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Ultimo aggiornamento giovedì 7 aprile 2016
Waris Dirie nasce in un villaggio della Somalia e il padre la vende a un uomo di sessant'anni: Waris non accetta quel destino e fugge. In Italia al Box Office Fiore del deserto ha incassato nelle prime 12 settimane di programmazione 108 mila euro e 108 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Waris è una bellissima ragazza somala che si ritrova catapultata nel cuore di Londra, a piedi nudi e con un passaporto fasullo in mano. A Londra incontrerà prima un'aspirante ballerina, Marylin, che, malgrado il temperamento bizzarro e la diffidenza iniziale, diventerà la sua migliore amica, e poi un celebre fotografo di moda, che saprà riconoscere in lei il potenziale di apparire sulle copertine di tutto il mondo. Ma Waris ha un passato oscuro, di cui fanno parte alcuni eventi traumatici nella nativa Somalia: l'infibulazione che tocca in sorte a moltissime bambine africane e il matrimonio combinato, a 13 anni, con un vecchio di cui diventerebbe la quarta moglie. Waris, il cui nome significa Fiore del deserto, si sottrae al suo destino scappando prima a Mogadiscio poi in Inghilterra, dove prenderà a poco a poco consapevolezza non solo della sua bellezza fuori dal comune ma anche dei suoi diritti come donna e come essere umano.
Fiore del Deserto racconta la vera storia di Waris Dirie, top model di fama internazionale nonché portavoce ufficiale della campagna dell'Onu contro le mutilazioni femminili. Dirie ha ripercorso la sua vita avventurosa nell'autobiografia su cui è basata la sceneggiatura del film, scritta dalla regista americana di origini tedesche Sherry Hormann, e realizzata da una giovane casa di produzione indipendente di Verona, la Ahora! Film. La scelta più importante era naturalmente quella della protagonista, ed è la più felice del film: ad interpretare Waris è un'altra supermodella che proviene dalla stessa parte del mondo (anche se è etiope e non somala), Liya Kebede, che al suo debutto cinematografico si rivela non solo perfetta per il ruolo, ma anche un'ottima interprete. È dai tempi dell'esordio di Audrey Hepburn, allora conosciuta solo come modella, in Vacanze romane che non si vedeva un passaggio così riuscito dalle passerelle di moda al grande schermo.
Kebede, di una bellezza devastante, sa essere leggera e profonda, comunica gravitas africana e desiderio di emancipazione londinese, grazia e timidezza, paura e determinazione, ingenuità e buon senso, suprema vulnerabilità e altrettanto suprema dignità.
Accanto a lei funziona molto bene Sally Hawkins nei panni dell'amica Marylin, in qualche modo non meno seducente di Waris, vulcanica e pasticciona, goffa e sfacciata, sgarrupata e orgogliosa. Le scene fra le due attrici sono le più divertenti di un film che deve raccontare anche la tragedia ma riesce a farlo alternando il melodramma ai momenti comici. Timothy Spall nei panni del celebre fotografo Terry Donaldson e Juliet Stevenson in quelli della direttrice di un'agenzia di modelle con la sindrome di Pigmalione sono adeguati comprimari.
Hormann ha un forte senso del cinema, evidente in alcune sequenze - come la scena dello specchio e quella della scala mobile - e fa scelte coraggiose come quella di mescolare orrore e comicità - la scena della visita ginecologica - anche se talvolta cede alla sottolineatura retorica, gravata da una musica incessante che accompagna tutte le parti drammatiche del film. Ma è impossibile non innamorarsi di Waris-Liya che saltella sul set fotografico o si raggomitola in un portone londinese, che prima tiene gli occhi bassi per pudore e modestia e poi li solleva con fierezza davanti alla sala conferenze del Palazzo di vetro. Questa è quel che si chiama una star performance, e poiché il film si regge interamente su di lei, Liya Kebede traghetta Fiore del Deserto fuori dal pericolo di trasformarsi in un feuilleton televisivo.
Waris Dirie all'età di 13 anni fugge dalla propria famiglia in Somalia per scampare a un matrimonio forzato. Aiutata dalla nonna a Mogadiscio viene inviata a Londra dove diventa una serva all'interno dell'Ambasciata Somala. Questo la esclude dall'apprendimento della lingua inglese e quando il governo somalo cadrà, non volendo rientrare in patria, si troverà sperduta in una metropoli. L'aiuterà una commessa di grandi magazzini, Marilyn. Waris, che diventerà una top model nota in tutto il mondo, conserva un tragico segreto: l'ablazione dei genitali esterni.
