Titolo originale | Trois couleurs: Bleu |
Anno | 1993 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia, Polonia |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Krzysztof Kieslowski |
Attori | Emmanuelle Riva, Juliette Binoche, Benoit Regent, Yann Trégouët, Florence Pernel Charlotte Véry, Hélène Vincent, Philippe Volter, Claude Duneton, Hugues Quester, Florence Vignon, Daniel Martin (II), Jacek Ostaszewski, Catherine Therouenne, Alain Ollivier, Lorenzo Majnoni. |
Uscita | lunedì 11 settembre 2023 |
Tag | Da vedere 1993 |
Distribuzione | Lucky Red |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,57 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 3 ottobre 2023
In un incidente d'auto Julie perde il marito, famoso compositore, e la sua bambina. Distrutta dal dolore, come farà a riprendere in mano la vita? Il film è stato premiato al Festival di Venezia, ha ottenuto 3 candidature a Golden Globes, In Italia al Box Office Tre colori - Film blu ha incassato 66,7 mila euro .
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In seguito a un terribile incidente d'auto Julie perde il marito Patrice, compositore musicale di fama internazionale, e la figlia Anna di sette anni. Dopo aver tentato il suicidio, l'elaborazione del dolore porta Julie a concedersi sessualmente al collega di Patrice, Olivier, da sempre innamorato di lei. Ma i sensi di colpa e la disperazione hanno la meglio e Julie si ritira nel solitario anonimato in un quartiere periferico di Parigi. Sarà una rivelazione sconvolgente a infonderle il coraggio per ricominciare a vivere e ad accettare il destino.
Film blu è il primo capitolo di una trilogia, Tre colori, dedicata da Krzysztof Kieslowski alla bandiera francese e al suo triplice significato, legato ai valori della Rivoluzione di Libertà, Uguaglianza e Fraternità.
Il blu rappresenta la libertà, e il regista polacco sceglie il più traumatico degli eventi per approfondire l'ambivalenza del termine. Julie è sì libera di ricominciare a vivere, come lo è di rinunciarci. La tragedia occorsa squassa la sua esistenza e ne riordina forzatamente le priorità, sotto ogni punto di vista. Intorno a lei i suoi cari piangono ed esternano commozione, dove Julie ingaggia un muto conflitto autodistruttivo con sè stessa e con i suoi pensieri, pervasi dal senso di colpa e incapaci di afferrare il senso di quanto accaduto.
Nel cinema di Kieslowski, da Il decalogo fino alla trilogia che ne chiuderà la carriera, caso e destino recitano un ruolo fondamentale e il regista continua a studiarne le implicazioni, tanto sul piano religioso e cattolico - interrogandosi sull'oscuro disegno della Provvidenza - quanto su quello laico, qui incarnato dagli ideali della Rivoluzione francese. A riportare Julie alla vita saranno tre elementi che oscillano tra profano e sacro: la lussuria (rappresentata dalla vicina del piano di sotto), l'amore puro (il sentimento disinteressato e discreto di Olivier) e una annunciazione (la donna incinta). Ma la riflessione metafisica si accompagna sempre a quella privata e terrena, che Kieslowski studia attraverso l'elaborazione di un trauma ricco di elementi simbolici e riflessivi.
Benché un'inquadratura chiarisca la natura meccanica del guasto che determina l'incidente mortale, in un certo senso l'artista, condotto al limite delle propria capacità, si stava già consumando, avvicinandosi inesorabilmente alla morte. Lo capiamo scoprendo sempre più informazioni sulla sinfonia a cui Patrice stava lavorando: Concerto per l'unificazione dell'Europa, un'opera ambiziosa e altisonante per dodici elementi, uno per ogni paese dell'Unione Europea di allora (il 1993). È chiaro il parallelismo tra quest'opera sul piano diegetico e quella che la contiene, ovvero la stessa trilogia, e quindi come Kieslowski stia giocando con se stesso, sovrapponendosi al personaggio maschile, come farà in tutti e tre i capitoli di Tre colori. La sorte di Patrice è una delle sorti possibili di Kieslowski, o forse un suo incubo ricorrente?
