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Ultimo aggiornamento mercoledì 28 giugno 2017
Un ragazzo che fa parte di una famiglia ebrea che vive a New York decide di attraversare l'America e raggiungere Los Angeles. In Italia al Box Office Café Society ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 3,5 milioni di euro e 1,2 milioni di euro nel primo weekend.
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New York, anni Trenta. Bobby Dorfman lascia la bottega del padre e la East Coast per la California, dove lo zio gestisce un'agenzia artistica e i capricci dei divi hollywoodiani. Seccato dall'irruzione del nipote e convinto della sua inettitudine, dopo averlo a lungo rinviato, lo riceve e lo assume come fattorino. Bobby, perduto a Beverly Hills e con la testa a New York, la ritrova davanti al sorriso di Vonnie, segretaria (e amante) dello zio. Per lui è subito amore, per lei no ma il tempo e il destino danno ragione al sentimento di Bobby che le propone di sposarlo e di traslocare con lui a New York. Ma il vento fa (di nuovo) il suo giro e Vonnie decide altrimenti. Rientrato nella sola città in cui riesce a pensarsi, Bobby dirige con charme il "Café Society", night club sofisticato che diventa il punto di incontro del mondo che conta. Sposato, padre e uomo di successo, anni dopo riceve a sorpresa la visita di Vonnie. Con lo champagne, Bobby (ri)apre il cuore e si (ri)apre al dolce delirio dell'amore.
Commedia del piacere negato, Café Society è la cronaca di una storia d'amore mancata che ribadisce quello che per Woody Allen conta da sempre: il cinema, le donne, se stesso. Se stesso soprattutto perché la singolarità dell'autore risiede nella persistenza con cui ha dato centralità a un personaggio fino a mostrarne la crisi e lo svanire (Harry a pezzi, Hollywood Ending). È una persistenza che evidentemente appartiene al comico ma che Allen conduce sul piano della biografia seriale, declinata in diversi nomi, diverse professioni, diverse età e persino diverse età del secolo. E l'epoca questa volta è la seconda metà degli anni Trenta, Allen non precisa l'anno esatto ma è la Storia a collassare nel cinema e a depositare rovine nella commedia (i coniugi che hanno cenato con Adolf Hitler) attraverso la voce over dell'autore che si ritaglia il ruolo di narratore, misurando un dramma sentimentale con un dramma sociale. Non calca la scena del suo locale e fuori campo ci racconta una nuova storia, la storia di Bobby Dorfman in cui esprime ancora una volta il suo eroe romantico, falso perdente, schlemiel solo presunto e incarnato superbamente da Jesse Eisenberg. A lui, che arde di esaltazione amorosa e voluttuosa ironia, Allen delega se stesso, un se stesso più giovane e insicuro, ancora afflitto dai problemi con le donne, che crede ancora alle parole definitive e non crede più alle scene madri. Fuori dall'ombra in cui ha costruito i suoi migliori ruoli e sovraesposto nella luce accecante della California, Eisenberg pronuncia con esitante eloquio parole meditate e consapevolmente sbilanciate al di là di se stesse, sciolte nella fluidità del dialogo e sostenute da un sottotesto ritmico di meravigliosa resa comica.
Ma Café Society è tuttavia anche il trionfo dell'immagine autosufficiente. Tra grazia e catastrofe, tra guerra e pace, tra Los Angeles e New York, tra esterni e interni, Allen dimostra cosa sa fare col dialogo e cosa saprebbe fare senza perché il suo è un film di décor sovradimensionato e sovraffollato, figurativamente audace. Dopo aver rivitalizzato il cinismo di Billy Wilder (Irrational Man), con Café Society riemerge lo splendore sofisticato di Ernst Lubitsch svolgendo l'intermittenza amorosa di due personaggi inquieti lungo una superficie scintillante che lascia affiorare l'emozione, rimanda la realtà e approccia la morte non con l'arroganza di un giovane uomo che crede di aver scoperto i segreti dell'universo (Amore e guerra) ma con la saggezza di un vecchio signore che sa bene che il solo viatico contro l'estinzione sono i ricordi. Quelli che disegnano il suo intimo skyline, quello concreto della sua infanzia (Brooklyn) e quello accessibile solo con l'immaginazione e la fotografia di Vittorio Storaro (Manhattan).