Desert Flower non è un film relegabile con superficialità tra le opere 'didattiche' su tematiche sociali. Sherry Hormann, con la collaborazione della vera Waris Dirie e dell'altrettanto famosa modella Liya Kebede (che la impersona sullo schermo) raggiunge perfettamente l'obiettivo di intrattenere facendo pensare. L'odissea di una bambina nomade e mutilata (nel corpo e nello spirito) che diventa una delle modelle del Calendario Pirelli non vuole tramutarsi in una favola di Cenerentola adattata ai nostri giorni. Grazie anche alla sempre vulcanica presenza di Sallky Hawkins (la Poppy di Happy Go Lucky) il film trasmuta di volta in volta dal dramma alla commedia per poi ritornare al dramma e suscitare quel particolare tipo di commozione che può muovere all'azione.
Perché se il tema della lotta alle mutilazioni sessuali è al centro dell'azione che Waris Dirie continua a condurre come ambasciatrice dell'Onu Desert Flower affronta anche i problemi dell'immigrazione con il susseguirsi di leggi di cui i soggetti interessati non sempre sono a conoscenza e quello del difficile processo di integrazione anche quando la Natura ti ha dotato di un aspetto decisamente superlativo.
Il colore della pelle continua a contare e, soprattutto, resistono pregiudizi atavici e altrettanto atavici attaccamenti alla tradizione e ai costumi del popolo da cui si proviene. Waris ne esce e si fa portavoce di una guerra in cui sono state vinte alcune battaglie ma il cui esito finale è ancora distante se si considera che si calcola che quotidianamente 6000 bambine nel mondo subiscano mutilazioni sessuali.
Tratto dall’omonimo libro autobiografico, il film ripercorre la vita di Waris Dirie, iniziata nei deserti africani e proseguita nel mondo delle top model. Nata in un villaggio della Somalia, da una famiglia di nomadi con dodici figli, subì l’infibulazione più o meno all’età di cinque anni. Quando ne aveva tredici, il padre la promise in sposa come quarta moglie a un uomo anziano.
Anche se basata su una storia vera,la pellicola è piuttosto romanzata in alcuni passaggi e nei coprotagonisti,tutti abbastanza eccentrici. Qualcuno dunque potrebbe leggere la pellicola come una sorta di favoletta moderna,ma solo ad una prima occhiata. Indubbiamente la sceneggiatura poteva essere più "sostanziosa" ma ciò non toglie nulla al "cuore" del [...] Vai alla recensione »
"Desert Flower"(2009, Sherry Horrman con Lyla Kebede) è veramente un film empatico, toccante, senza mai essere retorico, larmoyant, inutilmente melodrammatico. i Flashback sono assolutamente adeguati, mai delle"zeppe", rappresentando una realtà, quella della bambina e ragazzina somala che sfugge, giù da bambina, a un terribile matrimonio combinato camminando [...] Vai alla recensione »
C'é una dimensione di favoletta, che sgradevolmente contrasta, che forse volutamente contrasta, con l'autentica tragedia di cui ci parla il film di Sherry Hormann. E c'è una colonna sonora insopportabilmente retorica a commentare i lati oscuri di questa storia. Ma poi tutto tace, la musica e la favoletta, quando la mostruosità ci viene sbattuta in faccia.
Una pratica tremenda, un film denuncia ma che fa' anche sorridere, su tutte la scena della protagonista Waris che per la prima volte mette il tacco 12. Veramente grazie alla distribuzione indipendente Ahora ! film di Verona questa opera arriva nelle sale, senza queste piccole distribuzioni non ci sarebbe spazio per un cinema cosi' , che fa' emozionare, piangere, sorridere, riflettere. [...] Vai alla recensione »
Il film nonostante la lunghezza non stanca. Interessa per il fascino della storia e perché in maniera pregnante rivela l'oribile pratica dell'infibulazione che dovrebbe indignare ogni donna e far riflettere che noi stiamo immettendo in Europa molta Africa senza riflettere sulle conseguenze, convinti di cambiarla mentre saranno loro a cambiare il nostro mondo e a portarci a una guerra [...] Vai alla recensione »
Non solo la storia, la trama, la sceneggiatura sono forti, anche gli attori sono bravissimi, in primis la modella africana che e° veramente una top model e indepreta divinamente la parte, poi cè Timoty Spall che ricordo nel signore degli anelli e la manager, una Juliet Stevenson da applausi, non perdete questo film
conuiga moda, bellezza, passione, dolore, un film che lascia il segno nelle vite di tutti, specialmente adesso che l'Africa e l'Europa sono cosi . . . . lasciamola dire al pubblico, dite qui cosa ne' pensate di questo film grazie