Titolo originale | Pyojeok |
Anno | 2014 |
Genere | Azione |
Produzione | Corea del sud |
Regia di | Hong-Seung Yoon |
Attori | Ryu Seung-Ryong, Lee Jin-Wook, Jun-sang Yu, Jo Yeo-Jeong, Kim Sung-Ryoung Jo Eun-ji, Jin Goo, Joon-sang Yoo, Lee Jin-wook (II), Yeo-jeong Jo, Jin Guo (II), Kim Dae-Myung, Hyun-Wook Lee, Lim Il-Gyu, Jong-goo Kim, Kwang-Hyeon Kim, Sang-won Lee. |
MYmonetro | 2,59 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 22 aprile 2014
Un ex mercenario e un dottore si uniscono nella caccia ai rapitori della moglie di quest'ultimo.
CONSIGLIATO NÌ
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Un doppio incastro obbliga un medico a cui hanno la rapito la moglie incinta ad associarsi ad un ex mercenario, incastrato per un crimine che non ha commesso. I due devono combattere sia la polizia, sia la gang che li vuole morti per raggiungere i loro due scopi (salvezza della donna e salvezza personale), lungo un'unica grande corsa che svela ben presto come mafia e polizia non siano nemici separati.
Sono la più classica delle coppie mal assortite da buddy movie: l'uomo comune privato di un affetto e il killer che invece ha la propria di pelle da salvare. Chang, che scrive e dirige, li accoppia in una lunga corsa di 36 ore condita da una valanga di azione. Proprio per la bontà dello spunto e la ragionevolezza delle scelte narrative (pochi dialoghi, molti fatti, pochi intrecci, molto darsi da fare) era lecito aspettarsi decisamente di più dal secondo lungometraggio dell'autore sudcoreano, ovvero un film più asciutto e capace di donare alla caccia all'uomo un afflato più appassionante.
Nonostante uno spiegamento di mezzi e volontà di prim'ordine Chang dimentica totalmente di dare ai suoi personaggi dei caratteri in linea con la loro storia, accontentandosi di fermarsi allo stereotipo e al luogo comune, annullando qualsiasi possibile volontà d'identificazione sia nel mercenario dalla volontà di ferro che sanguina e lotta dall'inizio alla fine, che nel dottore a disagio in questa furibonda epopea ma spinto dall'amore. Rifiutando anche una vaga idea di realismo, The target vorrebbe stilizzare i conflitti e proiettare le figure coinvolte su una parete più grande possibile, rendere l'eroe integerrimo contrapposto ad uno bieco demonio, punto d'arrivo per il quale sarebbe però necessario tutto un altro coraggio che Chang, molto legato alle consuetudini e ai luoghi comuni del genere, dimostra di non avere. In più ci vorrebbe un'altra idea di azione, meno legata al caos e più ad una precisa direzione artistica.
E' tuttavia dimostrazione dell'ottimo stato di forma del cinema coreano come un film che manca totalmente il centro del bersaglio lo stesso riesca a districarsi lungo scene complesse e qualche idea interessante.