Frammento di un unico e articolato biopic, Cafè Society rilancia la città-isola come il migliore dei mondi possibili, abitato in un breve incontro di sapore leaniano da Bobby e Vonnie, antenati di Alvy e Annie (Io e Annie) che ci lasciano allo stesso modo ostaggi di un sentimento e ci congedano in un clima di rinuncia e di struggimento da mélo. Ma l'impossibilità di compiere il desiderio, di trovarsi o pensarsi in due, stempera nella possibilità di richiamare alla memoria il primo amore ogni giorno della vita e nella certezza che l'oggetto di quell'amore lo ricambi nel medesimo istante. Istante perduto nel tempo e sciolto sul volto di neve di Kristen Stewart.
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La contrapposizione New York-California è sempre un tema avvincente per Woody Allen fin dai tempi di Annie Hall del 1977. Un altro elemento che stimola le fantasie di Allen è il periodo del New Deal, quello della seconda metà degli anni Trenta, di ripresa economica dopo la Grande Crisi. Il mito di Hollywood e della celebrity culture, attrae molta popolazione che sogna il successo, [...] Vai alla recensione »
Woody Allen,genio cinematografico,consacrato ormai da tutti il più grande commediografo degli ultimi quarant'anni,scrive e dirige ciò che immagina,immune da ogni influenza sociale che possa incidere negativamente nei suoi lavori,il suo set rasenta la perfezione,tutto è perfettamente reale nella finzione cinematografica. Questa volta il suo pensare ci riporta negli anni trenta,questo periodo importantissimo [...] Vai alla recensione »
Il ricco e movimentato quartiere di Los Angeles degli anni ’30 accoglie l’introverso e buffo Bobby Dorfman, emigrato dal bronx newyorkese in cerca di fortuna per intercessione dello zio Phil, a capo di un’agenzia artistica in cui le più grandi star s’incontrano e concludono affari. Questi, non felice della visita parentale, tanto da differire di giorno in giorno l’incont [...] Vai alla recensione »
Woody Allen ambienta questa storia negli anni 30, tra Hollywood e New York e sceglie come protagonista Bobby, un giovane ebreo che sta cercando di costruire la sua vita. Sceglie di trasferirsi ad Hollywood dove lo zio che lavora nel cinema può offrirgli un lavoro, e li si innamora di Veronica. Ma le cose non sono cosi semplici come appaiono. Bel film di intrattenimento, curato in tutto e che [...] Vai alla recensione »
Continua il ciclo "Liberty" di Woody Allen, sempre più raffinato ed elegante. Questo Cafè Society è una perla di stile, con meno humour rispetto ad altri lavori del regista ma maggiore profondità di sentimenti. Solamente un finale frettoloso, anche se amaramente splendido, probabilmente figlio di tagli in fase di montaggio, non gli permette di raggiungere lo status [...] Vai alla recensione »
Che film delizioso, che film delizioso. Era dai tempi di "Harry a pezzi" e di "Midnight in Paris" che non ne vedevo uno cosi' bello e convincente del sommo Allen. E' incredibile si faccia un film di tale eleganza oggi. Non una parola pesante, non un nudo, non un'esplosione. E ironia a fiotti che con sublime leggerezza, e una colonna sonora delle sue, passa sopra tutte le tragedie della vita, [...] Vai alla recensione »
Luci di Hollywood , luci di Woody I film di Allen possono cambiare storia , personaggi e ambientazione eppure sono e saranno sempre attuali. Non ho mai letto Shakespeare e aspettando che lo faccia , mi accontento di quello che dicono chi lo ha fatto , o chi lo recita , "Shakespeare è sempre attuale perché parla di sentimenti [...] Vai alla recensione »
Un film quasi perfetto, nelle scelte degli attori, nella fotografia, nelle scenografie, nei costumi,... forse anche troppo ben confezionato da risultare un po' artefatto, senza quelle sbavature che il più delle volte arricchiscono di anima le storie e i personaggi. Resta comunque un bel ritorno di Allen alle atmosfere jazz che tanto amiamo della sua cinematografia migliore.
