Titolo internazionale | Let's Talk |
Anno | 2015 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Sergio Rubini |
Attori | Fabrizio Bentivoglio, Isabella Ragonese, Maria Pia Calzone, Sergio Rubini . |
Uscita | giovedì 19 novembre 2015 |
Tag | Da vedere 2015 |
Distribuzione | Cinema |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,78 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 19 ottobre 2017
Vanni e Linda ospitano due amici, Alfredo e Costanza, decisi quella sera a sfogare le loro frustrazioni. Nel tentativo di contenerli, i due finiranno per scendere a loro volta in campo. Il film ha ottenuto 3 candidature ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office Dobbiamo parlare ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 532 mila euro e 224 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Vanni e Linda convivono in un attico in affitto nel centro di Roma. Vanni scrive romanzi, Linda 'collabora' ai suoi romanzi. Tra un vernissage e una mostra di Basquiat, frequentano Alfredo e Costanza, una coppia sull'orlo di una crisi di nervi. Alfredo è un chirurgo col vizio della sveglia presto e dell'amante, Costanza una dermatologa con le medesime abitudini. Decisi a sfogare le loro frustrazioni nel salotto degli amici, Alfredo e Costanza prendono in ostaggio la coppia e recriminano a voce alta passato e presente. Nel tentativo impossibile di contenerli, Vanni e Linda finiscono per scendere in campo e a darsene anche loro di santa ragione. Qualcuno al termine della notte finirà per farsi male.
Accomodato da qualche tempo nei salotti (quasi sempre) romani, il cinema italiano discute il nome da dare ai propri figli o gli assegni di mantenimento da firmare alle proprie mogli, recuperando la trattazione esplicita della materia politica. Così in interni borghesi situati nel cuore di Roma vivono famiglie di sinistra, che seguono la linea arte-spirito-ragione-vulnerabilità-astrattezza, 'assediate' da famiglie di destra, che infilano il filo rosso cibo-sesso-denaro-istinto-concretezza.
Dobbiamo parlare non si sottrae alla logica di attribuzione di valori che estende a ogni campo (la scopa è di sinistra, l'aspirapolvere di destra) e aggiunge una concentrazione tutta mucciniana sulla dimensione totalizzante del sentimento amoroso. Se da una parte, come nella celebre canzone di Gaber (Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra?), Sergio Rubini mette in scena la disparità culturale sinistra-destra, illustrata in passato dallo scontro fantozziano 'proiezione del Potëmkin e partita di calcio', dall'altra contrappone sul divano due coppie capaci soltanto di parlare di loro stessi e preoccupate soltanto della fedeltà del partner (e al partner).
Nel salotto di un attico sabotato (scaldabagno che non scalda, infissi permeabili all'acqua, impianto elettrico cortocircuitato) per non offendere troppo la sensibilità dello spettatore 'fuori porta', l'ideologia diventa una sorta di continuazione degli aspetti sentimentali e amorosi che costituiscono gli ingredienti più superficialmente evidenti del film. Dobbiamo parlare schiera a sinistra la coppia Ragonese-Rubini, con la loro visione dell'amore radical e progressista (al matrimonio preferiscono la convivenza) e a destra la coppia Calzone-Bentivoglio, conformista e benestante (il loro legame è fondato esclusivamente sui beni materiali). In bilico sui mali politici e su quelli sentimentali, Rubini prova a fare dialogare le parti con risultati naïf nel modo di vivere la propria appartenenza sentimentale, sociale, politica. Le parole sbraitate e sguaiate, per dissimularne l'inefficacia e l'approssimazione, non riescono a tessere una commedia sul rischio della verità a tutti i costi. Riuniti i protagonisti per fare il punto delle loro reciproche relazioni, Rubini li condurrà a una sorta di tregua, uno spazio in cui lasciarsi o riprendersi. A mancare tuttavia è la plausibilità dei passaggi emozionali, delle pulsioni personali, delle successioni di alleanze e delle ostilità inattese. Per tenere il ritmo, la fluidità e lo sviluppo drammatico, per corrompere la commedia di un rancore progressivo o condurre i personaggi verso un'implacabile misantropia, serve un controllo che difetta ad autore e attori. La regia