte di un edificio religioso. Scoppia la guerra e deve partire per gli Stati Uniti de America per arruolarsi nell'esercito.
Lontano da Radio Freccia, molto lontano...il film è sicuramente piacevole, con punti commoventi, tutto velato da una profonda tristezza....Sinceramente mi aspettavo molto di piu'...
Dialoghi banali, scene inverosimili (la partita a carte, la comunicazione dei licenzamenti, il viaggio a roma, il matrimonio...) personaggi clichet (l'artista, il gay,lo sfigato), finale patetico e prevedibile. Poco e niente mi è piaciuto di questo film. Non inguardabile, ma inutile vederlo.
Incedere lento e soffuso, qualche slancio quà e la, trama non originalissima, probabilmente già masticata , una storia di ordinaria normalità impreziosita però da due belle interpretazioni, soprattutto quella di Kasia Smutniak, davvero in grande spolvero! Un film onesto, con qualche spigolo da smussare, che ci rispecchia abbastanza fedelmente.
Lento, telefonato, assurdo nei dialoghi ,povero . Radio freccia da pensionati. Non si può guardare. Caro Liga, suona che è meglio. Con affetto.
E chi l'avrebbe detto che Luciano Ligabue sarebbe diventato un bravo regista! "Made in Italy" è un altro capolavoro di Ligabue ma merito anche dei protagonisti interpretati da un eccellente Stefano Accorsi e Kasia Smutniak, belli e bravi e fanno una bella coppia.Il film vive di forti momenti che potrebbero apparire pesanti e noiosi ma che invece offrono un buon spunto di riflessione per noi italiani [...] Vai alla recensione »
Veramente un'ottima prova del regista emiliano che si conferma grande narratore del quotidiano!
Film che mi è piaciuto molto, lo consiglio a chi non vuole vedersi il solito cinepanttone italiano.
È una di quelle donne che, nel momento del bisogno, non vengono mai meno. Anzi, sono lì, forti e decise, piene di sentimento, ma anche di senso pratico. Una di quelle donne che camminano nel mondo portandosi dentro insanabili dolori (in questo caso la perdita di un bambino appena partorito), insieme a un'imperterrita carica vitale, capace di risvegliare i morti, ovvero quelli che hanno perso il filo [...] Vai alla recensione »
Il Liga-pensiero sull'Italia del nostro scontento nella difficile crisi e rinascita di un operaio degli insaccati in cerca di un senso e una prospettiva tra amici e famiglia. Ligabue spende la sensibilià di osservazione che conosciamo come artista, la silloge delle canzoni gioca di contenuto con personaggi, sfondo sociale e orizzonte esistenziale, ma almeno in sceneggiatura non bisognava lasciarlo [...] Vai alla recensione »
Luciano Ligabue è tornato al cinema dopo quasi venti anni. Pochi sono i registi che scrivono soggetto, sceneggiatura e musica in solitaria, il Liga lo fa e se lo può permettere. A partire dalla musica, anche perché prima di essere film Made in Italy è stato un disco, anzi un concept. Vi si racconta la storia di Riko, operaio in crisi in un salumificio anch'es so in crisi.
Riko (Accorsi) ha un lavoro che detesta, un matrimonio (con la Smutniak) in crisi e un futuro incerto. Per fortuna, trova forza nei suoi amici, con i quali condivide «zingarate», ma anche un rapporto sincero. Ligabue, alla terza regia, mette in scena il suo atto d'amore all'Italia. Più nelle intenzioni che nella sostanza, però. La sua sceneggiatura, infatti, è scontata, i dialoghi «ingenui» e, a volte, [...] Vai alla recensione »
Luciano Ligabue. Se vi piace come rocker vi piacerà anche come cineasta. Perché a vedere il suo nuovo film sembra di ascoltarlo. Arriva sedici anni dopo Da zero a dieci e venti dopo Radiofreccia, del quale fa nuovamente percepire gli aromi un po' aspri, seduttivi, avvolgenti. Parole e suoni, mai cosi in sintonia con le immagini che somministrano, tra colori bruciati, ellissi narrative e belle prospettive [...] Vai alla recensione »
Se Paganini non ripeteva, è normale che una rockstar faccia lo stesso. Giustamente apprezzato, infatti, per l'eccellente, ma ormai ingiallito esordio con «Radiofreccia» (1998) e un po' meno per «Da zero a dieci», il grande Liga cade al terzo ostacolo presentando un film come «Made in Italy» che sembra clonato sulla routine del cinema italiano più «piccolo», autoconsolatorio e scontato.