Titolo internazionale | Born in Casal Di Principe |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 96 minuti |
Regia di | Bruno Oliviero |
Attori | Alessio Lapice, Massimiliano Gallo, Donatella Finocchiaro, Lucia Sardo, Paolo Marco Caterino Luigi Credendino, Francesco Pellegrino, Antonio Pennarella, Liliana Fiorelli, Antonella Stefanucci, Riccardo Veno, Loredana Simioli, Antonello Cossia, Loredana Simioli, Antonio Spagnuolo, Michelangelo Cioffo, Autilia Ranieri, Edoardo Guadagno, Rosario Giglio, Giovanni del Monte, Ivan Silvestri, Michela Molinari, Maurizio Martino, Giuseppe Parnoffi, Claudia Crisafio, Havana Alfarano, Massimiliano Franciosa, Claudio Lorimer, Francesca Antonelli, Pao Pei Andreoli, Alberto Rossi, Michela Rocco di Torrepadula, Logan (II). |
Uscita | mercoledì 25 aprile 2018 |
Tag | Da vedere 2017 |
Distribuzione | Europictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,07 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 18 aprile 2023
Amedeo Letizia è un ragazzo di vent'anni che sul finire degli anni '80 si è trasferito a Roma da Casal di Principe per inseguire la carriera di attore. In Italia al Box Office Nato a Casal di Principe ha incassato 24,2 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Roma, 1989. Amedeo Letizia sta intraprendendo la sua carriera di attore (diventerà uno dei Ragazzi del muretto) quando dalla nativa Casal di Principe lo raggiunge la notizia che suo fratello Paolo è stato rapito. Considerato il fatto che Casal di Principe è quello che Saviano descrive come il quartier generale della camorra casertana e che, come ammette lo stesso Amedeo, Paolo Letizia andava spesso in cerca di guai, le ipotesi circa la scomparsa del ragazzo puntano in una sola direzione. Ma Amedeo non si rassegna a non sapere esattamente che fine abbia fatto suo fratello, e ricollegandosi a quella parte di sé che si era illuso di lasciarsi alle spalle, torna ad imbracciare il fucile mettendosi in caccia insieme al cugino adolescente, anche lui abituato a difendersi con le armi.
Sulla base del romanzo autobiografico scritto da Amedeo Letizia (qui produttore esecutivo) con Paola Zanuttini, Bruno Oliviero racconta il lato B di Gomorra - ovvero quello dalla parte delle vittime - come un backstage: innumerevoli le scene in cui il protagonista osserva di nascosto le efferatezze del clan dei casalesi nascosto dietro a muri e cespugli, cioè dietro le quinte dell'azione spettacolare.
L'azione che lo riguarda è assai meno glamour: una ricerca che è un esercizio in frustrazione sia per lui che per lo spettatore, poiché si scontra continuamente contro il muro di gomma dell'omertà e dei depistaggi. La dimensione di incubo della storia di Letizia ricorda quella di Sicilian Ghost Story, ma la fotografia cupa e refrattaria ad ogni rilettura estetizzante rimanda più direttamente al passato documentaristico di Oliviero e a quella scuola cinematografica campana che vede fra i suoi esempi Veleno di Diego Olivares: una narrazione spoglia che attraversa interni ed esterni depauperati e cromaticamente desaturati, e il ritratto di una umanità dolente che, nel caso di Nato a Casal di Principe, comprende una madre (Donatella Finocchiaro) timorata di Dio ma pronta a chiedere aiuto alla santona locale e un padre (Massimiliano Gallo) abituato a portare fin troppa "pacienza".
Protagonista assoluta resta però Casal di Principe, un luogo dove "l'aria non è bbona" perché gravata da quella nube tossica in cui le infiltrazioni mafiose (quelle che hanno fatto sciogliere più volte l'amministrazione comunale) risultano letali soprattutto per chi vive lì da generazioni e ha visto il proprio paese trasformarsi in un Far West senza regole, se non quelle della sopraffazione sistematica e della corrispettiva sottomissione silenziosa. Amedeo cerca di affrancarsi dal suo vissuto creando un'esistenza parallela "al nord" ma viene riassorbito dalla cultura della violenza nella quale è cresciuto: perché se sei nato a Casal di Principe hai ben poche possibilità di dimenticartelo per sempre.
Attraverso inquadrature insolite che scansano il cliché televisivo, il montaggio di Carlotta Cristiani che alterna fra luoghi ed eventi temporali (a volte creando eccessiva confusione) e la fotografia fosca di Alessandro Abate che lascia indefiniti i contorni degli spazi attraversati a tentoni da Amedeo alla ricerca del fratello perduto, Nato a Casal di Principe narra la storia di una comunità in ostaggio permanente, a sua volta rapita dalla normalità e relegata ad una finzione che forma i suoi giovani a "fare le facce" (come Amedeo davanti alle telecamere dei provini con cui si apre il film) per nascondere il proprio malessere.
Amedeo Letizia ha vent'anni e sogna di fare l'attore. Partito da Casal di Principe, arriva a Roma sul finire degli anni '80, dove inizia con entusiasmo a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo, grazie soprattutto alla famigerata fiction dell'epoca "I Ragazzi del Muretto". Nel 1989 la scomparsa del fratello Paolo lo costringe a tornare a casa, dove scoprirà che dietro il rapimento c'è una vera e propria organizzazione criminale che agisce indisturbata nella totale indifferenza delle autorità. Deciso a fare chiarezza sulle sorti del fratello, avvierà una sua personale (e a suo modo violenta) indagine, con i rischi che comporta il fare domande in territorio di guerre di camorra. Terre di nessuno, in cui anche una sola sciocchezza può giustificare una condanna a morte.