conferma il riassorbimento compiuto dell'ideologia negli oggetti del rito borghese, le interpretazioni, martirizzate da una storia di 'mal di pancia' ancora una volta collocata a 'destra e a manca' e nel quartiere romano 'bene', il trionfo del canone recitativo televisivo, in cui ogni espressione e gesto è enfatizzato, sottolineato all'estremo, esasperato, amplificato. Il volto e il corpo che patisce di più il processo di omogeneizzazione è quello di Fabrizio Bentivoglio, a cui Rubini affida intollerabilmente un ruolo 'coatto' che contrasta la sua naturale (e luminosa) inerzia. De Sica cameriniano (Il signor Max), Bentivoglio abbandona l'accento nativo per un gergo greve che, pur disertando la sua immagine, conserva sotto la barba bianca il candore gaglioffo. Chiuso in un interno e lontano dalla (sua) terra che ha prodotto il cinema più ispirato, complesso, sanguigno e corporeo di Sergio Rubini (Tutto l'amore che c'è, L'anima gemella, L'amore ritorna, La terra), l'autore pugliese perde la visione d'insieme finendo per allontanarsi da quello che ha evidentemente tentato di vedere meglio. La presunta crudeltà di Dobbiamo parlare si rovescia in isteria e dentro una commedia che ha idee sbrigative sull'amore, azzardate sul décor e confuse sulla storia, fissando nello stesso appartamento il manifesto di Mao e il ritratto di Kafka. Scrittore immaginifico 'estromesso' da un'utopia eversiva (mancata e dogmatica), confluita in Italia nel vuoto incartato della sinistra sempre divisa (Vanni/Linda) e opposta all'ottimismo berlusconiano della destra ricongiunta dagli 'interessi' (Alfredo/Costanza).
DOBBIAMO PARLARE disponibile in DVD o BluRay |
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Ognuno in balia della ragione dell’essere, rinchiuso in una solitudine che si veste di amicizia ed amore per non rimanere nudi a contatto con la paura di se stessi. In un attico borghese nel centro di Roma, bello quanto l''immagine che ci si cuce addosso per non rivelare le crepe di ogni umana fragilità pronte ad aprirsi al primo diluvio, in una sola nottata la pioggia invade le pieghe più nascoste [...] Vai alla recensione »
"Dobbiamo parlare" è una commedia italiana con l'odore ed il sapore delle commedie americane di una volta. Una commedia come quelle di Jack Lemon, di Katherine Hepburn, di Spencer Tracey. Quelle commedie "d'appartamento" dove non serve altro che una buona sceneggiatura e dei buoni attori e voilà: il film è servito. Senza effetti speciali. Sergio Rubini dirige tre splendidi interpreti, oltre lui [...] Vai alla recensione »
Non ho mai particolarmente smaniato per Sergio Rubini, ma in questo caso secondo me ha colto nel segno. Film che più claustrofobico non si potrebbe immaginare (interamente girato nel soggiorno di casa dei protagonisti) e ricalcato su "Mariti e mogli" (l'ultimo film girato dal vero Woody Allen prima di essere rapito dagli alieni), conserva tuttavia, a mio parere, una certa originalità.
Polanski e il cast di Carnage sono obiettivamente un''altra cosa. Tuttavia il risultato e'' accettabile e Bentivoglio ottimo.
Lo preferisco decisamente nella sua prima maniera. Innanzitutto non mi piacciono i film che riproducono ua scena teatrale, infatti già Carnage non mi aveva entusiasmato ma almeno si sentiva la mano di un grandissimo maestro di cinema. Non parliamo poi di Le prènom e del suo omologo italiano Il nome del figlio. Insomma, poteva bastare. A parte questo,è un argomento importante trattato [...] Vai alla recensione »
Ho visto Dobbiamo Parlare alla Festa del Cinema di Roma e l'ho adorato. Una brillante commedia italiana che riesce, grazie a quattro ottimi interpreteti e a dialoghi mai scontati, ad intrattenere e a far riflettere. Due coppie diverse, quella Rubini-Ragonese e quella Bentivoglio-Calzone, le cui storie si sviluppano all'interno di un appartamento romano all'apparenza perfetto, che si scopre [...] Vai alla recensione »
Buona commedia italiana che seguirete fino alla fine perlomeno per vedere come andrà a finire. Gli attori hanno indubbie capacità recitative,su questo non ci piove,tuttavia mi sembra che il Rubini "regista" abbia caricato eccessivamente in negativo i difetti di ambedue le coppie ed esagerato su alcune situazioni o alcuni comportamenti.
