An Anarchist Life

Film 2014 | Documentario 71 min.

Regia di Ivan Bormann, Fabio Toich. Un film con Ascanio Celestini, Daniele Tenze, Pino Cacucci, Simone Cristicchi. Genere Documentario - Italia, 2014, durata 71 minuti. - MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 4 luglio 2014

Tra anarchia e novecento europeo la storia di un uomo che dava del tu al mondo.

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
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Ritratto personale che si fa pubblico, riflessione sui valori della libertà e del mettere in dubbio qualsiasi certezza.
Recensione di Marco Chiani
Recensione di Marco Chiani

Storia di Umberto Tommasini, fabbro anarchico, nato nel 1896 a Vivaro, Friuli, Regno d'Italia. Dopo che il padre Angelo diede scandalo aprendo, in una delle due stanze della casa di famiglia, una biblioteca sociale, Umberto si trasferisce a Trieste, partecipa alle manifestazioni di piazza per ritrovarsi, presto, a Caporetto. Finisce al Confino, dove conosce Gramsci e Bordiga, va in esilio a Parigi per poi spostarsi in Spagna dalla parte del popolo schierato contro il golpe fascista di Franco. Benché abbia più di settant'anni, con il riaffiorare del nuovo approccio libertario del '68, fonda insieme ad alcuni ventenni il Gruppo Anarchico Germinal.
Curato da Claudio Venza e Clara Germani, il volume "L'anarchico triestino" è la base di partenza di un documentario, appassionato e vigoroso, su una vita avventurosa e spesso epica, condotta a stretto contatto con le più importanti lotte sociali del Novecento, dalla Prima guerra mondiale fino al Sessantotto. Se il libro consiste nel racconto in prima persona fatto da Umberto ad un gruppo di ragazzi, An Anarchist Life sceglie un approccio più differenziato, mescolando punti di vista, materiali e linguaggi diversi. Su sceneggiatura propria, i due registi - Ivan Bormann e Fabio Toich, anche autore del montaggio - partono dall'idea di un pranzo commemorativo nella vecchia casa di Vivaro, cui partecipano amici, storici e famigliari, per poi dare respiro al tutto mediante un mix eterogeneo in cui il rotoscope si mescola alle foto, ai filmati d'epoca, alle interviste. Sullo sfondo di muri in cui campeggiano scritte sulla riscossa proletaria vecchie cent'anni, Ascanio Celestini, Pino Cacucci e Simone Cristicchi leggono passi dall'autobiografia di Tommasini, una soluzione di messa in scena che purtroppo tocca da vicino un approccio retorico altrimenti assente dal resto del minutaggio.
Ritratto personale che si fa pubblico, riflessione sui valori della libertà e del mettere in dubbio qualsiasi certezza, il film azzecca l'equilibrio esatto tra afflato ideologico e gusto del racconto senza voler convincere di nulla lo spettatore. Stanno qui la sua forza e la sua riuscita, anche al di là di una manciata di tagli che avrebbero certamente giovato al ritmo globale e di una colonna sonora giustamente incalzante, ma anche un bel po' invadente. La voce narrante è di Anita Kravos, ottima scelta.

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