Anno | 2014 |
Genere | Documentario, Biografico, |
Produzione | USA, Russia |
Durata | 76 minuti |
Regia di | Gabe Polsky |
Attori | Mark Deakins, Vyacheslav Fetisov, Anatoli Karpov, Scotty Bowman, Vladislav Tretiak Vladimir Pozner (II), Alexei Kasatonov, Ken Kurtis, Felix Nechepore, Tatiana Tarasova, Herb Brooks, Don Cherry (III), Alan Eagleson, Lada Fetisov, Vladimir Krutov, Lawrence Martin, Igor Rabiner, Igor Romishevsky. |
Distribuzione | Good Films |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 7 ottobre 2014
Al Box Office Usa Red Army ha incassato nelle prime 10 settimane di programmazione 695 mila dollari e 26,1 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Slava Fetisov, capitano della squadra dell'Armata Rossa di hockey su ghiaccio, un team vincente e simbolo dell'Unione Sovietica, racconta la sua storia di star dello sport e di cittadino russo tracciando così un ritratto del passato e del presente della sua patria.
Un monito contro il comunismo di un inatteso Ronald Reagan ci proietta in un tempo che sembra distante secoli ed invece risale a pochi decenni fa. Dopo di lui è un distratto Fetisov, ora divenuto un'autorità nella Russia di Putin, che sembra non voler dare poi troppo credito all'interlocutore Gabe Polsky che gli chiede di raccontare la sua vicenda umana e sportiva. Perché l'intreccio è stretto in questo documentario che, come pochi altri, riesce a proporre la dimensione di un passato che non è mai del tutto trascorso e di un presente che ne avverte ancora le ferite non del tutto risarcibili. Perché Fetisov è stato uno degli uomini di punta della squadra di hockey più prestigiosa dell'URSS i cui membri erano non solo atleti ma anche appartenenti a un corpo d'èlite come l'Armata Rossa.
Per un bambino i cui genitori avevano fatto grandi sacrifici per comprargli casco protettivo, bastone e pattini si trattava di un traguardo più che ambito. Ma Fetisov, all'apice della carriera, decide di lasciare per contrasti profondi con l'allenatore. Ciò coincide con la cancellazione sociale fino a quando, pur non essendosi piegato a trattative, viene autorizzato ad andare a giocare in Occidente. Dove lui, dissidente sportivo, verrà trattato e insultato come 'comunista'. Gabe Polsky riesce a mettersi al servizio di una storia complessa di sport e umanità varia in cui gli amici si separano per poi ritrovarsi e in cui, in definitiva, si rende palese una continuità di potere passata attraverso le forche caudine di un comunismo trasformatosi repentinamente in un liberismo assoluto e spietato ed ora in cerca di una sua identità che passa comunque attraverso la manifestazione esplicita di un potere personale che dovrebbe risarcire delle ferite e al contempo favorire nuove patriottiche manifestazioni di superiorità.