Discernere tra piano allegorico e piano narrativo è difficile, se non impossibile, nel cinema del regista polacco e Film blu è in questo senso esemplare, per la sua capacità di trasformarsi dallo stile asciutto, deprivato di emotività, della prima parte alla magniloquenza di un epilogo ai limiti del kitsch, che lavora - volutamente - per mezzo di immagini e accostamenti eclatanti e di sicuro impatto. Sembrano due stili diversi, due linguaggi che non possono comunicare, ma nel disegno di Kieslowski questo ossimoro assume un preciso significato.
L'impossibilità di leggere univocamente quel che accade nella realtà conduce a interpretazioni conflittuali, laiche o religiose, di fatalismo o predeterminazione. Non esistono interpretazioni univoche, solo percorsi personali di elaborazione di una verità. Ad unire i segmenti eterogenei del film è la dominante cromatica: il blu, ovviamente, presente in confezioni di caramelle, sui lampadari e in piscina. Il blu che perseguita Julie, ricordandole i feticci di un'esistenza brutalmente stroncata, e che accompagna la mancanza di calore della sua nuova vita, emotivamente raggelata. Straordinario il lavoro di sottrazione di Juliette Binoche (insignita della Coppa Volpi), un involucro svuotato di ogni emozione, pedinato e scrutato da una macchina da presa che ne asseconda gli sbalzi umorali anche sul piano stilistico.
L'incipit è infatti caratterizzato da primissimi piani, spesso in grandangolo, e da soggettive dal letto di ospedale, che sottolineano la sensazione di straniamento di Julie, sola e incomprensibilmente viva. Di contro, nel finale, la regia si fa più partecipe e avvolgente, cercando di ricollocare Julie nel mondo e di testimoniare la sua accettazione di una nuova realtà. Leone d'oro ex aequo alla Mostra di Venezia.
In un incidente d'auto Julie perde il marito e la bambina ed è distrutta dal dolore. Il marito era uno dei massimi compositori contemporanei e stava per condurre a termine una sinfonia per l'Europa. Julie dà ordine di vendere il castello in cui abitavano e si libera di tutto il resto, compresi i giocattoli della sua adorata bambina. Si risarcisce psicologicamente portandosi a letto l'assistente del marito, che l'ha sempre amata, poi va a vivere a Parigi, sola in un appartamento. La sua vita è fatta di niente, letteralmente. Arriva a distruggere la composizione non finita del marito, ma per fortuna c'è chi ne ha fatto una copia. Trova nel ripostiglio di casa una nidiata di topi appena nati, e prima non fa niente, poi prende un gatto per eliminarli. Alla madre malata dice: "Non voglio avere proprietà né ricordi, sono trappole". Cammina, guarda, ogni tanto nuota. E a volte, durante la giornata, viene aggredita da una visione blu e da una forte musica di archi. Blu era la stanzetta di sua figlia. Viene a sapere che il marito aveva una giovane amante. La conosce. La ragazza è incinta. Julie annulla la vendita del castello per accogliere quei nuovi "legami". Quando l'ex assistente mette mano all'"incompiuta", Julie non riesce a rimanerne distaccata e porta a termine lei stessa la sinfonia. Una frase del coro recita: "... senza amore non sono niente...". La donna ritorna dunque nella vita. Non si può fare niente. Premiato a Venezia nel '93 col Leone d'Oro a pari merito con America oggi di Robert Altman.
