Titolo internazionale | Ocean |
Anno | 2014 |
Genere | Documentario |
Produzione | Serbia |
Durata | 70 minuti |
Regia di | Tamara Drakulic |
Attori | Erick Ballul, Ivana Bosnjacki, Daniela Covarrubias, Barbara de Leon, Phillip de Leon Maria Dorbakopoulou, Tamara Drakulic, Lyon Hamilton, Howard Hevern, Ana Ivanovic, Mark Macchetti, Brian Magaña, Carlos Magaña, Gwen Griffin Magaña, Janet Magaña, Rob Magaña, Chris Marseille, Milutin Petrovic, Mane Radovanovic, Freddie Statile, Lupli Tonel, Mate Ugrin, Trevor Ward. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 1 dicembre 2014
CONSIGLIATO NÌ
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La regista assieme al proprio compagno si imbarca su di una nave cargo con le ceneri di un caro amico e attraversa per la prima volta in vita sua l'oceano, dall'Europa fino alle isole del pacifico in cerca di un luogo dove spargerle, di un posto in cui possa "aiutarlo a morire", cioè sancire il definitivo abbandono attraverso lo spargimento delle ceneri.
Un'esplorazione del nulla, fatta di nulla. L'oceano di Tamara Drakulic non è un luogo d'avventure, di vita sottomarina o di confronto con se stessi ma una landa desolata da attraversare. Nemmeno un luogo in cui metaforicamente perdersi ma solo uno che si frappone tra una partenza e un arrivo. Il suo videodiario, tra partite a freccette e piccole attività quotidiane, tra paesaggi sconfinati e rumori ambientali, non cerca di estetizzare il viaggio, non vuole coglierne il bello ma il vuoto. C'è una nave in mezzo all'oceano che solca le onde e tutto è sempre uguale, un modo di intendere lo spostamento molto funzionale alla "missione" che la regista si è posta, il trasporto di un cadavere sotto forma di ceneri per un gesto ultimo d'amore.
Il punto d'arrivo (con ben poca fantasia "paradise island" nelle Hawaii) ovviamente sarà il contrario del viaggio, un posto lussureggiante che tuttavia è anch'esso guardato con un disincanto che nega qualsiasi celebrazione della bellezza dei luoghi. Non c'è niente da ammirare nel mare aperto nè sulle isole esotiche, c'è solo la missione e la noia.
Forse non era possibile asciugare più di così la mitologia del viaggio con le ceneri, che nel cinema di finzione vanta una lunghissima tradizione sentimentale, mentre in Okean diventa uno spostamento secco e asciutto, privo di qualsiasi emotività nonostante la voce fuoricampo della regista (molto presente) cerchi di dare profondità e grande afflato all'impresa.
Innamorata del proprio stile scarno e minimalista Tamara Drakulic non riesce nell'impresa di far innamorare anche il pubblico del suo naturalismo insistito, nè di farlo appassionare ad un viaggio teoricamente mastodontico ma praticamente molto banale.