La malattia del desiderio

Film 2014 | Documentario 57 min.

Regia di Claudia Brignone. Un film Da vedere 2014 con Vincenzo Arena, Francesco Auriemma, Vincenzo Barretta, Salvatore Cacace, Luigi D'Onofrio. Cast completo Genere Documentario - Italia, 2014, durata 57 minuti. - MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 27 maggio 2015

Il documentario è ambientato a Napoli, nel quartiere Fuorigrotta, tra lo stadio San Paolo e la storica sede della Rai.

Consigliato sì!
3,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Le drammatiche vicende di un centro di recupero napoletano, filmate da una giovanissima regista di sicuro avvenire.
Recensione di Emanuele Sacchi
Recensione di Emanuele Sacchi

Sotto lo stadio San Paolo di Napoli, dove ancora si sognano le gesta di Diego Armando Maradona, in una ex sala stampa, dimenticato dai più, c'è un luogo la cui sigla è divenuta una parola sola, dal suono secco e senza appelli. Il "sert", o meglio Ser.T,, Servizio per le Tossicodipendenze, dove uomini e donne sotto il giogo di una schiavitù, sia essa quella della droga, dell'alcol o del gioco, cercano conforto, aiuto, ascolto.
Claudia Brignone, giovanissima regista partenopea, sceglie di dedicare tre anni della propria vita a documentare ciò che avviene dietro queste mura, indagando con discrezione e affetto nel privato di vite estreme, talvolta irrecuperabili. Tre anni che diventano 57 minuti essenziali e potenti, un esempio di maturità sorprendente e sconosciuta a colleghi ben più navigati e rinomati. Brignone sceglie l'approccio caro a Frederick Wiseman, ponendosi apparentemente al di fuori della narrazione per immagini, nella penombra di un abisso di disperazione. Salvo concedersi una deroga, che pare quasi inevitabile di fronte alla struggente testimonianza di una paziente: la regista scavalca così un confine impalpabile e dialoga con il personaggio, ma lo strappo improvviso nello stile è avvertito come necessario e naturale, nell'escalation di empatia tra regista e protagonisti del documentario.
Il destino dei personaggi è infine svelato nei titoli di coda e con esso anche la ragione del final cut di un'opera che avrebbe potuto protrarsi all'infinito senza mai stancare. Una prova di padronanza del mezzo e di proprietà di linguaggio, di consapevolezza del proprio ruolo, assai più che sorprendente, considerata l'età di un talento di sicuro avvenire.

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