Chavela

Film 2017 | Documentario +13 90 min.

Regia di Catherine Gund, Daresha Kyi. Un film Da vedere 2017 con Pedro Almodóvar, Elena Benarroch, Miguel Bosé, Liliana Felipe, Laura García Lorca. Cast completo Titolo originale: Chavela. Genere Documentario - USA, 2017, durata 90 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,55 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 8 agosto 2017

Un omaggio al coraggio e all'indipendenza della cantante messicana Chavela Vargas. Al Box Office Usa Chavela ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 127 mila dollari e 24,6 mila dollari nel primo weekend.

Consigliato sì!
3,55/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,10
CONSIGLIATO SÌ
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Cinema
Trailer
Vita e opera di Chavela Vargas in un documentario capace di trasformare le amarezze della vita in pura poesia.
Recensione di Tirza Bonifazi
lunedì 10 aprile 2017
Recensione di Tirza Bonifazi
lunedì 10 aprile 2017

Nel 1991 Catherine Gund vede per la prima volta Chavela Vargas nel concerto con il quale la cantante costaricana naturalizzata messicana tornava sulle scene dopo un ritiro durato dodici anni. Gund non sapeva ancora chi fosse Chavela, ma le chiede di poterla riprendere dal vivo nella successiva presentazione e da lì segue una lunga intervista che la regista avrebbe tenuto nel cassetto per più di vent'anni.

In Chavela quelle dichiarazioni fatte dalla cantante da sobria vengono intrecciate ad altre interviste, foto, materiale d'archivio - e alcune delle più belle canzoni interpretate dall'artista come sfondo - per raccontarla e raccontare allo stesso tempo il Messico di quegli anni, un paese che insegnò a Chavela a essere donna in un mondo di uomini.

Ma perché la accettassero avrebbe dovuto essere la più macho tra i machos, la più forte tra tutti, capace di batterli al bancone di un bar. E quando conobbe José Alfredo Jiménez, di cui fece suo il repertorio divenendo una diva della musica ranchera, Chavela seppe di aver trovato il compagno di sbronze ideale. È il figlio del leggendario compositore a raccontare delle parrandas, le feste a base di tequila di José Alfredo e Chavela che potevano durare giorni, quasi ci fosse una tacita competizione tra i due di chi cadesse per primo al tappeto. Il documentario di Catherine Gund e Daresha Kyi è pieno di questi aneddoti narrati da chi l'aveva conosciuta e dalla stessa Chavela, che ad un certo punto ricorda che al matrimonio di Liz Taylor ad Acapulco tutti finirono a letto con qualcuno, "io mi svegliai al lato di Ava Gardner". Sì, perché anche se per molti anni non ne parlò apertamente, perché in un paese machista e misogino non c'era spazio per le lesbiche, Chavela fu la prima ad aver osato cantare a una donna e aprì la strada ad altre omosessuali come lei.

Nell'anno in cui Chavela Vargas tornava a cantare di fronte a un pubblico, faceva la sua apparizione anche al cinema per mano del regista tedesco Werner Herzog che aveva utilizzato una delle sue canzoni in Grido di pietra. Quasi contemporaneamente, Pedro Almodóvar include la sua (e di Agustín Lara) "Piensa en mi" nella colonna sonora di Tacchi a spillo. Ed è proprio il regista spagnolo che rilancia la carriera di Chavela quando il pubblico messicano pensava fosse già morta. Dopo averle organizzato dei concerti in Spagna arriva a compiere il sogno che pareva impossibile, una notte all'Olympia in una Francia che ancora non sapeva chi fosse Chavela. L'accordo si chiuse perché Almodóvar promise di fare personalmente due settimane di promozione all'evento. Obbligò tutte le persone che conosceva a comprare i biglietti del concerto che finì per registrare il pieno totale. Fu un successo. Dopo l'Olympia tutta Parigi parlava di Chavela. Dopo arrivò anche il Bellas Artes con quella "Volver, volver" accompagnata dal grido del pubblico messicano e l'ovazione nel teatro più importante di Città del Messico. Poi cantò altri vent'anni fino a che il suo corpo (e la sua voce) la sostenne. In Chavela si racconta di come prima della fine la cantante volesse tornare a cantare a Madrid un'ultima volta. Voleva morire in scena, ma nonostante fosse molto malata riuscì a terminare il concerto. Allora decise di tornare a casa per dare l'ultimo respiro in Messico.

Quando morì nel 2012 Chavela aveva avuto molte vite, iniziando da quella che la vide nascere in Porto Rico nel 1919 come María Isabel Anita Carmen de Jesús Vargas Lizano, bambina incompresa da genitori che non accettavano la sua stravaganza e sessualità, e poi quella che la vide nascere in Messico, poco più che adolescente, come Chavela, la cantante che si vestiva di pantaloni e poncho in un'epoca in cui le donne indossavano solo gonne e che cantava con quella voce grave canzoni dedicate al gentil sesso. Tutte le vite di Chavela Vargas furono intense, tutte furono all'insegna della libertà, alcune furono più felici, alcune furono piene d'alcol e altre piene di donne. In ognuna Chavela rimase fedele a se stessa. Tutte queste vite sono parte di Chavela, un documentario capace di trasformare le amarezze della vita in pura poesia.

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