Un'altra donna

Film 1988 | Commedia 81 min.

Titolo originaleAnother Woman
Anno1988
GenereCommedia
ProduzioneUSA
Durata81 minuti
Regia diWoody Allen
AttoriGene Hackman, Mia Farrow, Gena Rowlands, Ian Holm, Blythe Danner, Sandy Dennis Betty Buckley, Harris Yulin, Martha Plimpton, John Houseman, David Ogden Stiers, Philip Bosco, Kenneth Welsh, Frances Conroy, Josh Hamilton, Michael Kirby (II), Kathryn Grody, Dana Ivey, Fred Melamed, Bernie Leigthon, Jack Gelber, Paul Sills, John Schenck, Noel Behn, Gretchen Dahm, Janet Frank, Alice Spivak, Mary Laslo, Carol Schultz, Dax Munna, Heather Sullivan, Margaret Marx, Jennifer Lynn McComb, Caroline McGee, Stephen Mailer, Jacques Levy, Dee Dee Friedman, John Madden Towey, Fred Sweda, Jill Whitaker, Bruce Jay Friedman.
TagDa vedere 1988
MYmonetro 3,29 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Woody Allen. Un film Da vedere 1988 con Gene Hackman, Mia Farrow, Gena Rowlands, Ian Holm, Blythe Danner, Sandy Dennis. Cast completo Titolo originale: Another Woman. Genere Commedia - USA, 1988, durata 81 minuti. - MYmonetro 3,29 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 14 dicembre 2015

Una scrittrice cambia appartamento per isolarsi e scrivere serenamente. Ma nella casa a fianco c'è uno studio psicoterapico e lei comincia ad ascoltare le sedute dei pazienti. Soprattutto quella di Hope (Mia Farrow).

Consigliato sì!
3,29/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,57
CONSIGLIATO SÌ
Uno dei film più complessi di Woody Allen.
Giancarlo Zappoli
Giancarlo Zappoli

