Titolo originale | Die Frau des Polizisten |
Titolo internazionale | The Police Officer's Wife |
Anno | 2013 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Germania |
Durata | 175 minuti |
Regia di | Philip Gröning |
Attori | Alexandra Finder, David Zimmerschied, Pia Kleemann, Chiara Kleemann, Horst Rehberg Katharina Susewind, Lars Rudolph, Fabian Stromberger. |
Uscita | lunedì 25 novembre 2013 |
Tag | Da vedere 2013 |
Distribuzione | Satine Film |
MYmonetro | 3,25 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 2 dicembre 2013
Per la piccola Clara, i problemi non sono fuori casa, ma si annidano tutti all'interno del focolare domestico. Il film è stato premiato al Festival di Venezia,
CONSIGLIATO SÌ
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Uwe è un poliziotto metodico e un marito violento. Christine è una madre premurosa e una moglie pestata. Clara è una bambina curiosa e una figlia contesa. Educata tra amore e violenza, Clara passa le sue giornate sotto lo sguardo amorevole di Christine, che la inizia alla bellezza del mondo e la protegge dai suoi pericoli. Ma quello più grande si annida nel suo focolare domestico, siede al suo tavolo, si accomoda sul suo divano e infila il suo letto per sedurla, possederla o rigettarla. Geloso e irrazionale, Uwe sembra soffrire la relazione d'amore che lega Christine a Clara, boicottandola con botte e male parole. Christine prova a resistere, sopportando i lividi e trattenendo il livore, odiando e amando insieme il padre della sua bambina. I giorni passano lenti e dolenti esercitando con crudeltà la loro violenza.
C'è un grande silenzio nell'ultimo film di Philip Gröning, che mette in schermo la quotidianità di una giovane famiglia tedesca e la violenza odiosa sulle donne, quella che distrugge la parola come condizione fondamentale del rapporto tra i sessi. Diviso in cinquantanove capitoli, che aprono e chiudono immagini di smisurata bellezza e profondo orrore, La moglie del poliziotto è un'esperienza che richiede una disciplina emozionale congiunta a una resistenza fisica. Perché Gröning impone allo spettatore uno sforzo fisico prolungato e sviluppato lungo tre interminabili ore, che valicano lentamente il limite, dissipando una famiglia e annientando vittima e carnefice. Visione fatta di ellissi e di buchi, di addensamenti e rarefazioni narrative, di ricordi e visioni, di dolcezza e miseria, La moglie del poliziotto procede per inquadrature frontali, immagini fisse o in fuga, particolari insignificanti o solenni, inerzia o operosità, azioni interrotte o dilazionate, interni ed esterni, condizioni rimosse o confermate, pose plastiche da sacra rappresentazione, una via crucis che accompagna la cronaca di un martirio. E lo sguardo, prima insofferente all'interruzione sul nero che cadenza i capitoli, adesso è grato dell'intervallo che scivola presto in una negazione spacciata ancora una volta per amore.
L'autore tedesco dispiega di nuovo sullo schermo una complessità polifonica che trova nei segni (e nelle cose che diventano segni) gli organismi testuali capaci di produrre senso. Così ad esempio la nudità livida della protagonista si fa segno del proprio sentimento depressivo e del delirio di un uomo che vorrebbe colonizzare un territorio che non ha confini. L'angoscia di Uwe cresce davanti a uno splendore che non si può governare perché irriducibile, molteplice, infinito. Alla maniera della natura, che Christine e Clara frequentano, nutrono, coltivano e osservano abbandonandosi sui prati o lungo i corsi d'acqua, madre e figlia si muovono al ritmo di una danza.
Partito come una fiaba, con boschi, castelli, coniglietti pasquali e principe biondo, La moglie del poliziotto esaurisce i suoi protagonisti e si esaurisce in una visione mostruosa 'sopportata' dallo spettatore e dall'ombra senile di Uwe, che ha disertato il corpo e annientato l'anima di Christine, protezione fobica rispetto al (suo) terrore della solitudine. Fuori campo restano la comunità e i perché. Ma perché poi sapere dell'ostinazione di Christine o del 'vandalismo' osceno di Uwe, le cose sono là, così un uomo e una donna, e il cinema di Gröning le e li rivela in una rigorosa marcia funebre interrotta dagli occhi spalancati di Clara che dicono di un tradimento. Il più meschino.
Ho appena guardato il trailer, non si puo' dire che non sia originale come trailer....ma non aiuta molto a capire il tipo di film e a invogliare nel vederlo...
Ciao. Per trovare questo film è necessario... il lanternino! Ok... non sarà una pellicola adatta a tutti i palati però... 10 sale in tutta la penisola? A parte la pubblicazione sui siti tematici come Mymovies, come diavolo si può stimolare la visione di un film (vincitore di un prestigioso premio in Italia) se viene distribuito con un contagogge in riserva?&nb [...] Vai alla recensione »
È il giorno delle due patrie tedesche. Forse due facce di una stessa medaglia. Da una parte Edgar Reitz che torna alla sua saga di Heimat con il quarto capitolo Die andere Heimat ambientato nella Germania di 160 anni fa. L'altra patria del titolo è quella lontana nei tempi ma con i suoi drammi familiari sempre presenti sullo sfondo d'una tragedia dimenticata, quella delle migrazione di centinaia di [...] Vai alla recensione »
Terrificante mattone tedesco sulla violenza in famiglia, diviso in 59(!) infiniti atti. Da mal di testa la pignoleria dell'autore, che per 59 volte annuncia «Inizio del capitolo» e «fine del capitolo». Un dubbio irrisolto: chi è il vecchio che appare in sette fulminei episodi (nel numero 23 taglia una cipolla)? Forse il protagonista del Prossimo film: «Il nonno del poliziotto».