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Ultimo aggiornamento venerdì 15 gennaio 2016
Un documentario sulla Rivoluzione ucraina del 2014. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar,
CONSIGLIATO SÌ
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È il novembre del 2013, l'Ucraina è ufficialmente indipendente da più di vent'anni, ma, mentre i cittadini guardano a Ovest e a un accordo di libero scambio con l'Unione Europea, il premier Janukovyc guarda a Oriente, a un prestito economico dalla Russia. Quando la firma dell'accordo con l'UE salta, annullando la più cruciale delle promesse elettorali, la popolazione di Kiev scende in piazza Maidan (già teatro della cosiddetta rivoluzione arancione del 2004). Un messaggio su Facebook e in poche ore i manifestanti divengono centinaia, poi migliaia, decine e centinaia di migliaia, in ansia per il futuro dell'economia. Winter on Fire racconta quei novantatré giorni, a cavallo del Capodanno, in cui una generazione cresciuta libera ha lottato strenuamente per rimanere tale, per scongiurare l'avvento di uno stato di polizia, per affermare il diritto a destituire un governante sulla base dello stesso patto democratico che ha portato alla sua nomina.
È un racconto che comincia con il diritto, prosegue con la resistenza e finisce col (primo) sangue. Il racconto dei giorni che hanno sconvolto l'Ucraina e che, afferma tacitamente il montato, dovrebbero sconvolgere altrettanto chi assiste a quella cronaca, per quanto al sicuro, dall'altra parte dello schermo. Ed è quello che succede, non si può certo restare indifferenti di fronte all'escalation del faccia a faccia tra la moltitudine di ucraini di diverse età, lingue e religioni, da una parte, e le forze dell'ordine dall'altra, e all'assassinio di massa da parte di quest'ultime dei compatrioti disarmati. Afineevsky, che è un regista solido ed esperto, sa quello che vuol fare: nessuna analisi politica, nessuna ricapitolazione storica, solo raccontare il momento, la sua energia, rigorosamente dall'interno e da una parte della barricata.
Le riprese sono tutte di prima linea, ben ancorate ai luoghi dell'accaduto e testimoni ravvicinate di cortine di fumo, notti di ghiaccio, scene di coraggio e di morte senza filtri. Al di là del valore informativo e dell'aderenza a quello che è ormai un genere in auge, il documentario politico sul campo, le riprese di Afineevsky sollevano anche una serie di domande che vanno oltre il focus specifico ucraino. Perché sono immagini nuove e allo stesso tempo appena viste, nelle quali si mescolano le tendopoli di Occupy Wall Street e gli abusi del G8 genovese, l'entusiasmo di piazza Tahir e l'orrore del conflitto ex jugoslavo. Si definisce così, mattone su mattone, film su film, un'epoca in cui al fatto di sapere tutto, addirittura di vedere tutto (e cioè di avere le prove), e di vederlo reiterarsi, non corrisponde un fare di tutto, al contrario.
Afineevsky partecipa alla rivoluzione nel suo ruolo di occhio meccanico ma non "obiettivo", e chiude su un parziale successo dei manifestanti, facendo del proprio girato un tributo all'eroismo e alla determinazione di tanti ucraini. Ma è impossibile non pensare che dove finisce questo reportage di guerriglia urbana inizia un terribile film di guerra che non ha ancora la parola fine.
Vedere questo film è un obbligo per tutti gli europei. Conoscevo la storia della protesta che ha portato alla rivolta in Ucraina in modo molto superficiale e non sapevo da che parte fosse la ragione. I media hanno raccontato tutto in modo confuso e credo che poche persone abbiamo davvero idea di ciò che è accaduto. Come possono fatti del genere accadere ancora oggi? Dove era l'Italia in quei giorni [...] Vai alla recensione »
Per chi volesse approfondire la questione ucraina su Netflix arriva il documentario Winter of Fire di Evgeny Afineevsky, presentato in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2015. Roba vecchia? Niente affatto perché vedrete Piazza Maidan al centro di Kiev in tanti telegiornali di questi giorni. NOVEMBRE 2013 Solo che in quella fine di 2013 e inizio 2014 la piazza principale della [...] Vai alla recensione »