Titolo internazionale | A Young Girl in Her Nineties |
Anno | 2016 |
Genere | Documentario |
Produzione | Francia |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Valeria Bruni Tedeschi, Yann Coridian |
Attori | Thierry Thieû Niang, Blanche Moreau . |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 14 novembre 2016
Blanche, giovane ragazza di novant'anni si innamora del coreografo, e la sua malattia diventa la malattia dell'amore.
CONSIGLIATO SÌ
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Presso il reparto geriatrico dell'ospedale Charles Foix d'Ivry il coreografo di fama internazionale Thierry Thieu Niang tiene un laboratorio di danza con i pazienti affetti dal morbo di Alzheimer. Attraverso la danza si crea una forma diversa di comunicazione che mette in rete anche chi ha ormai disabilità fonetiche o è affetto da ossessioni. Una paziente in particolare, Blanche Moreau di 92 anni, entra in relazione con il coreografo fino al punto di innamorarsene e di dichiararglielo.
Il documentario di Valeria Bruni Tedeschi impone una duplice riflessione il che implica, anche se potrebbe sembrare strano, un giudizio negativo ed uno positivo. Sgombriamo subito il campo ed iniziamo con il primo. Chiunque abbia avuto anche solo l'esperienza di essere fermato in strada per un'intervista volante sa di aver dovuto firmare una liberatoria per l'utilizzo della sua immagine. Viene quindi naturale chiedersi chi abbia autorizzato immagini che entrano direttamente nell'intimità di persone che sono avviate su un percorso di progressiva perdita di consapevolezza. Sono stati i parenti o, in loro assenza, la direzione dell'ospedale? È molto difficile poter pensare che lo abbiano potuto fare loro stessi. Questo pone un problema di eticità: fino a quale punto si possono catturare e fissare le emozioni di persone che non sono consapevoli (o lo sono solo in modo molto limitato) di quanto sta accadendo intorno a loro? Perché (e qui veniamo al versante positivo sul piano strettamente cinematografico) la camera di Bruni Tedeschi è in grado di cogliere anche i quasi impercettibili lampi nello sguardo delle persone ricoverate e invitate da Niang a partecipare ad un'attività insolita. Si coglie soprattutto la loro estrema fragilità sia quando sono devastate da ossessioni (una donna è convinta che le abbiano ucciso il figlio ancora infante) sia quando in loro si accende la luce di un ricordo per quanto confuso. Su tutte svetta Blanche Moreau con un cognome che invita, anche se forse inconsapevolmente, un'infermiera a far riferimento a Jules e Jim. È lei che comunica al coreografo, dapprima timidamente e poi lasciandosi andare fino ad abbandonare la sicurezza di un bastone per deambulazione, il nascere di un sentimento che non ha limiti d'età e che va oltre gli insulti che la malattia può apportare al corpo. Qui torna una domanda a cui ognuno è chiamato a dare una risposta personale: quanto quel sentimento che Blanche dichiara finisce con il configurarsi come un'ultima illusione prima della morte o quanto invece si configura come un'ultima luce accesa nel grigiore degli ultimi giorni di una vita.