Dovendo scrivere un libro con il massimo della concentrazione, Marion, docente universitaria, affitta un appartamento ammobiliato a Manhattan. Un giorno, mentre sta lavorando, sente delle voci : si tratta di un uomo che ammette la propria omosessualità. Nell'appartamento vicino c'è lo studio di uno psicanalista: La griglia dell'impianto di aerazione fa da conduttore dei suoni. Marion sentirà così anche la voce di una donna che racconta il proprio profondo disagio esistenziale. Marion non vuole spiare l'intimità altrui e mette due cuscini contro la grata che non le facciano sentire i colloqui. Non resiste però alla tentazione di guardare attraverso lo spioncino quando la porta del vicino si apre. È una donna incinta quella che lascia lo studio del medico.
A un party a cui si è recata con Ken incontra una coppia di amici della loro età. L'uomo fa riferimento a un rapporto sessuale con la moglie sul parquet di casa interrotto dall'arrivo del portiere che doveva controllare delle perdite nei tubi. Ken avrà successivamente modo di dirle che non la ritiene una "donna da parquet'. Il giorno dopo Marion incontra la cognata che le chiede un aiuto economico e le rivela il profondo conflitto di odio/amore che Paul ha sviluppato nei suoi confronti. Tornata nell'appartamento non trova la "voce" ma le torna in mente il giorno del suo matrimonio quando Larry, un amico del marito che l'amava, non aveva rinunciato sino all'ultimo a chiederle di tornare sui propri passi e la moglie di Ken si era presentata per fare una scenata. Marion ha però costruito un buon rapporto con la figlia di primo letto del marito e insieme si recano a far visita al suo vecchio padre che le manifesta tutta la sua disillusione nei confronti di Paul. Marion ripensa allora agli anni giovanili quando il fratello, ancora incerto sulla strada da intraprendere, si era visto imporre dal padre un lavoro in fabbrica per consentire alla sorella intellettualmente dotata di proseguire gli studi. A sera Marion ritrova la donna incinta per strada. Tenta di seguirla ma ne perde le tracce. Incontra invece Claire, un'amica di quando era ragazza, col marito. Lui è regista teatrale e lei un'attrice molto brava, I tre cenano insieme e l'attrice ritiene che il marito stia prestando troppa attenzione a Marion a cui rinfaccia di averle sottratto un ragazzo che piaceva a entrambe. Marion sembra non ricordare. Nei giorni successivi deve organizzarsi per celebrare l'anniversario di matrimonio.
Il lavoro sul libro continua ma un giorno Marion si addormenta e fa un sogno complesso. Nel sogno esce dall'appartamento, entra nello studio medico e ascolta la donna, di cui nel frattempo ha sentito realmente altre sedute. Sta lamentando i mali dell'umanità. Quando esce il medico chiede a Marion una diagnosi e la donna ritiene che la paziente si rifugi dietro a un muro di bugie dette a se stessa. Sopraggiunge il padre di Marion che confessa di sentirsi in colpa per essersi attirato la disistima del figlio puntando tutto sulla figlia più dotata. Marion si ritrova in strada e giunge al teatro dove recita Claire. Qui trova la donna incinta che la invita a restare per uno spettacolo particolare. Al tavolo della regia siede il marito di Claire. Quelli che vengono messi in scena sono episodi della vita di Marion. Sopraggiunge anche Larry, che le dice che un personaggio del libro che ha appena pubblicato è ispirato a lei. Infine fa la sua apparizione Sam, il suo primo marito che era stato suo docente e si era suicidato molti anni dopo il divorzio.
Il giorno dopo, alla ricerca di un regalo da fare a Ken, Marion incontra in un negozio di antiquariato la donna incinta che si trova proprio dinanzi al quadro di Klimt che riproduce una donna incinta nuda e si intitola "Speranza". Le due donne parlano e finiscono col pranzare insieme. A tavola chi parla è soprattutto Marion che racconta di sé. La donna incinta riferirà al medico, e Marion sentirà dal suo appartamento, di non volersi ridurre come lei. Le ha parlato infatti anche di un aborto che si era procurato senza chiedere alcun parere a Sam perché in quel periodo la sua carriera era il principale obiettivo. Nel corso della cena Marion aveva anche scoperto che il marito aveva una relazione con la sua amica Lynda. Tornata a casa Marion lascia Ken e torna nell'appartamento per apprendere che la donna incinta ha terminato la terapia. Marion torna ad occuparsi del libro che sta scrivendo ma finisce col concedersi una pausa. Va a cercare nel libro di Larry le pagine del personaggio che la ritrae. Ora Marion può cominciare a ritrovare una serenità interiore.
"Provai uno strano miscuglio di malinconia e di speranza, mi chiesi se un ricordo è qualcosa che hai o qualcosa che hai perduto. Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sentii placata. " Con questa battuta pronunciata da Marion Allen chiude Un'altra donna, uno dei film più complessi proprio perché apparentemente più semplici della sua filmografia. Il regista torna a far uso dell'Io narrante. Questa volta non si tratta di un suo alter ego maschile bensì della protagonista femminile. Il film resta comunque disseminato di elementi personali a partire da Mia Farrow, realmente incinta del loro figlio Satchel, fino ai 53 anni compiuti del regista. Bergman questa volta è presente grazie alla fotografia del suo "direttore" principe, Sven Nykvist, che lavora su un monocromatismo che svaria tra l'ocra e il beige e che, in accordo con Allen, sfugge a tutte le retoriche di genere.
Ralenti, effetti speciali, viraggi per il sogno, inclinazioni oblique della macchina da presa, nessuno di questi artifici ormai abusati dal cinema viene utilizzato per indirizzare la lettura dello spettatore. Se il dramma della psiche segue il percorso classico dalla crisi ai flashback e da questi all'analisi fino al transfert e alla guarigione è il percorso parallelo di Marion e Hope a interessarci(Speranza è il nome della donna incinta che non viene mai pronunciato nel corso del film ma compare nel cast dei titoli di coda). L'altra donna (o l'altro uomo) è dentro ciascuno di noi. È una voce a cui Allen decide di non dare inizialmente un volto. Si osservi come la macchina da presa stia sui primi piani di Marion mentre la voce di Hope è in sottofondo. Nessuno "sguardo" cinematografico anticipatore. Noi vedremo la donna in terapia solo con l'occhio interiore del sogno in cui alla "recita" analitica a due fa seguito un'altra recita che ha un maggior numero di spettatori ma continua a vedere in scena due attori alla volta.
Un'altra donna è un film sul guardare, metaforicamente e non. Marion non si è mai voluta guardare dentro e, coscientemente, ha sposato un uomo che non lo facesse nei suoi confronti e non le chiedesse di farlo. Un uomo, Ken, che ha la formula magica pronta nei momenti in cui viene messo alle strette e che, a differenza di Larry, non la conosce anche se sembra, salvo la smentita finale, amarla di un amore "razionale'. Ancora una volta due libri si contendono la scena. Quello filosofico di Marion, la cui stesura percorre tutto il film, e quello ricco di sentimento di Larry . La riflessione sulla maternità si fa particolarmente intensa: Non solo Hope è incinta ma il quadro di Klimt conferma una "speranza" a cui Marion, come Joey di Interiors non ha avuto il coraggio di dare le ali. Non ci sono conflitti generazionali diretti in questo film, se si esclude quello tra Paul e suo padre che viene vissuto come colpa dai diretti interessati ma non viene messo in scena frontalmente. Anzi, l'unica giovane della storia è la figlia acquisita che si reca con un'ultracinquantenne (Marion) a trovare un ottantenne (il padre di Marion) a cui chiede se da vecchi ci si possa ancora innamorare. Sono più o meno i coetanei che hanno avuto un contatto diretto con la protagonista quelli che stanno al centro delle rivalità.