Prima pellicola della celebre trilogia dedicata dal regista polacco Krzysztof Kielowski ai tre colori della bandiera francese e, di conseguenza, al motto della rivoluzione francese, "Liberté, Égalité, Fraternité". Il film, che gli valse il Leone d'Oro, ci costringe a un confronto impietoso col paradosso della necessità della protagonista di una sorta di "libertà emotiva" che la spinge a un'elaborazione del lutto singolare: Julie, transita attraverso un dolore asciutto ed estremo, quasi schizofrenico, convincendosi che per ricominciare sia necessario annullare le memorie passate e che l'unico mezzo per redimersi dal dolore sia abdicare all'oggetto della sofferenza. Dapprima frastornata dalle immagini del corteo funebre del marito e della sua bambina che scorrono sulla tv dell'ospedale e dopo un tentativo di suicidio approssimativo divorando un flacone di pillole qualunque, ogni suo atto è votato a eliminare il suo trascorso di madre e moglie (anziché preservare gelosamente le vestigia della sua pargola defunta, divora nevroticamente la caramella della sua bambina ritrovata in borsa, non già per assaporarne il ricordo ma quasi come a cancellarne il ricordo terrestre). Così come la risata dissacrante all'ascolto della testimonianza del ragazzo che aveva involontariamente assistito all'agonia del marito ("Stava raccontando una barzelletta"): tutto in lei sembra volto alla contaminazione e alla vaporizzazione della sua esistenza pre-incidente (si spingerà fino a distruggere l'opera ultima di suo marito, compositore di fama). Lo stato vegetativo emotivo, volontario asilo politico dalla passione, al riparo dalla vita e dallo stesso dolore precipita rovinosamente quando la nostra eroina viene posta di fronte lo specchio irreversibile delle scelte: l'amore di Olivier, amico e collaboratore del marito, la scoperta dell'embrione nel ventre dell'amante di suo marito. Il ritorno alla vita (già suggerito dalle continue immersioni in piscina di Julie, in cui la donna, pare tornare nel rassicurante oblio del liquido amniotico, liberandosi da qualsiasi pressione esercitata dalla forza di gravità terrestre e scivolando nell'apnea emotiva di un non-luogo interiore) viene celebrato nel delicato slancio emotivo della memorabile pagina cinematografica in cui Julie scoprendo l'esistenza di un nido di topolini nello sgabuzzino e, intenerita come fosse in una nursery, li risparmia, compiendo la sua prima scelta dall'inizio della pellicola: la vita.
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Nel film iniziatore della sua magica Trilogia dei Colori (Blu, Bianco e Rosso come la bandiera francese) Kieslowski mette a nudo il dolore di una donna che ha appena perso marito e figlia in un incidente automobilistico. Julie (una splendida e sconvolta Juliette Binoche) tenta in tutti i modi di tagliare in modo netto con il passato eliminando un pò tutte le prove dell'esistenza dei cari [...] Vai alla recensione »
Julie perde in un incidente d’auto il marito e la figlia. È l’episodio scatenante del Film Blu, il primo che il regista polacco Krzysztof Kieslowski dedicò ai tre colori e ai tre motti della rivoluzione francese. Liberté: per liberarsi dal dolore, Juliette è convinta di poter tagliare ogni ponte col passato. La presenza del marito e della figlia, infatti, continua a farsi sentire anche dopo la loro [...] Vai alla recensione »
FILM BLU di Kieslowski . E' la storia della rinascita di Julie dopo l'incidente automobilistico a cui la giovane donna e' sopravvissuta , ma che e' costato la vita al marito, affermato compositore e alla loro unica figlia. Una rinascita profondamente sofferta, cosi' poco desiderata dapprima da spingere la donna a tentare il suicidio a cui e' riuscita sfuggire e che [...] Vai alla recensione »
Kieslowski ci presenta il primo dei tre film dedicati alla Francia e ai valori della rivoluzione francese, che si occupa della libertà. Julie, donna benestante e moglie di un famoso compositore, è vittima di un incidente d'auto in cui perdono la vita il marito stesso e la figlia. Dopo la tragedia Julie tenta il suicidio per overdose di farmaci, ma non ha il coraggio di portare a termine [...] Vai alla recensione »
Krzysztof Kieslowski, uno dei più grandi registi mai esistiti riusciva come nessuno a descrivere visivamente le sensazioni anche più profonde ed i punti di vista, grazie anche ad articolate prospettive ed una fotografia cruda, putroppo non ha mai sviluppato sceneggiature interessanti ma sempre un po banali, quasi da telefilm, e tendeti al pessimismo cosmico ed alla depravazione [...] Vai alla recensione »
In seguito ad un incidente di auto, Julie rimane sola. Nell’impatto hanno perso la vita suo marito Patrice, musicista e compositore di fama mondiale e la sua bambina. Uscita dall’ospedale, dove tenta il suicidio, Julie comincia un’opera di sistematica demolizione del passato e dei ricordi connessi: è il suo modo per sfuggire al dolore insopportabile della tragedia.
