Amour Fou

Film 2014 | Drammatico 96 min.

Regia di Jessica Hausner. Un film con Christian Friedel, Birte Schnoeink, Stephan Grossmann, Marc Bischoff, Nickel Bösenberg. Cast completo Genere Drammatico - Austria, Lussemburgo, Germania, 2014, durata 96 minuti. - MYmonetro 2,98 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 1 luglio 2014

Un lavoro ispirato alla vita del poeta tedesco Heinrich von Kleist e della sua compagna di morte, Henriette Vogel. Al Box Office Usa Amour Fou ha incassato 9,9 mila dollari .

Consigliato sì!
2,98/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 2,95
CONSIGLIATO SÌ
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Critica
Premi
Cinema
La Hausner approfondisce la natura ambivalente dell'amore e demitizza, attraverso l'ironia e due inverosimili 'eroi romantici', la morte felice e amica.
Recensione di Marzia Gandolfi
giovedì 22 maggio 2014
Recensione di Marzia Gandolfi
giovedì 22 maggio 2014

Berlino, 1811. Heinrich von Kleist, giovane poeta tedesco, chiede alla cugina Marie di morire con lui. Innamorato senza speranza e afflitto dalle cose del mondo, Heinrich medita il suicidio e sogna una morte moderata dalla grazia dell'amore. Marie, decisa a vivere e a trovare un buon partito a Vienna, congeda l'invito e invita il cugino a godersi i suoi anni. Deluso dalla cugina, Heinrich cerca nei saloni aristocratici un'anima fragile che voglia condividere il suo disegno. Ospite di Friedrich Louis Vogel, si invaghisce della sua consorte nel tempo di un lied. Henriette, che ammira l'opera e il talento del poeta, è sconcertata da quel sentimento brusco che respinge insieme alla proposta di suicidio. Ma un male incurabile, di cui si scopre afflitta, la persuade a ripensare alla sua vita e all'offerta di Heinrich. Accomiatata da figlia e marito, ignari del suo progetto, morirà sulle rive del lago Wannsee per mano (e pistola) di von Kleist, che si sparerà un momento dopo realizzando il loro amour fou.
Amour fou, quinto lungometraggio della regista austriaca Jessica Hausner, interroga l'amore romantico dentro una scenografia composta e solenne, dove tutto è misurato e ogni cosa è al suo posto. I piani del film, splendidi e immobili, sono funzionali ai protagonisti che nella morte vedono l'unica possibilità di uscita. Ma il suicidio è soltanto un'illusione di libertà. Rimanendo sempre lontana dai suoi personaggi, la Hausner approfondisce la natura ambivalente dell'amore e demitizza, attraverso l'ironia e due inverosimili 'eroi romantici', la morte felice e amica, unica entità capace di annullare il dolore e ultima risposta alla condizione di sofferenza individuale e psicologica. Invocata dal poeta come 'eterna quiete' e condivisa con l'aristocratica Henriette, la morte secondo la sensibilità romantica è più desiderabile della vita perché scevra da angosce e preoccupazione. Lontano dall'essere un'icona romantica, il von Kleist della Hausner è un insensato ragazzotto che esprime ad alta voce quello che in fondo desideriamo tutti, essere amati da un amore più grande della vita. Amour fou non è un biopic, l'autrice non tratta l'integrità dell'esistenza del poeta tedesco, limitandosi a svolgere il periodo che precede il suo suicidio.
Sradicando artista e amour fou dal contesto romantico, il dramma da camera della Hausner modifica alcuni dettagli della biografia di Heinrich von Kleist, 'piegandola' dentro una storia immaginata e beffarda: un giovane poeta è deciso a suicidarsi con un gesto unico e sublime, conducendo con sé l'amore della sua vita. Disgustato dall'esistenza vuole metterle fine il più rapidamente possibile ma non da solo. Per questa ragione proporrà a due donne di seguirlo, una rimarrà sorda, l'altra, ammirata lettrice de "La marchesa von O.", gli presterà attenzione. La stimeremmo una tragedia se non fosse che Heinrich muta, corregge e rinnova i suoi sentimenti, respinto da chi ama o respingendo chi lo ama. Henriette, da par suo, non mostra mai una reale volontà di suicidarsi e nel suicidio sembra piuttosto trovare una via di fuga dal tedio mortale della sua esistenza. Il fraintendimento tra i due 'amanti' potrebbe similmente concludersi in tragedia o in un giro di valzer ma il film aderisce all'accaduto (l'omicidio-suicidio), 'sparando' due colpi fatali e abbandonando Heinrich e Henriette sulla riva del lago.
Inteso il doppio suicidio come espressione di due egoismi distinti, la regista cerca e trova un linguaggio inedito per dirlo, riuscendo a far sorridere lo spettatore dentro un ambiente formale e attraverso la forza plastica della messa in scena, che sembra prendere sul serio soltanto la cerebrale volontà di sopraffazione di Heinrich. Un uomo per cui Henriette, imprigionata in un ruolo ideale, incarna il mero ingranaggio di un disegno assoluto, di un progetto di convivenza stabilito a tavolino e perseguito per sconfiggere le schiaccianti nevrosi della propria esistenza.

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