Film italiano. Sergio Rubini. Un po come la Buy (che non è del film) interpreta quasi sempre se stesso. Vediamo. La storia è semplice. Una nottata in piedi per due coppie. Una stereotipo di destra. L''altra stereotipo di una coppia radical chic di sinistra. Inizio senza alcun particolare interesse. È la fase della messa in scena del tradimento nella coppia di destra.
"Dobbiamo Parlare" è l''ultima commedia di Sergio Rubini in cui il regista mette a confronto due coppie di coniugi molto diverse l''una dall'' altra all''interno di un bell''appartamento nel centro di Roma. Sergio Rubini, Isabella Ragonese, Fabrizio Bentivoglio e Maria Pia Calzone sono gli esponenti delle due coppie che, a causa della scoperta di una relazione clandestina da parte del famoso chirurgo [...] Vai alla recensione »
Rubini si rifà in maniera esplicita al Polanski di Carnage e costruisce un'opera teatrale accettabile con dialoghi in certi momenti accattivanti. A lungo andare subentra un po' di monotonia legata soprattutto ai personaggi di Rubini e della Ragonese. Poco sfruttato Bentivoglio, sicuramente il più in forma dei quattro. Vedibile
Amo questo film perchè esalta l'efficacia terapeutica della parola. Non c'è nulla di più risolvente di un bello scontro orale ben condotto. Si corre il rischio di arrivare a dire brutture inaudite che comunque da qualche parte ristagnano dentro di noi, lasciamole uscire. Non conosco modo migliore per sconfiggere l'ipocrisia, l'ansia, [...] Vai alla recensione »
Nella vita di coppia succede che arriva all'improvviso un momento in cui si sente la necessità di parlarsi e di dirsi tutto quello che si pensa l'uno dell'altro. E' il momento della verità, da temere perchè può talvolta provocare la fine di un amore. Per Linda e Vanni quel momento arriva all'improvviso il giorno del loro anniversario.
Bella commedia,un carnage all'italiana,non originale ma ben scritta e diretta da un Rubini in forma...piece teatrale ben rappresentata grazie ai dialoghi effervescenti ed il riuscito confronto di coppia...e la grande interpretazione di un Fabrizio Bentivoglio straripante per divertimento e, come sia riuscito perfettamente ad incidere con la parlata romanesca.
Non è che un intimista, innamorato della sua terra folkloristico fino a toccare il fantastico, non possa anche esprimere tutto quello che di estremo c'è nell'animo umano! Cosa crede che possa uscire fuori da quattro persone tanto fuori di sé da essere sincere? Di tutto. Ah... cosa fa la finzione quando ci si è abituati! Al cinema ce né troppa, questo è il problema!
Una scialba e goffa imitazione di CARNAGE di Roman Polanski. Consiglio vivamente di bypassare questo sottoprodotto e riguardare direttamente l''originale. Anche perché Bentivoglio non ha mai recitato così male e la Ragonese invece sembra che non abbia mai recitato. E forse è così! Per finire la Calzone sempre brava e Rubini c''è a chi piace. Si può non vedere!
rendere una trama teatrale efficace per il grande schermo non è mai facile in quanto il pubblico è diverso, in questo caso Rubini è stato bravo a tenere i giusti ritmi ed i giusti equilibri. Non mi è piaciuta la recitazione di Bentivoglio, troppo sopra le righe e poco cinematografica. Per il resto è una buona pellicola, a basso budget, ma ricca di contenuto.
L’amicizia interclassista e i rapporti d’amore a tavolino, in un attico di Roma Sergio Rubini ci vuol dire la sua, a modo suo, e se il suo modo di fare e rappresentare mi entusiasma da sempre, qua la scelta dei personaggi non mi convince, dottori e intellettuali poco credibili nelle loro peripezie sentimentali. Pero’ il film e’ divertente.
il film si svolge tutto nell’arco di una notte romana presso l’attico dove convivono due fidanzati, lui è uno scrittore, lei è la sua ghostwriter. Qui giungono i loro migliori amici, una coppia sposata, lui cardiochirurgo, lei dermatologa. Mi è sembrato di assistere ad un’opera di teatro ma con il valore aggiunto del giusto ritmo da film con un mix incandescente [...] Vai alla recensione »
Ottimo film per merito di una sceneggiatura impeccabile, per la bravura degli attori e per la felice scelta del Rubini regista di usare l'unità di tempo e di luogo. Un unico piccolo neo, peraltro non rilevato negli altri commenti: (per me) troppo turpiloquio. O.K., oggi si parla così. Ma un po' di misura...
