Titolo originale | Satoshi: A Move for Tomorrow |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Giappone |
Durata | 123 minuti |
Regia di | Yoshitaka Mori |
Attori | Ken'ichi Matsuyama, Masahiro Higashide, Sometani Shôta, Yûko Araki, Ken Yasuda Lily Franky, Tokio Emoto, Michitaka Tsutsui, Kô Maehara, Keiko Takeshita, Toshiyuki Kitami, Taketo Arai. |
Tag | Da vedere 2016 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,34 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 24 aprile 2017
La storia del maestro Satoshi Murayama, del suo talento nel gioco degli scacchi e della sua battaglia contro una malattia incurabile.
CONSIGLIATO SÌ
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L'ultimo lungometraggio del giapponese Yoshitaka Mori si distingue dai precedenti lavori del regista per la natura non-fiction del proprio soggetto. Satoshi: A Move for Tomorrow infatti si ispira al libro omonimo di Yoshio Osaki e racconta la storia vera di Satoshi Murayama, giocatore professionista di shogi (versione giapponese degli scacchi) detto il "gigante di Osaka", deceduto all'età di ventinove anni dopo aver combattuto con una rara e terribile malattia diagnosticatagli fin dall'infanzia.
È proprio a causa del suo corpo ritenuto inutile e difettoso che Satoshi decide di dedicarsi allo shogi, facendo di questo gioco la sua unica ragione di vita, cui dedicare tutte le proprie forze, mentali e fisiche, con il solo obiettivo di sconfiggere il suo rivale Habu e ottenere il meijin, uno dei maggiori titoli nello shogi giapponese.
Ad interpretare Satoshi è un magistrale Matsuyama Ken'ichi - attore celebre per i suoi ruoli in Nana e Death Note - qui chiamato ad affrontare una sfida attoriale da non sottovalutare: oltre a dover ingrassare venticinque kg, Ken'ichi ha dovuto cogliere le varie sfumature di un personaggio complesso, realizzando un'interpretazione limpida e commovente.
Presentato in chiusura del Tokyo International Film Festival del 2016, il biopic di Mori ha tutte le carte in tavola per raggiungere un pubblico internazionale, inclusi spettatori non esperti di shogi, molto popolare in Giappone. Senza peccare di lentezza, il film ritrae un personaggio eccentrico, al limite del disadattato, che con uno stoicismo degno di un samurai riesce ad affrontare la malattia e considerare con disarmante lucidità il poco tempo che gli resta da vivere.
Nessuna scena strappalacrime, nessun accento posto sul dramma della vicenda: il film racconta con decoro e dignità una vita segnata dalla malattia e una morte imminente, riuscendo a coinvolgere lo spettatore grazie a una colonna sonora suggestiva, che Yoshihiro Hanno realizza unendo sonorità tipicamente giapponesi a musiche più occidentali.
Con i primi piani sui volti contratti dei giocatori e i dettagli delle pedine strisciate - e sbattute - sulla scacchiera, e facendo un insolito e sapiente uso del ralenti, Mori costruisce scene di forte suspense, dove gli avversari si sfidano in scontri in cui la tensione è alle stelle e lucidità e fermezza sono le sole doti richieste. L'atmosfera che si respira è quella di un ring, in cui il boxer deve essere in grado di gestire la propria solitudine e concentrarsi sulle tattiche dell'avversario: non a caso il regista ha dichiarato di essersi ispirato a Raging bull di Martin Scorsese per le scene delle sfide.
In questo film sulla lotta per la sopravvivenza, ma ancor prima per la vittoria, per Satoshi l'unica cosa che conta è pensare alla prossima mossa, sfruttare ogni istante del proprio tempo per raggiungere l'obiettivo: vincere e imprimere il proprio nome nella memoria dei giocatori di shogi.