Dalla trilogia sui colori della bandiera francese, il segmento sulla libertà occupa lo spazio di una riflessione sul lutto e sulla liberazione dal dolore. Indimenticabile l’interpretazione di una splendida Juliette Binoche relativamente agli esordi, le sue nuotate in piscina, i suoi silenzi, il suo fuggire la tragedia della perdita del marito e della figlia morti in un incidente [...] Vai alla recensione »
Julie e' una donna sposata con una figlia,un giorno mentrei sta viaggiando (quasi fosse il viaggio verso il cambiamento) ,la macchina sbanda e finisce contro un albero.La donna sopravvive ma suo marito e sua figlia no.Vorrebbe uccidersi ma non ne ha la forza,ricominciera' una vita cancellando la precedente,e vivra' in un altra zona dove tentera' di soffocare questa sofferenza,ma [...] Vai alla recensione »
Primo capitolo della saga sui tre colori della bandiera francese, questo film è dedicato al blu, che simboleggia la libertà; tuttavia quella di cui prla kieslowski non è la libertà in senso politico e sociale cui fa riferimento la bandiera della Francia, quanto piuttosto una libertà di natura psicologica; la protagonista del film è infatti una donna che lotta [...] Vai alla recensione »
In un incidente d'auto in cui resta illesa, Julie perde il marito e la figlia. Una doppia perdita che ovviamente la sconvolge, ma con forza e determinazione cerca di rifarsi una vita, ricostruendo man mano a fatica i suoi pezzi. Aiutato da un collaboratore del marito, Olivier, si convincerà anche di completare un'opera del marito compositore, scritta in occasione della nascita dell'Unione [...] Vai alla recensione »
Ha forma la libertà? E’possibile sventolarla, guardarla, toccarla, e poi strappare, possedere, ingurgitare? O appare entità eterea, che irrompe improvvisa ad illuminare i sentieri interrotti del disvelamento? In questi spazi Film Blu s’immerge, e ci sommerge, non lasciando spiraglio interpretativo alcuno. Concederci al caos, al caso. Spalancarsi e cadere, orbitare in un’ellittica satura di [...] Vai alla recensione »
Un film misterioso, spigoloso, geometrico con un finale grandioso.
Beh, certo FRANK MATANO ha esiti migliori di Kieslowski. La musica di Preisner... bah... meglio J AX e FEDEZ. Dai, recensici Checco... sono curioso.
Più che scrivere del film, cui assegno comunque quattro stelle, intendevo sottolineare un paradosso che ho trovato estremamente curioso. Ossia: due anni prima di morire, il regista polacco parlava di artisti che intendevano copiare, o comunque "Impadronirsi" del lavoro altrui. Ebbene: pensiamo un attimo a come il suo connazionale Stuhr, nelle sue piccole (A giudizio di chi scrive) [...] Vai alla recensione »
Julie ha perso il figlio e il marito in un incidente e non vuole più impegnarsi a vivere...lascia tutto quello che ha, si trasferisce in una casetta e semplicemente, vorrebbe andare avanti per inerzia, ma la natura umana non glielo consente, il ricordo allucinato della figlia e il dovere di prendere decisioni la faranno tornare alla vita, limitante ma degna.
Che attrice: in Trois couleurs. Bleu di Krzysztof Kieslowski, film imperfetto e bellissimo che fa dell’azzurro il colore della libertà, Juliette Binoche, sullo schermo dal primo all’ultimo minuto nel racconto che la elegge protagonista unica, offrendo la propria faccia a una macchina da presa che la esplora e denuda e le penetra persino nelle pupille, pronunciando pochissime parole e affidando soltanto [...] Vai alla recensione »
Da una parte c'è il dolore. Sordo, che separa la protagonista dagli altri anche quando ci parla. Dall'altra una composizione musicale in atto, attraverso le forme di un film-concerto essenzialmente mentale, con la macchina da presa che filma lo spartito. Film blu, il primo film della trilogia dedicata ai colori della bandiera francese (seguito poi da Film bianco e Film rosso) entra nella testa della [...] Vai alla recensione »