Realtà e finzione si fondono nel film di Oliviero, per dar vita a una struttura narrativa che finisce per non essere sufficientemente incisiva perché troppo legata al linguaggio del romanzo originale.
Dall'ingenuità del padre (un efficace Massimiliano Gallo) convinto di poter risolvere il problema affidandosi alle indagini delle forze dell'ordine, all'irruenza dei fratelli e del cugino che, più disillusi, vorrebbero farsi giustizia ripagando misteriosi killer col passamontagna con quella loro stessa moneta, il film di Oliviero s'inserisce nel genere nato con Romanzo Criminale e proseguito, tra gli altri, con i film e le serie dedicate a Gomorra. In direzione opposta e contraria, il tentativo è quello, questa volta, di dar voce alle vittime, costrette da sempre a fronteggiare da sole il regime di terrore che regola le regioni dominate dalle organizzazioni criminali.
Così Amedeo s'iscrive fin dal principio nel registro dei combattenti destinati al fallimento. L'impotenza palpabile di fronte alla paura di chi sa ma non vuole parlare, è resa nella forma da una serie di personaggi ambigui che, interpellati a seconda della fase d'indagine, dimostreranno una vacuità per cui l'esito delle ricerche appare chiaro fin dalle prime scene, per poi dichiararsi apertamente nel tentativo di sviare le indagini con cartoline provenienti dall'estero. Il risultato è un'attesa che dura ancora oggi, dopo vent'anni di richieste disperate e di denunce da parte della famiglia per una degna sepoltura e il cadavere del figlio sparito durante una banalissima serata tra amici. Voli pindarici che riportano sempre a una falsa partenza sono qui chiara rappresentazione di un dramma palpabile, costretto a rimanere costantemente in agguato, nell'ombra di una razionalità che, nelle ultime parole delle autorità, suggerisce ai ragazzi i limiti da non oltrepassare nonostante la loro sete di giustizia.
"nato a Casal di Principe" è la storia vera, ovviamente romanzata nei dettagli, di una vicenda di cronaca nera del secolo scorso. Il film è certamente piacevole da seguire nelle ambientazioni e nella recitazione, purtroppo l'assenza di sottotitoli (almeno nella versione rilasciata sulla Rai) è una grave lacuna, in quanto nega ai non-aborigeni come me buona parte [...] Vai alla recensione »
La mancanza di sottotitoli impedisce, a chi non ha dimestichezza con le parlate meridionali, di seguire la maggior parte dei dialoghi del film e quindi accedere ai contenuti dell'opera cinematografica.
Ho letto un commento di pari contenuto: la difficoltà nel seguire l'audio in dialetto del posto. E lo condivido in pieno. Come se non bastasse mi pongo però anche una domanda: <<MA QUANDO IL FILM VARCA I NOSTRI CONFINI TERRITORIALI E VA ALL'ESTERO, CHE SUCCEDE?? VERRA' TRADOTTO NELLA LINGUA DOVUTA !!>> E perde quindi l'aspetto dialettale o no?? Perché [...] Vai alla recensione »
Dalla parte delle vittime. Dalla parte di chi non si piega alla camorra. Accettando il rischio di puntare tutto su un personaggio "buono", una persona comune come la stragrande maggioranza degli spettatori. Casal di Principe, in provincia di Caserta, nel lontano 1989. La storia, purtroppo realmente accaduta, del rapimento di uno dei figli di un imprenditore "pulito".
Poteva essere una sfida impossibile: un film di camorra, da una storia «realmente accaduta» intorno a Napoli. Ma Bruno Oliviero che l'ha raccolta è riuscito a entrare con delicatezza in una materia sensibile, come tutte quelle che mettono in gioco la vita di qualcuno, e trasformarla in narrazione. Tutto è vero perché tutto è esplicitamente messo in scena, luoghi, persone, accadimenti in una forma che [...] Vai alla recensione »
Con «Nato a Casal di Principe», tratto dal libro autobiografico di Amedeo Letizia che racconta la tragedia del fratello minore Paolo rapito e mai più ritrovato sul finire degli anni 80, il regista Bruno Oliviero e gli sceneggiatori Maurizio Braucci e Massimiliano Virgilio hanno portato a termine un film che resta e resterà impresso grazie alla tenuta delle sequenze, alla pertinenza delle recitazioni [...] Vai alla recensione »
Amedeo Letizia nel 1989 era un aspirante attore di Casal di Principe, poco più che ventenne e in cerca di successo a Roma. Quando suo fratello sparì nel nulla, Amedeo tornò a Casale a cercarlo: davanti al silenzio generalizzato, il sospetto più forte era che i camorristi lo avessero fatto sparire per qualche sgarro. La verità emergerà solo molti anni dopo.
Storia vera, ma qui non si cade nel "verismo" manierista e guardone dei nostri tempi, c'è anzi equilibrio e giusta distanza nel ricomporre un fatto (era il 1989), un delitto, un mondo disgraziato di clan e omertà dal quale l'Italia non riesce a liberarsi. Uno sgarro, una piccola rapina dove la camorra domina, e il 20enne Paolo Letizia scompare nel nulla.
Nato dal libro omonimo di Amedeo Letizia (con un passato da attore e ora produttore), il film racconta la vera storia di suo fratello Paolo, rapito, nel 1989, a Casal di Principe. Amedeo, che era a Roma per dei provini, torna a casa per iniziare la caccia ai colpevoli, con l'aiuto del cugino, imbracciando il vecchio fucile. Una ricerca tra paure, camorra, sensitive, famiglie distrutte.