Sei d'accordo con Giancarlo Zappoli?
Allen racconta se stesso tramite le nevrosi di Gena Rowlands.

Stavolta Woody Allen ha deciso di raccontare le sue nevrosi travestendosi, cioè attribuendo i suoi attuali motivi di inquietudine (arrivo della cinquantina, paura della paternità, nodi con l'infanzia non ancora tagliati) a un personaggio femminile, una scrittrice di successo (Gena Rowlands). Da vedere due volte. Per intristirsi ai problemi di Gena. E per divertirsi immaginando le stesse cose di Gena se accadessero a Woody Allen.


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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 10 novembre 2010
paride86

Dai chiari rimandi bergmaniani, "Un'Altra Donna" è una perla del cinema di Woody Allen. Delicato, intimo, sofisticato e molto profondo, è un film che si fregia di una bellissima interpretazione della grande Gena Rowlands. Da vedere.

lunedì 18 gennaio 2016
Antowella

Nel 1988 Woody Allen dirige "Un'altra donna" , probabilmente uno dei film più fortemente introspettivi della sua lunga e brillante carriera. Mi sento di consigliarlo a tutti coloro che lavorano nell'ambito della psicologia e nei suoi più vicini dintorni, ma più in generale a chiunque abbia voglia di vedere un film di spessore e che lasci degli interrogativi [...] Vai alla recensione »

mercoledì 16 dicembre 2015
stefano capasso

Con l’intento di trovare la migliore concentrazione per completare il suo ultimo libro, Marion una donna di mezza età, prende in affitto un appartamento a Manhattan dove potersi isolare e lavorare meglio. Nella casa accanto c’è lo studio di uno psicoterapeuta e le pareti sottili le permettono di ascoltare le conversazioni con i pazienti. Dopo un primo tentativo dii migliorare l’isolamento della casa [...] Vai alla recensione »

giovedì 13 settembre 2012
fedeleto

Dopo l'ingiusto insuccesso di Settembre ,Il buon Woody Allen torna con un film estremamente affasciante e diverso dagli altri:UN'ALTRA DONNA.Marion e' una professoressa universitaria di filosofia,e dedica la sua vita all'arte e al sapere.Quando sta per scrivere un romanzo viene attratta da una voce che esce da un condotto d'aria di casa sua dove sente una giovane donna che racconta [...] Vai alla recensione »

domenica 26 settembre 2010
Francesco2

Esistono indubbiamente  accuse di "Bergmanismo" rivolte al regista di Manhattan, che riguardano - che io sappia- film come "Interiors". Ma mi chiedo, per quel poco che ne sappia, se siano osservazioni giuste. Ma è poco, appunto. Piuttosto, forse, bisognerebbe domandarsi se sia un caso che questo film sia stato girato l'anno precedente di "Crimini e misfatti". [...] Vai alla recensione »

Frasi
Ma non vuoi niente accanto che almeno ti ricordi la mamma?
Be', ci sono momenti in cui neanche uno storico vuol guardare al passato.
Dialogo tra Padre di Marion (John Houseman) - Marion Post (Gena Rowlands)
dal film Un'altra donna
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

Il cinema di Woody Allen si specchia in quello di Ingmar Bergman, ma non ci si smarrisce. Un’altra donna racconta il tragico della vita: la solitudine dell’individuo, l’avventura della sua memoria, il suo viso che il tempo costruisce come maschera di menzogne, la tenerezza sepolta sotto l’opaco egoismo accumulato negli anni, la colpa d’aver tradito quel che la giovinezza aveva promesso.

Luigi Paini
Il Sole-24 Ore

Si può arrivare fino a cinquant’anni senza rendersi conto di aver mancato il meglio della vita, nonostante il raggiungimento di importanti traguardi di lavoro: è quanto accade a Marion (un’intensa Gena Rowlands) protagonista di Un’altra donna, di Woody Allen. È un caso che la fa all’improvviso riflettere: nell’appartamento preso in affitto temporaneamente - deve scrivere un saggio di filosofia in assoluta [...] Vai alla recensione »

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