Anno | 2015 |
Genere | Thriller, Azione |
Produzione | Cina |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Ding Sheng |
Attori | Andy Lau, Qianyuan Wang, Ruofu Wu, Ye Liu, Xiaorui Zhao, Lu Peng Lu Cai, Suet Lam. |
Tag | Da vedere 2015 |
MYmonetro | 3,16 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 2 maggio 2016
La guerra tra la polizia e la malavita in seguito al rapimento di una stella di Hong Kong a Pechino.
CONSIGLIATO SÌ
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In un continuo sbalzo temporale tra quanto avvenuto prima e dopo il fatto, vengono ricostruiti il rapimento di Mr. Wu, star del cinema, e la cattura del suo rapitore Zhang da parte della polizia, che interroga il criminale per tentare di scoprire dove sia nascosto l'ostaggio prima che scatti il momento della sua esecuzione.
Al di là di offrire un solido poliziesco, fatto tutt'altro che ovvio nel panorama del cinema della Cina continentale, e un villain memorabile grazie alla caratterizzazione di Wang Qianyuan (la sua maschera ha qualcosa di Vincent Cassel e del suo vuoto esistenziale ne L'odio, mescolato alla crudeltà senza speranza dell'assassino di Fuochi d'artificio in pieno giorno), Saving Mr. Wu cerca e trova molto altro.
Prendendo spunto da uno sconvolgente fatto di cronaca, il rapimento dell'attore Wu Ruofu, Ding scrittura lo stesso Wu per un ruolo da poliziotto, e una superstar come Andy Lau nei panni dell'attore rapito. Con il risultato, quindi, di trasformare una ricostruzione fedele dei fatti, degna di un impeccabile procedural, in un MacGuffin per parlare di altro. Ossia per inscenare una sorta di mockumentary e riflettere sulla società (dello spettacolo) cinese e sulle sue insanabili disuguaglianze. La presenza iconica di Andy Lau e i suoi brillanti duelli verbali con il criminale Zhang sottolineano il divario incolmabile tra uomini che procedono a due differenti velocità, tra chi ha tutto e chi non avrà nulla, se non ciò che gli è possibile conquistare con una rivoltella. Una discriminazione che separa inesorabilmente persino chi condivide la stessa sorte e le stesse catene, come i due prigionieri, Mr. Wu e Xiao Dou, catturato perché erroneamente ritenuto ricco. Ma lo scafato assassino non può comunque fare a meno di sognare la vita della star "priva di problemi", né può smettere di credere che si tratti effettivamente di un paradiso, nemmeno quando quella vita è nelle sue mani. Neanche lui è immune alla polvere di stelle.
Una sfida ardita alla fabbrica dei sogni quella di Ding Sheng, in cui Zhang - senza spiegare mai perché sia stato proprio Lau il suo obiettivo - mette alla prova il coraggio della star, dimostrato in mille ruoli fittizi, in una situazione realmente al limite (ma che sappiamo essere, di nuovo, finzione). Il glamour, gli stuntmen e il teatro di posa sono rimpiazzati in un solo colpo dalle grezze immagini di un quartiere suburbano, dove la legge è un termine privo di significato. La dinamica tra prigioniero e carceriere viene continuamente ribaltata, fino all'epilogo, in un braccio di ferro psicologico che si avvale di colpi bassi e apprezzamenti reciproci, oltre che dell'autoironia del divo (le strizzate d'occhio all'eterna giovinezza di Lau e al suo repertorio canoro e cinematografico).
Forse gli scrupoli rimangono comunque troppi (Lau sembra esente da difetti, così come il corpo di polizia nel suo complesso) e la scomposizione tra fabula e intreccio è già vista e lievemente compiaciuta, ma per il percorso di Ding Sheng, già autore di un ottimo wuxia come Little Big Soldier, Saving Mr. Wu rappresenta un interessante punto di svolta, un sintomo di ambizioni autoriali ben riposte.