The Wednesday Child

Film 2015 | Drammatico 94 min.

Regia di Lili Horváth. Un film Da vedere 2015 con Kinga Vecsei, Zsolt Antal, Szabolcs Thuróczy, Annamária Németh, Enikö Börcsök. Cast completo Titolo originale: A Szerdai Gyerek. Genere Drammatico - Ungheria, 2015, durata 94 minuti. - MYmonetro 3,35 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 27 gennaio 2016

Un dramma sociale sui giovani emarginati costruito intorno a un intenso personaggio femminile.

Consigliato sì!
3,35/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,20
CONSIGLIATO SÌ
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Trailer
Un'opera prima di tutto rispetto in cui la regista coglie con acuta sensibilità il bisogno d'amore della sua protagonista.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Maja è poco più che maggiorenne, vive con un compagno che ruba e che le ha dato un figlio, Kristian, di cui non vuole sapere nulla perché lo ritiene un idiota visto che non parla. Kristian cresce, così come è accaduto da piccola alla madre, in un orfanotrofio. Maja potrà averne la tutela solo quando dimostrerà di potersene occupare avendo anche un lavoro.
Lili Horvath firma con questo film il suo primo lungometraggio come regista realizzando un'opera di tutto rispetto nella quale si avverte una costante empatia con la protagonista alla quale la macchina da presa sta accanto partecipe anche quando sbaglia. Perché Maja è stata abbandonata dalla madre che le ha lasciato come unico ricordo un biglietto di auguri di buon compleanno e ora si trova ad essere madre a sua volta con il desiderio preciso di offrire condizioni di vita diverse a un figlio che è voluto solo da lei. Oltre alle vicende che l'hanno toccata nell'intimo e che ancora condizionano il suo passaggio dall'adolescenza all'età adulta c'è (oggi più che mai grave) il problema del lavoro.
Senza lavoro (e con il compagno da cui sembra incapace di staccarsi) Maja non può far sì che Kristian vada a vivere con lei. Ecco allora che Horvath ci mostra il percorso che è necessario seguire per poter accedere a un microcredito che consenta di iniziare un'attività in proprio. Lo fa senza didascalismi, sottolineando come sia difficile ottenerlo (e come il suddetto sia collegato a una sorta di 'tenuta' contemporanea di più unità lavorative) ma anche come sia facile perderlo. Grazie alla straordinaria prestazione di Kinga Vecsei lo spettatore può leggere nello sguardo di Maja rabbia, disillusione, speranza, amore materno, desiderio e un'altra vasta gamma di sentimenti. A seguirla e a comprendere il bisogno di quella dignità che il lavoro può contribuire a consolidare è un apparentemente piccolo uomo, János, colui che deve certificare o meno le idoneità per l'accesso al microcredito.
La regia scruta le tensioni tra i due ma anche la fiducia che finiscono per nutrire reciprocamente anche se Maja deve tenergli nascosti sia il compagno che l'esistenza di un figlio. Figlio che non fa uso della parola ma che ha sguardi e gesti che non nascondono il suo bisogno d'amore e di condivisione di vita e che la regista coglie con acuta sensibilità.

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