Si puo' dire che da sempre, e in maniera piu' evidente negli ultimi anni, gli ingredienti che Woody Allen utilizza nella sua cinematografia siano in genere gli stessi: l'Ebraismo, con le sue regole morali, esistenziali e sociali, la ricerca affannosa di dare un significato profondo a questa nostra vita, il fastidioso problema dell' 'ineluttabilita' della morte e i sistemi che [...] Vai alla recensione »
I film di Woody Allen sono opere galleggianti, sospese in tempi e luoghi al contempo reali ed irreali. Ogni inquadratura di questo film è un piccolo capolavoro di equilibri, di colori, di luce, come folgoranti sono i dialoghi tra i vari personaggi e imprevedibile è la trama, con i suoi intrecci e situazioni. Siamo certamente nella Hollywood degli anni trenta, quella ruggente dei primi divi, delle ville [...] Vai alla recensione »
Amore, ambizione, successo, tradimento, religione, società, nostalgia; uno dei più longevi e prolifici cineasti dei nostri tempi, Woody Allen, torna dietro la macchina da presa con il nuovo lavoro "Café Society" e la fa battendo le consuete strade dell'ironia, dell'elegante critica, del cinismo raffinato. Bobby Dorfman, stanco di sgobbare nell'azienda di [...] Vai alla recensione »
Woody Allen continua a riciclare se stesso, rimescolando i medesimi ingredienti per trarne cocktails sempre accattivanti, bravi ragazzi un po' imbranati e gangsters simpaticamente spietati, il mondo rutilante della gloriosa stagione delle stars hollywoodiane e gli intramontabili standards del jazz, ebrei più o meno osservanti e l'inevitabile, romantica alba a Central Park, ambienti lussuosi. [...] Vai alla recensione »
compendio della cinematografia di Woody Allen dove in un viaggio autobiografico si mescolano ironia e malinconia sapientemente dosate con raffinata eleganza; Allen vive nel suo protagonista ,nelle sue debolezze nella sua insicurezza . l'affresco variopinto del mondo familiare che vi ruota attorno e' un capolavoro di sapiente comicita' ma anche di profonda disamina delle umane debolezze : il tutto in [...] Vai alla recensione »
Prendete gli stessi ingredienti di Manhattan, mescolate a piacere e voilà, ecco l'ultimo film del mitico Woody. Sono passati 36 anni ma la scrittura e la direzione non hanno perso un briciolo di smalto, anzi, invecchiando Allen ha aggiunto ancora più luce, più spettacolo e più bellezza al suo corrosivo e spietato sarcasmo. Un'ora e mezza di delizia pura con il solo rimpianto che finisce troppo presto, [...] Vai alla recensione »
Bobby, un giovane ragazzo ebreo lascia la sua città natale, New York, per tentare la fortuna a Hollywood dove troverà l'amore nella donna della sua vita. Purtoppo per lui, questa donna deciderà di seguire un futuro più agiato in cui il ragazzo non ha posto. Tornato a New York, Bobby riuscirà a fare fortuna (dimostrando che non era necessario andare così lontano), a mettere su famiglia, fino a quando [...] Vai alla recensione »
La domanda ripetitiva che mi sono posto dopo la visione del film è stata: ma caro Woody, hai 80 anni, hai fatto scuola per la tua ironia, intelligenza, critica al mondo, alla fede, agli ebrei, ecc. forse hai (visto ancora continui a sfornare film) di cambiare qualche cosa. Perchè invece no? Proprio così. Esci dalla sala e ti chiedi questo.
L'ultimo film di Woody Allen, "Cafè Society", presentato quest'anno all'ultimo Festival del Cinema di Cannes, è un'opera ambientata negli anni '30. Il titolo porta il nome del night club alla moda nella città di New York dove il protagonista di nome Bobby (Jesse Eisenberg) va a lavorare e la vicenda ruota tutta intorno a questo personaggio di origine ebrea.
Con l'età, Woody Allen diventa sempre più filosofico e distaccato dalla vita glamour-intellettuale-artistica intrisa d'ipocrisie. Raffigura una Hollywood solo in apparenza splendente, ma invece piena di serpi ciniche-velenose, sempre rampanti. Una Hollywood del vuoto glamour insomma. Con la sua solita genialità, Woody esprime tramite i suoi due giovani personaggi Bobby e Vonnie, entrambi arrivisti, [...] Vai alla recensione »
In Cafè Society ogni cosa è al suo posto , i costumi , gli ambienti , le musiche . La ricostruzione storica è perfetta , i dialoghi sono spassosi e le battute quasi sempre fulminanti .Quindi passati i primi momenti che sembrano , forse volutamente,un po' di assestamento il film ingrana le marce alte e si parte per un viaggio sofisticato , colorato e molto luminoso in [...] Vai alla recensione »
Un film scritto e diretto da Woody Allen. Scritto e diretto...e si vede. Dialoghi brillanti. La sottile, pungente, intelligente ironia del maestro Allen trapela da ogni gesto o parola di ciascuno dei protagonisti del suo film; perfettamente calzante il suo alter ego, Jesse Eisenberg nei panni del protagonista, affascinante pur nel suo aspetto mingherlino, talvolta insicuro.
