Beat Parade - Viaggio nel mondo dei giovani negli anni Sessanta

Gli anni Sessanta in Italia, nella musica e nel costume, dalla rivoluzione portata dal fenomeno Beatles fino alla strage di Piazza Fontana con cui inizia la strategia della tensione e i plumbei Settanta. Osservatore privilegiato, Renzo Arbore ci guida in un viaggio dentro ai sogni e alle speranze del tempo, tra capelloni, ragazze ye ye e fenomeno beat. In voce of, alcune lettere inviate alle rubriche di corrispondenza con i lettori delle riviste di allora esprimono un'ansia di rinnovamento e una fame di ribellione che sfocerà nel '68.
Decennio di svolta nella storia del Paese, i Sessanta sono restituiti dal documentario dei fratelli Rizza con un linguaggio svelto, note ironiche e un pizzico di inevitabile nostalgia. Sebbene piacevole, il racconto del tempo, tra l'arrivo della minigonna, la fondazione di locali di culto e una liberazione sessuale e di pensiero a lungo attesa, finisce per essere un riassunto sommario, forse frettoloso. Un disegno di insieme più dettagliato e un maggiore minutaggio avrebbero certamente giovato all'andamento di un documentario non tanto dissimile da una lista di appunti, da un promemoria in cui più argomenti sono soltanto accennati. Se nella prima parte si elencano e si mettono in scena passioni, nuove abitudini, mode e momenti salienti - dai Beatles al Teatro Adriano alla fondazione del Piper Club - è nella seconda che i frutti del cambiamento sociale diventano ben visibili con la nascita di una nuova e diffusa coscienza.
Realizzato con il sostegno dell'Istituto Luce che ha messo a disposizione i moltissimi materiali video, Beat Parade - Viaggio nel mondo dei giovani negli anni Sessanta sconta forse la scelta di aver puntato troppo su Renzo Arbore, anfitrione certamente simpatico e competente in materia, ma presente in video per un eccessivo numero dei già pochi minuti complessivi. Ad ogni modo, l'intento di restituire il clima di un'epoca è soddisfatto, soprattutto grazie ad un buon lavoro fatto sul montaggio delle immagini, come spesso accade, capace di dire più delle parole.
Diretto dal disc jockey e produttore discografico Corrado Rizza, autore anche del soggetto, e dal fratello Luigi, che cura il montaggio, si tratta di un prodotto inevitabilmente gradevole, ma forse meno significativo di quanto avrebbe potuto essere. La conclusione è affidata ad un dialogo tratto da "Sulla strada" di Jack Kerouac: «Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati». «Dove andiamo?». «Non lo so, ma dobbiamo andare». 