Film noioso a volte irritante, dal sapore di piatto riscaldato, un acido cinepanettone.
Nel laboratorio sentimentale che accoglie i quattro personaggi di Dobbiamo parlare, è la Costanza di Maria Pia Calzone a mettere in moto un gioco al massacro di parole che girano a vuoto e attacchi che non portano, almeno per lei, a nessuna reale presa di coscienza. Costanza, moglie infedele di Alfredo e consorte tradita da Alfredo, si risveglierà l'indomani come se niente fosse stato e in attesa di sferrare soltanto la prossima ostilità.
Una commedia non può rivelarsi senza un attore che serva il testo e sottolinei il carattere delle parole. Dobbiamo parlare evolve e divampa nel talento dei suoi attori misurati e sfidati in salotto sopra a un divano fino a quel momento, quello della loro entrata in scena, immacolato. Continua » Dentro una cocktail mise che non andrà oltre la soglia di casa, Rubini infila la naturalezza e la grazia lieve di Isabella Ragonese.
Dobbiamo parlare gravita intorno a un misfatto, un adulterio che in un crescendo di scontri, confronti e alleanze sfocia in un conflitto allargato e consuma il disastro sotto la vernice della buona educazione. L'evento scatenante è incarnato dal cardiochirurgo di Fabrizio Bentivoglio, che sfida la sua naturale inerzia e forza la sua voce 'confidenziale' nei panni di un personaggio sbilanciato, tronfio e scomposto.
Dobbiamo parlare, di primo acchito, ci fa pensare all'espressione di chi ci annuncia un confronto serio e preoccupante, come spiegano anche i materiali di lancio del nuovo film di Sergio Rubini. Ma se leggiamo la frase in altro modo, "dobbiamo" può anche diventare sinonimo di "siamo costretti a", "non possiamo fare altro che", quindi nel senso di "parlare è il nostro dovere". La sfumatura non è peregrina, dal momento in cui il film chiude i suoi protagonisti in pochi metri quadri e li costringe a un confronto verbale continuo e ossessivo.
Anfitrione consumato ed esperto di buone maniere, Sergio Rubini è il padrone di casa di Dobbiamo parlare e di un attico che fa acqua da tutte le parti. Dimora che tampona come la vita del suo personaggio: Vanni, un romanziere col blocco dello scrittore e il complesso della fidanzata ghostwriter, che lo ama alla luce del sole e lo assiste (artisticamente) nell'ombra. Coppia motrice di un gioco verbale impulsivo e sollecito a difendersi dagli attacchi degli ospiti, Vanni e Linda moderano come possono i coniugi avversari, bastimento carico di infedeltà, doppiezza e raggiro, che minaccia il loro ménage [...]
Il nuovo film di Sergio Rubini, Dobbiamo parlare rispolvera la grande tradizione del cinema ambientato tutto in una lunga notte. Una notte di discussioni, trasformazioni, svelamenti e confronti che si risolve solitamente in un'alba catartica. I lungometraggi tutti ambientati in una sola notte sono viaggi metafisici, avventure che possono rimanere chiuse in una stanza oppure allargarsi ad un'intera città, ma riguardano sempre un percorso spirituale che si consuma nella parte nascosta della giornata e che si scioglie con il più esemplare dei nuovi inizi, quello di un sole che sorge.
Nonostante abbia diretto 12 film (l'ultimo, Dobbiamo parlare, in anteprima in questi giorni alla Festa del Cinema di Roma) Sergio Rubini (classe 1959) è ricordato sempre come attore. Anche giustamente, data l'importante carriera cinematografica e teatrale come interprete. Cerchiamo però di correggere il tiro, perché il Rubini cineasta è vario e interessante. Anche discontinuo, sia chiaro: a fronte di film riusciti (La stazione, 1990) o molto riusciti (La terra, 2006) ve ne sono anche di velleitari (La bionda, 1992, Il viaggio della sposa, 1997) o francamente brutti (L'uomo nero, 2009).
Sono le coppie che paiono frantumate quelle che resistono di più, nella quotidiana vitalità di silenzi, cupezze, accuse e minacce. Sono le coppie che a furia di chiamarsi amore e di tubare dolcezze tacendo i contrasti, di colpo, un giorno, scoppiano per eccesso di bugiarda felicità. Quanto cinema ci ha raccontato di questi scontri, di questi idilli, e adesso Sergio Rubini mette insieme due coppie di [...] Vai alla recensione »
Acuta, sottile e crudele commedia drammatica, di evidente impianto teatrale. Ne é ottimo autore, oltre che interprete, Sergio Rubini, scrittore in crisi, compagno, in scena, di Isabella Ragonese. Nel loro attico romano irrompe furente l'amica dermatologa Maria Pia Calzone: il marito chirurgo Fabrizio Bentivoglio la cornifica. Che notte, appena il fedifrago raggiunge gli altri tre.