Café Society, di Woody Allen, USA 2016 E' un film pieno di fascino , nella tendenza di un “Fashion movie” A partire dalla locandina manifesto, dove con un tratto di linea alla maniera Liberty, il profilo di una donna dal collo lungo e i capelli neri a caschetto ,e il segno di una lacrimuccia dorata sulla guancia , danno il senso di una malinconia retrò [...] Vai alla recensione »
Operazione nostalgia per Woody Allen, che ci accompagna, assieme a un timido ragazzo newyorkese alle prime esperienze nel jet set, nella Hollywood degli anni 30. Il giovane capirà che forse stava meglio dove stava, ma magari a Los Angeles troverà l'amore. Allen costruisce questo film come una commedia leggera, quasi leggiadra, che si sposta tra donne vestite di seta e star del cinema [...] Vai alla recensione »
Un film scritto e diretto da Woody Allen. Scritto e diretto...e si vede. Dialoghi brillanti. La sottile, pungente, intelligente ironia del maestro Allen trapela da ogni gesto o parola di ciascuno dei protagonisti del suo film; perfettamente calzante il suo alter ego, Jesse Eisenberg nei panni del protagonista, affascinante pur nel suo aspetto mingherlino, talvolta insicuro.
Il film si fa apprezzare soprattutto sul piano formale e narrativo. Una fluidità nello snocciolare fatti e eventi che procede senza sussulti di cui non ha bisogno . Unja leggerezza rara, uno sguardo distaccato che si raggiunge solo con grande senso dell'ironia. Tuttavia nulla di nuovo nei contenuti.
Woody Allen cineasta riconosciuto per avere uno stile molto intellettuale europeo redendola americana, dove i personaggi sono molto spesso rappresentati in modo elegante, nevrotici e alla fine interessanti. Il cineasta stesso scrive e dirige senza mai stancarsi, una pellicola all'anno. Café Society è una pellicola che fedelmente mette in luce i luoghi e le atmosfere degli anni 30, per caratterizzare [...] Vai alla recensione »
Ogni suo film,ogni sua uscita è sempre un grande evento. Un altro film godibile sempre stile Allen.Ormai ifilm di Woody,si alternano trai gialli,e commedie,e alcuni film anche entrambi. Con questo film si ritorna aal commedia,quella fatta bene dal maestro,tutto sul sentimento. Qui ci troviamo negli anni 30,a Los Angeles,dove un giovane di New York,vorrebbe lavorare nel mondo del cinema,aiutato [...] Vai alla recensione »
Come spettatore, quando vedo un film voglio rivivere sensazioni,sentimenti,riflessioni che lo stesso mi trasmette non contaminati da richiami e paragoni con precedenti opere delo stesso regista, cosa che è compito del critico. Ciò premesso, il film per le fotografie e i toni di luce di un grande Storaro è un trionfo di una epoca,gli anni 30,che fa parte dell'epica americana. [...] Vai alla recensione »
La biografia del regista stesso sicuramente insiste lungo tutta la storia del film. Questa volta però assume un carattere prevalente ed evidenziato la misoginia di W. Allen, cioè della donna che all'amore genuino e profondo nei confronti del giovane "spiantato e disoccupato" fa vincere la concretezza sicura dell'amante benestante! Sarebbe stato troppo semplice e scontato un epilogo diverso, anzi opposto. [...] Vai alla recensione »
Bello anche questo ultimo film di Allen che sembra sia tornato un po' al suo New York, ma portato agli anni trenta. La società dorata di Holliwood, le persone che contano del bel mondo a New York. Se non fosse che ad Allen si perdona tutto direi che questo film ha poche novità. Però chi ama Allen, trova sempre che quello che conta di più nei suoi film, sono i suoi dialoghi, [...] Vai alla recensione »
Tra Los Angeles e New York, cinema e locali blues Woody Allen si trova perfettamente a suo agio; Bobby, un giovane ragazzo ebreo newyorkese si trasferisce a Los Angeles per cercare fortuna, sperando nell’appoggio del potente zio, Steve Carrell, questa volta in un ruolo per lui insolito, che gestisce una importante agenzia di gestione di attori.
