Titolo originale | Geu-hu |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud, Francia |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Hong Sang-soo |
Attori | Kim Min-hee, Kwon Hae-Hyo, Yunhee Cho, Ki Joabang, Taeu Kang Sae-byeok Kim. |
Tag | Da vedere 2017 |
MYmonetro | 3,28 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 24 maggio 2017
Una donna trova lavoro presso una casa editrice dove la relazione extra-coniugale del capo rischia di compromettere tutto.
CONSIGLIATO SÌ
|
Bong-wan è uno scrittore ed editore e ha una relazione extraconiugale. La moglie lo scopre, Bong-wan rompe con l'amante Chang-sook, che si dimette da sua assistente. Quando assume Ah-reum in sostituzione di Chang-sook la moglie crede che si tratti dell'amante e la prende a schiaffi: Ah-reum decide di abbandonare il lavoro, mentre Bong-wan prova a farle cambiare idea.
Per un detrattore di Hong Sang-soo la vita è quanto mai semplice. I capi di imputazione sono sempre gli stessi: film troppo simili tra loro per trama e senso e tecnica cinematografica discutibile, con il ricorso a zoom improvvisi. In genere si afferma l'idea che al regista sia consentito tutto, in virtù del suo status perennemente "di tendenza" - anche di comporre ed eseguire le proprie musiche, con i risultati (oggettivamente non esaltanti) ascoltati in The Day After.
Se è innegabile che una parte di vero in queste critiche esista, è altrettanto indubbio che la consapevolezza di tutto ciò da parte di Hong sia totale. Quel che appare sciatto è invece voluto, quel che appare improvvisato è al contrario calcolato. E di fronte a un corpus sempre più abbondante quantitativamente risulta difficile non riconoscere il merito a un autore di aver giocato per più di un decennio con degli esercizi di stile, alla maniera di Queneau, senza mai stancare né incappare in un clamoroso fallimento. The Day After tratta quindi, ancora una volta, dei medesimi temi, ma la sensazione di déjà vu lascia presto spazio alla curiosità per quelle impercettibili peculiarità tali da renderlo unico.
Al di là del ricorso al bianco e nero - già utilizzato dall'autore in The Day He Arrives - Hong concentra nel personaggio di Ah-reum, interpretato dalla musa e compagna di vita Kim Min-hee, i principali elementi di novità. La sua religiosità di fervente cattolica, benché non approfondita dalla sceneggiatura, aiuta a comprenderne il distacco etico nei confronti del libertinismo di Bong-wan. Trovatasi in mezzo a una situazione di disagio presente e futuro, Ah-reum ha la possibilità di percepire immediatamente la vera natura di Bong-wan e di sviluppare da subito i necessari anticorpi psicologici. Bong-wan, a cui dà vita il bravissimo Kim Sae-byeok (volto più che ricorrente del cinema di genere sudcoreano), sembra il consueto sciupafemmine mentitore, ma la macchina da presa ne evidenzia i lati più infantili ed egoistici.
Ogni decisione presa da Bong-wan rappresenta la migliore e più sbrigativa per il proprio interesse, ogni ostacolo si trasforma in menzogna o in crisi di pianto ai fini di ottenere ciò che vuole. Il fatto che Bong-wan sia un artista, e uno riconosciuto dalla comunità che lo circonda, tanto da ricevere un premio prestigioso, non è da sottovalutare: l'occasione per Ah-reum di conoscere da subito il lato peggiore di Bong-wan diviene, infatti, una lucida prospettiva sull'ipocrisia e l'assenza di meritocrazia che troppo spesso circondano il mondo artistico e intellettuale. Con le sue espressioni stranite di fronte agli schiaffi, alle lacrime o alle rivelazioni, proprie di chi elabora privatamente le proprie contromisure, Kim Min-hee costruisce con Ah-reum uno dei personaggi femminili meglio tratteggiati del cinema di Hong Sang-soo. Oltre che un effettivo punto innovativo, con buona pace dei detrattori del regista sudcoreano.