Titolo originale | Patardzlebi |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Georgia, Francia |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Tinatin Kajrishvili |
Attori | Sergo Buiglishvili, Anuka Grigolia, Nita Kalichava, Mari Kitia, Giorgi Makharadze Tamar Mamulashvili, Giorgi Maskharashvili, Beka Samadbegishvili. |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
|
Ultimo aggiornamento sabato 13 settembre 2014
Nutsa e Goga sono una giovane coppia con due figli. La loro sarebbe una famiglia normale se non fosse che Goga è stato arrestato e Nutsa ha bisogno di sposarlo per fargli visita in carcere.
CONSIGLIATO SÌ
|
Nutsa è una donna georgiana che si divide tra il lavoro in una sartoria e i due figli piccoli. Il suo compagno, Goga, è in carcere. Ha già scontato quattro anni, gliene restano altri sei. Un'attesa estenuante, che la coppia prova a rendere meno amara sposandosi. Il sistema carcerario georgiano, infatti, consente le visite solo ai parenti più stretti, ufficialmente riconosciuti. Il matrimonio, alquanto sbrigativo e a tratti surreale, avviene dietro le sbarre. Ad attendere, palpitanti, con Nutsa ci sono altre donne di ogni età, decise a regolare di fronte alla legge unioni ben più forti dei ferri ai polsi dei detenuti.
Ha il sapore dell'attesa quest'opera prima diretta dalla promettente regista e produttrice georgiana Tinatin Kajrishvili. L'attesa di una donna che, pur ancora giovane e attraente, sceglie di rinunciare alla vita rimandandola a un domani indefinito, un domani che forse - ne è consapevole - arriverà troppo tardi. La forza e il contegno con cui affronta questa prova d'amore raggiungono l'apice quando, grazie a un ammorbidimento del regolamento carcerario, Nutsa ottiene, dopo quattro lunghi anni, di trascorrere un'intera giornata e una notte con il proprio uomo. È un evento, questo, che spezza la monotonia di giorni che scorrono incessantemente uguali, in attesa di una telefonata, una lettera o un breve colloquio attraverso un vetro.
L'incontro, voluto e temuto come il primo appuntamento, si consuma in una stanza del carcere, più confortevole di una cella. Tra quelle mura si svolgono rituali familiari quasi banali, che sanno di eternità e impossibilità.
Sta tutto lì - più che nel finale a sorpresa - il senso profondo di un film delicato e lieve, raccontato e diretto con sguardo decisamente femminile. Un film in cui gli uomini sono il centro di tutto, ma totalmente fuori fuoco. Non sappiamo neppure perché Goga è in carcere e non sentiamo il bisogno di saperlo. Alla regista non interessa suggerire giudizi morali, ma solo scrutare, con profondo rispetto e una timida ammirazione, la battaglia lenta e silenziosa di una donna che resiste alle tentazioni e alle debolezze, condividendo questa lotta con chi ha avuto la sua stessa sorte. Si compone, così, un puzzle di piccoli ritratti molto diversi, ma ugualmente fieri.
In una Georgia che scorgiamo fiaccata e dimessa, si consuma un dramma che non ha niente di melodrammatico. Che stupisce per la lieve e ferma delicatezza con cui è trattato, pur non mancando di commuovere. Merito della regista, certo, ma anche della splendida interprete protagonista, che ha saputo conferire al suo personaggio la giusta dose di rigore e dolcezza.
Nutsa e Goga sono una giovane coppia con due figli. La loro sarebbe una famiglia normale se non fosse che Goga è stato arrestato e Nutsa ha bisogno di sposarlo per fargli visita in carcere. Il matrimonio ha così luogo all'interno della prigione, dove varie coppie vengono fatte sposare tutte insieme nell'arco di quindici minuti. Da quel momento, Nutsa può fare visita al marito una volta al mese e parlargli per un'ora. Con il passare del tempo, chiunque sembra dimenticare Goga ma non Nutsa, che riesce anche a soprassedere alle tentazioni. Diversi mesi dopo, il regolamento carcerario cambia e ai detenuti è concessa la possibilità di passare la notte con le loro mogli due volte all'anno: per Goga ciò rappresenta quasi una luna di miele, a quattro anni dalle nozze.