Pellicola in cui si vede chiaramente la mano del regista Woody Allen. Nonostante non ci sia nulla di nuovo all'orizzonte a livello di tematiche, il film comunque si lascia ammirare per la classe che solo il buon Allen riesce a trasmetterci. Ancora una volta in primo piano vi è il controverso rapporto d'amore tra uomo e donna e di come spesso la psicologia femminile sia spesso discordante e come tale [...] Vai alla recensione »
Ho visto "Cafe' Society" di Allen. Che l'aschenazita di Manhattan dietro la cinepresa ci sappia stare e che abbia mestiere e' assodato ab immemore. Ne consegue che sul piano formale niente e' da eccepire: perfetta la ricostruzione degli ambienti, centrata la scelta degli interpreti. La storia invece ha un ribaltamento di 180°: quello che interessa veramente l'autore, la ratio ultima che lo ispira, [...] Vai alla recensione »
Confezionato sempre in modo splendido (ottima la fotografia di Storaro, cosi come la scenografia e i costumi). Allen ritorna a maneggiare degli argomenti a lui cari (l' amore fra una donna giovane e uno piu vecchio di lei, il ricordo nostalgico degli anni d' oro del cinema ecc.) in maniera sempre più differente e moderna. Cita vari e numerosi nomi di star del cinema degli anni '40, tra loro Billy Wilder [...] Vai alla recensione »
Ambientato negli anni 30 il film racconta una storia che vede al centro i sogni di un giovane che passa dalla ricerca del successo al suo raggiungimento senza davvero però trovare quello che conta, un equilibrio con l’amore desiderato. Eravamo in due e abbiamo condiviso il giudizio. Noioso. Pur riconoscendo i meriti alla bellissima fotografia, agli ottimi attori e all’ambientazione [...] Vai alla recensione »
Da vedere. Inizia molto bene, lui è bravissimo nella rappresentazione dei rapporti sociali e nei dialoghi. Ci si ambienta subito e fin dall'inizio si intravedono una moltitudine di temi e di possibili sviluppi. Poi rallenta e si sgonfia ripiegando su un moralismo nichilista ipocritamente autoassolutorio. Credere in qualcosa significa decidere che la vita ha un determinato "significato" e quindi [...] Vai alla recensione »
In Italia siamo stati abituati al doppiaggio del grandioso Oreste LIonello, quindi già lì la voce narrante, sebbene tentasse di avvicinarglisi, è quello che è. Poi va bene che è stato girato in digitale, e che lì di lavoro per sarti, setdresser, truccatori e molto altro ce ne sia stato parecchio e molto ben fatto, ma alla fine (fine che sembrava cercata [...] Vai alla recensione »
Dopo aver letto praticamente quasi esclusivamente recensioni più che positive sull'ultimo lavoro di Woody Allen, dico la mia , pur sapendo di essere una voce fuori dal coro. A me Cafè society non è piaciuto, non mi ha trasmesso nulla, non mi ha emozionato e mi ha deluso. Parliamo dei pregi, che sono tanti , ma tutti puramente tecnici, una fotografia eccellente,elegante, raffinata, con dei primi piani [...] Vai alla recensione »
Un giovane ragazzo della New York anni '30 lascia la città per andare in California alla corte dello zio che gestisce un'agenzia artistica. Il ragazzo farà da fattorino per i divi e allo stesso tempo inizierà ad intrattenere una relazione con la segretaria dello zio. Niente di nuovo sotto il sole per Allen. Questo film conferma il momento grigio del regista dopo il non [...] Vai alla recensione »
…e se avesse perso il suo inconfondibile, geniale, unico tocco?! Se Woody Allen ormai non avesse più nulla da dirci. Forse non è più capace di farci, come da sempre, sorridere amaro, pensare, soffrire persino di fronte al tragico e beffardo duello tra Morte e Caso che solo lui sa inscenare alla perfezione…quasi come la vita vera! Come cancellare il ricordo delle risate da mal di pancia provocate in [...] Vai alla recensione »
