Titolo originale | Kurîpî: Itsuwari no rinjin |
Anno | 2016 |
Genere | Thriller |
Produzione | Giappone |
Durata | 130 minuti |
Regia di | Kiyoshi Kurosawa |
Attori | Yuko Takeuchi, Teruyuki Kagawa, Masahiro Higashide, Haruna Kawaguchi, Hidetoshi Nishijima Takashi Sasano, Ryôko Fujino, Toru Baba, Musa Muhammed Olayinka, Misaki Saisho, Naoko Satô, Masahiro Toda. |
Tag | Da vedere 2016 |
MYmonetro | 3,27 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 28 aprile 2016
Takakura viene richiamato da un collega per indagare sulla scomparsa di una famiglia. Ma questo è solo il primo di una serie di misteri.
CONSIGLIATO SÌ
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Il detective Takakura è specializzato nello scovare i serial killer e studiare cosa li conduce a compiere simili atti. Dopo un caso che porta a un sanguinoso confronto con uno di questi, abbandona la polizia per dedicarsi all'insegnamento accademico su temi di criminologia. Intanto la moglie Yasuko cerca di conquistare la fiducia del nuovo vicinato, in particolare del curioso e sgradevole Nishino, che vive con moglie e figlia nella villetta accanto.
Ci sono pochi registi così fedeli alla propria poetica e al proprio stile, da risultare riconoscibili a partire da un singolo frame prelevato a caso da un loro film. Kurosawa Kiyoshi è uno di questi. E l'affermazione non deve suonare in nessun caso come la denuncia di un limite o di una tendenza alla ripetizione. Al contrario, l'iterazione è parte integrante di un cinema che lavora sui simboli, sulla realtà che non si vede, su ciò di cui è capace la psiche umana, per definizione invisibile. Al di là di alcune evidenti deviazioni dal percorso - Tokyo Sonata, License to Live - un buon numero di opere del regista di Kbe è caratterizzato dalla continuità di temi e scelte stilistiche. Ma è nel dettaglio, talora infinitesimale, che si scorge un significato capace di ribaltare i (nostri) preconcetti e rivelare la (nostra) vera natura.
Come Cure, probabilmente la summa dell'opera di Kurosawa, anche Creepy tratta di un detective scisso tra razionalità e suggestioni altre, di un nucleo familiare dilaniato al di là dell'apparenza, di tecniche di persuasione ignote e invisibili che svolgono una funzione maieutica sull'individuo ad esse predisposto. Laddove Cure provava a spiegare (poco) di quel che avveniva e a sfiorare il reame dell'occulto, Creepy - tratto da un romanzo di Maekawa Yutaka - preferisce concentrare la sua analisi sulla famiglia e sulla sua disgregazione, come se qualcosa della dissezione sociale di Tokyo Sonata fosse permeato nel tessuto J-horror di Cure.
Protagonista un ambiguo e repellente Kagawa Teruyuki, uno dei migliori attori della sua generazione, che si contrappone al detective di Nishijima Idetoshi, accecato dalle troppe certezze e costretto a trovare la verità affrontando i propri demoni.
Il tutto viene raccontato con un ineguagliabile senso dell'inquadratura e della sua costruzione. In Creepy, diversamente ad esempio da quanto avviene in Retribution, non sono i colori a svolgere un ruolo simbolico. È piuttosto la loro assenza, la totale desaturazione che porta quasi a una scomparsa del sangue dai cadaveri, a raccontare per immagini lo svuotamento - di ricordi, emozioni, amore, affetti - di cui è oggetto il nucleo familiare. Gli spazi chiusi e ostili o i cortili pieni di cianfrusaglie che dividono una casa dall'altra non fanno che ribadire una sensazione di frustrazione e abbandono, destinata a deflagrare nel catartico climax finale. Un epilogo che sa di accettazione della sofferenza come ineluttabile compagna dell'esistenza, elemento di possibile condivisione anziché di vana separazione.