Certo la sorpresa e l'interesse sarebbero stati maggiori se non si fosse visto di recente l'assai simile «Il nome del figlio», senza voler tirare in ballo l'elenco di precedenti (capeggiato ovviamente dal «Carnage» polanskiano) ben vivo nel ricordo di ogni cinefilo. In ogni caso «Dobbiamo parlare» dodicesimo film di Sergio Rubini regista, è un tentativo coraggioso di allargare l'orizzonte delle recenti [...] Vai alla recensione »
In una coppia c'è sempre il momento nel quale qualcuno invoca o minaccia: «Dobbiamo parlare». Lei, di solito, considerando la pigrizia e la viltà maschili. E lì le cose si complicano invece di chiarificarsi, il gioco si fa duro al posto di ammorbidirsi. «Le parole per dirlo», come suonava un magnifico titolo di Marie Cardinal, sono infatti spesso logore o insufficienti, mentre il melodramma è in agguato [...] Vai alla recensione »
Dobbiamo parlare...». Scagli la prima pietra chi - stando in coppia - non ha pronunciato almeno una volta questa frase. Volendo divertirci con le statistiche, scopriremmo che sono soprattutto le donne, con una schiacciante maggioranza di trenta-quarantacinquenni, a invocare chiarimenti, spesso sull'onda di un'emozione. A pretendere una discussione seria.
Vanni e Linda non sono sposati ma vivono felicemente il loro amore da dieci anni in un attico con vista su Roma. Una sera, mentre stanno uscendo per andare a una festa, piomba loro in casa un'amica carissima di tutti e due, Costanza, che racconta piangendo di aver scoperto che Alfredo, suo marito, ha un'amante. I due pur pensando alla festa che li attende, cercano in tutti i modi di calmarla ma mentre [...] Vai alla recensione »
E' nato prima lo spettacolo teatrale o il film? Il perché della domanda lo capirete subito vedendo il nuovo lungometraggio di Sergio Rubini, Dobbiamo parlare, scritto dallo stesso Rubini con Carla Cavalluzzi e Diego De Silva, e presentato ieri sera alla Festa del Cinema di Roma. L'intero film - a parte la scena finale, quando la telecamera lascia l'appartamento per inquadrare Roma dall'alto - è [...] Vai alla recensione »
Vanni (Sergio Rubini) e Linda (Isabella Ragonese) sono una coppia felice: vivono In un attico neln centro di Roma, sono due intellettuali «di sinistra» (lui è un affermato sciittore, lei la sua musa e ghostwriter). I due loro migliori amici sono una coppla apparentemente antitetica: Costanza (Maria Pia CaIzone) eAlfredo (Fabrizio Bentivoglio), dermatologa lei, cardiochirurgo lui, sono «di destra, [...] Vai alla recensione »
Il cinema nostrano riscopre la commedia boulevardier, già aggiornata oltralpe ai costumi attuali da Yasmine Reza e altri, ma nel caso di Dobbiamo parlare non si tratta di un rifacimento. Il testo è firmato, in collaborazione con Carla Cavaluzzi e Diego da Silva, da Sergio Rubini anche regista e interprete; e se l'idea di un gioco al massacro (o «carnage») in un salotto borghese non è originalissima, [...] Vai alla recensione »
Un pesce rosso spettatore dal suo acquario. Un attico tra i tetti di Roma. Uno scrittore e la sua giovane compagna ghostwriter in pieno intreccio amoroso nell'incantesimo che si schianta quando la coppia dei loro migliori amici, un celebre quanto zotico chirurgo e sua moglie dermatologa, piomba in soggiorno come Alien nell'astronave Nostromo litigando per un adulterio consumato da lui.
E se Dobbiamo parlare fosse il primo grande film processuale dell'era di Whatsapp? Addio giudici, tribunali, avvocati, ormai gli "imputati" si accusano e si difendono da sé, dentro le mura di casa. E non ci sono nemmeno più quelle belle giurie popolari di una volta con il loro corteo di facce, psicologie, conflitti di classe e cultura su cui facevano leva accusa e difesa.