Da vedere e rivedere. Una lezione di cinema ad ogni livello da due grandi intramontabili maestri: Woody Allen e Vittorio Storaro. Lunga vita a entrambi! Il finale, con il malinconico saluto all'anno che se ne va, più che a quello in arrivo, è in questo senso commovente. Ma il film stesso è la dimostrazione che il tempo - per citare una battuta di Café Society - non conta [...] Vai alla recensione »
Allen ci porta nell'America degli anni '30, immersi tra la Los Angeles che profuma di star del cinema e la New York patinata dei locali più in del momento; è l'epoca del Cafe Society, e come sempre al centro c'è l'amore, col proatagonista principale, Jesse Eisenberg che praticamente ricopre per gesti mimici, facciali, dialoghi e atteggiamenti il personaggio [...] Vai alla recensione »
piacevole e divertente, una considerazione sullo staf con Blake Lively e soprattutto Kristen Stewart appaiono bravissime nel recitare ed anche molto più belle ed affascinanti rispetto ai loro standard e quasi irriconoscibili in positivo, Allen però a questo punto per stupire ancora dovrebbe uscire dai pacchetti preconfezionati e realizzare qualcosa di più elaborato magari [...] Vai alla recensione »
Non amo particolarmente Allen ma avendo letto solo ottimi commenti ho voluto vedere questo film..... Al termine della proiezione mi sono sentita come quando si riceve un bellissimo pacco regalo, confezionato perfettamente.....bella la carta...un fiocco eccezionale. Ma.....quando si apre il pacco........ " che delusione" Ho pensato che l'acclamato cineasta ormai faccia : copia-incolla. [...] Vai alla recensione »
Bello, si percepisce carisma di Woody Allen, situazioni molto verosimili, il vicino di casa testacalda, la tua bella che se ne và per un uomo con soldi ma poi ti cerca, consoliamoci perchè aimè tutto mondo è paese, film piacevole.
La storia è abbastanza banale Woody ci ha dato cose migliori, si salva l'ambientazione, la fotografia e la bella interpretazione di Jesse Eisemberg che avevo già apprezzato nelle vesti del patron di Face Book, e rende tutto più gradevole la colonna sonora con pezzi jazz di pregio e musica di sottofondo che si innesta meravigliosamente nella storia.
Il film che mi era stato detto ripetitivo mi ha lasciata soddisfatta: Woody Allen fa passare due ore piacevoli con i temi a lui cari. L'ebraismo non è quello più avvertito ma ritorna con il suo senso della famiglia (seppure faticosamente accettato) e le tradizioni, l'idea che la punizione avviene più spesso qui in terra, il rispetto per la donna e il sentimento dell'aldilà che non è importante quanto [...] Vai alla recensione »
Film mediocre. Non vale nemmeno il prezzo del biglietto
Ha una buona classe, le immagini sono di buon gusto. Ottima la resa cromatica delle Cinealta.
Insieme a Basta che funzioni, Midnight in Paris e Blue Jasmine, uno dei migliori film di Woody Allen degli ultimi anni. I temi possono anche essere poco originali, ma costumi, musica e dialoghi sono da urlo. Malinconico e nostalgico, una vera chicca.
Ormai Allen ha esaurito le idee: i suoi film sono tutti uguali, stessi colori, stessi dialoghi stesse musiche. Cambia gli attori, utilizza personaggi famosi e crea anche scene gradevoli, ma su tutto domina un senso di superficialità e di estrema leggerezza come un qualcosa che passa su di noj e poi scivola via senza lasciarci niente. E questo film forse ha qualcosa in più rispetto agli [...] Vai alla recensione »
Tra le tante classificazioni interne della ormai enciclopedica filmografia di Woody Allen, risuona raramente quella che distingue i film in costume dai film contemporanei. Pur essendo vero che il maggior incasso di Allen a tutt'oggi - Midnight in Paris - ha fatto incontrare le due sottocategorie grazie a uno stratagemma, di solito il regista newyorkese tende a distinguere abbastanza chiaramente i due universi.
L'Allen in costume è apparentemente più posato, calligrafico, immette l'umorismo ebraico in contesti dove la storia della società americana contraddice sé stessa, mostra le sue vocazioni culturali, esprime al tempo stesso il motivo per cui vale la pena vivere e le radici del pessimismo alleniano.
