Titolo originale | The Rolling Stones Olé, Olé, Olé!: A Trip Across Latin America |
Anno | 2016 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Paul Dugdale |
Attori | Mick Jagger, Keith Richards, Ronnie Wood, Charlie Watts, Dale Skjerseth Paul Gongaware (II), Adam Wilkes, Joyce Smyth (II), Jane Rose, Ivald Granato, Osvaldinho da Cuíca, Frankie Enfield, Javier Batiz, Armando Molina Solís, Alex Lora (II), Barack Obama, Patrick Woodroffe, Darryl Jones, Chuck Leavell, Karl Denson, Tim Ries, Max Clifford, Bernard Fowler, Sasha Allen, Rick Hornreich, The Rolling Stones, Emi Stone. |
Uscita | lunedì 10 aprile 2017 |
Distribuzione | Wanted |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,02 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 12 aprile 2017
Un ritratto di una band ancora sulla vetta del successo, che ha visto tutto ma che è ancora affamata e desiderosa di esplorare nuovi orizzonti.
CONSIGLIATO SÌ
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Nel 2016 la rock band più famosa e longeva di tutti i tempi è stata impegnata in una tournée in nove città del Sud America. La tappa più clamorosa che si aggiunge a queste è stata l'Avana, Cuba. Il Paese ribelle per antonomasia, dove gli Stones non hanno mai messo piede prima e dove la loro musica è (come molto altro) stata bandita a lungo.
L'evento era già stato consegnato alla posterità dal film concerto The Rolling Stones - Havana Moon in Cuba, diretto da Paul Dugdale, che con questo titolo, costituito massicciamente di immagini di pubblico ad alta temperatura emotiva, integra il precedente, in una sorta di dittico sudamericano. Esattamente come in Havana Moon, Jagger e Richards tengono a ricordare come le dittature abbiano sempre censurato la loro musica ed esaltano anche scesi dal palco il valore di speranza e democrazia che la recente apertura politica di Castro simboleggia.
Ma anche per il fan più cieco è quantomeno discutibile l'automatismo per cui la performance mastodontica e complessa di una macchina da soldi come la band (che Richards sintetizza con «sembra un circo, abbiamo costruito la tenda e la pista») si possa dire «una spinta al cambiamento», un'esportazione di democrazia - inserita tra l'altro al culmine di un'agenda programmata per l'isola (a settembre 2015 la visita di Papa Francesco e il 20 marzo 2016, solo cinque giorni prima del concerto all'Avana, quella storica di Barack Obama, che di fatto annuncia l'arrivo della band).
Per non dire poi che in nessuno dei due film né i musicisti né gli organizzatori spiegano come si sia potuto finanziare un concerto gratuito di tale portata (oltre un milione di spettatori dichiarati, sessantuno container fatti arrivare dal Belgio).
Anche l'occasione di girare un succulento dietro le quinte della tournée viene accantonata, ed è un peccato, perché sarebbe stato bello sapere di più delle figure nascoste ma cruciali dell'operazione, come Joyce Smith, manager della band, e Jane Rose, di Richards.
Una scelta di campo nemmeno troppo mascherata, a favore di un prodotto che inizia come un divertimento virtuosistico, con un movimento ascensionale iniziale dal piatto del vinile alle favelas. Niente è "rubato", tutto è messo moltissimo in scena: gli Stones sono maestri in questo e in questa direzione vanno la scena in cui Jagger strizza l'occhio all'obiettivo prima di entrare sul palco di Cuba, il virtuosismo del drone che abbraccia la spiaggia peruviana e poi si avvicina all'attico di un super albergo dove Richards strimpella a bordo piscina, e altri momenti coreografici in esterni e interni.
Il film è anche smaccato veicolo promozionale (il logo è onnipresente) pensato a favore di un mercato più entusiasta e meno sensibile di quello europeo e nordamericano alla naturale obsolescenza del gruppo. Ma, per fortuna, è in parte anche felice documento di diversi saperi musicali: non capita spesso di sentire Happy suonata dai mariachi messicani o vedere Ron Wood parlare di come la pittura completi il suo lato musicale, o Charlie Watts rivelare quale sia il sogno di un batterista. Più posticci gli inserti sulle soste in caccia di elementi tipici locali e in particolare sui rolingas, i seguaci degli Stones in Argentina, dove hanno suonato per la prima volta nel '95 ma sono considerati al pari di guide spirituali, probabilmente frutto del passaggio di un vero e proprio culto tra i coetanei di Mick & soci e i loro figli e nipoti.
Se l'unico elemento di tensione è dato dall'incertezza dell'organizzazione cubana, a tenere insieme tutto, come sempre, è la collaudatissima scaletta dei Rolling Stones. La loro performance si aggrappa a quel suono viscerale, primitivo, dagli arrangiamenti ormai ben oltre la destrutturazione. E su quello non c'è (mai) niente da obiettare, se non il particolare significativo che gli altri musicisti della band non vengono mai presi in considerazione né citati.
A prendere la scena sono ancora e sempre loro, Jagger e Richards: in studio, quando in pochi secondi sintetizzano qual è il senso di fare le prove; in un guardaroba, mentre ricordano com'è nata Honky Tonk Women, regalandone una versione acustica; nelle loro stanze lussuose d'albergo, quando ricevono i fan/emuli o si affacciano sapendo che li aspettano in strada per una foto. Due vecchie volpi abituate a flirtare con ogni tipo di obiettivo fotografico da più di cinquant'anni. E del resto le quattro facce sono quelle di chi si gode divertito e meravigliato ogni goccia di quel pubblico caldo, da stadio calcistico, al limite dell'isterico, che la regia gratifica con decine di controcampi dal palco. Quanti altri, alla loro età, possono vantarsene?
In anteprima al Toronto Film Festival 2016.
Il concerto all'Avana è previsto per febbraio 2016. La preparazione della tournée sudamericana ferve fin dagli ultimi mesi del 2015: far suonare i Rolling Stones in quel continente, quasi "inedito" per loro, è un'impresa logistica paragonabile a un G8, a un'Olimpiade. La partenza del tour sarà il 3 febbraio a Santiago del Cile, poi date in Brasile, Uruguay, Argentina, Perù, Colombia.