Alcuni di questi titoli - Amore e guerra, per esempio - mostrano più che altro la capacità parodizzante del coltissimo Woody dei primi tempi; altri - come Una commedia sexy in una notte di mezza estate o La rosa purpurea del Cairo - trovano negli anni Venti un'atmosfera di "magica disillusione" struggente (che torna, sia pure in tono decisamente minore, con Magic in the Moonlight); altri ancora - come Pallottole su Broadway o Accordi e disaccordi - analizzano attraverso il prisma dell'industria culturale i rapporti di forza che dalla società si trasferiscono nell'arte, con gli esiti paradossali che Allen ha sempre saputo esprimere in modo geniale.
Quarantasettesimo film firmato da Woody Allen (nonché il suo primo in digitale), Café society è una storia di triangolo amoroso ambientata negli anni Trenta, decennio di cui Woody ama appassionatamente la musica e il cinema, Il giovane Bobby Dorfman lascia il Bronx e se ne va a Hollywood: un po' perché tentato dalle sirene della Mecca, un po' per liberarsi di una famiglia ingombrante.
Café Society è un Woody Allen rétro, ma di quelli in cui il sentimento della vita è meno cinico e nero. Siamo nella Hollywood dei secondi anni 30, e Bobby (Jesse Eisenberg)è un giovane ebreo del Bronx, arrivato a Hollywood sperando nell'aiuto dello zio agente di attori (Steve Carell). Lì incontra la bella segretaria Vonnie (Kristen$tewart), di cui s'innamora.
E ora non dite che Woody Allen fa sempre lo stesso film. Prima o poi ci siamo cascati tutti ed è vero che se sforni un titolo l'anno non sempre sono capolavori. Però con Café Society il grande newyorkese torna davvero alla sua forma migliore, quella di grandi film "al passato" come Radio Days, Zelig o La rosa purpurea del Cairo. E rimescolando il solito mazzo di carte infallibili comunica un senso [...] Vai alla recensione »
Con Café Society, Woody Allen ci regala un film - il 47° da lui diretto - che è un puro distillato del suo cinema: amore e nevrosi, New York contro Los Angeles, sguardo ironico-nostalgico sulla mitica Hollywood degli anni Trenta, ritratto umoristico di una tipica famigliona ebraica, etica e compromesso, fede a ateismo, crimini e misfatti. Solo che ora l'ottantenne cineasta sembra affrontare il sempiterno [...] Vai alla recensione »
Uomini d'affari, artisti, avvocati, modelle, agenti, attrici, attori, musicisti, politici, nobili e nuovi ricchi, ragazzi ebrei con il cuore infranto e qualche gangster - Cafè Society è film pensato come un romanzo, scritto (in digitale) con la luce di Vittorio Storaro e un orecchio alle intricate saghe famiIiari di lsaac Bashevis Singer. Dal Bronx degli anni trenta, Bobby Dorfinan (Jesse Eisenberg) [...] Vai alla recensione »
Woody Allen ha una grandissima capacità, comune a pochi autori: nei suoi film, gira e rigira, ci infila sempre gli stessi temi, ma, ogni volta, spiazzandoti per la sua peculiarità di farli apparire come nuovi, inediti, irresistibili. Quante battute avete sentito, ad esempio, nelle precedenti pellicole, sulla religione ebraica? Eppure, anche in questo Cafè Society si ride non poco con i siparietti dei [...] Vai alla recensione »
1930: Hollywood vive la sua golden age, New York la sua gangster era. Bobby viaggia dal Bronx a Los Angeles affidandosi alle raccomandazioni di zio Phil, famoso agente delle star. Ma più che un lavoro nel cinema, vi trova un amore travolgente e contrastato, Woody scrive & dirige, Storaro fotografa per lui ed è subito magia. Di quella maiuscola del cinema-nel-cinema composto da lustrini e pistole, da [...] Vai alla recensione »
Niente è più noioso di chi dice che Woody Allen fa sempre lo stesso film. Lo sappiamo, ci siamo cascati tutti ed è vero che se giri un film l'anno non tutti saranno capolavori. Però Café Society, che ha aperto fuori gara una Cannes nevrotica e distratta, sprizza in ogni scena la sicurezza del grande narratore. Anche se magari è un film "minore" e rimescola il solito mazzo di carte infallibili.