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Ultimo aggiornamento venerdì 29 aprile 2016
Il film è una produzione australiana, interamente girato nello stato di Victoria ed è tratto da un bestseller di Rosalie Ham. In Italia al Box Office The Dressmaker - Il diavolo è tornato ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 1,7 milioni di euro e 709 mila euro nel primo weekend.
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Tilly è tornata. Da Dungatar, paesino desertico di qualche centinaio di anime in cui è nata e cresciuta, era stata cacciata decenni prima, per un incidente che l'ha traumatizzata al punto da averlo rimosso e ora ci torna come affermata stilista. Siamo nel 1951 e Tilly porta con sè una ventata di modernità, di abiti su misura alla moda che mettono in risalto le forme di donne che parevano aver dimenticato tutto, chiuse nel bigottismo locale. Non si tratta però di un ritorno pacifico. Fare vestiti per gli abitanti di Dungatar è solo un modo per iniziare a scoprire cosa ci sia nel suo passato, cosa abbia fatto impazzire sua madre, perché ancora venga insultata e in ultima analisi, vendicarsi.
Sostituire alle pallottole i vestiti, usare cioè le armi dell'esaltazione del corpo tramite la stoffa per vendicarsi, è la maniera in cui Jocelyn Moorhouse adatta la storia del romanzo omonimo di Rosaline Ham. Nell'outback australiano la regista cerca e trova le badlands del west, quel misto di desolazione ed isolazione che rende necessaria una presa di posizione etica. Dalla sua casa che domina una comunità stretta attorno al farmacista, al sindaco e all'insegnante elementare, Tilly è il baricentro morale del film e promette quello che il paesino non aveva mai conosciuto e invece lei ha imparato oltreoceano: la liberazione del corpo dal giogo dell'ottusità mentale.
Come in un film di Nagisa Oshima il vero potenziale di The dressmaker sta nella forza distruttiva che la legge dell'attrazione fisica esercita sugli uomini. Nonostante la dirittura morale della protagonista, alla fine ciò che incrina Dungatar sono i centimetri di pelle lasciata esposta dai suoi vestiti, i fianchi scolpiti e i look ammiccanti che crea, sono quelli a cambiare l'ordine sociale e portare i ricchi a sposare i poveri. Ma è solo un dettaglio purtroppo.
Il vera tema del film è quello del ritorno ed è illustrato perfettamente dalla prima scena che, ottemperando all'estetica western, vede un treno arrivare nella notte con un passeggero inquadrato solo per dettagli (tra cui la Singer, come fosse un Remington o un Winchester). Invece il segreto che macera nel passato della protagonista è il MacGuffin che spinge Tilly a prendere di petto la coscienza locale. The dressmaker quindi promette scintille fin da questo doppio movimento, cioè dalla maniera in cui Kate Winslet (in forma e combattiva come sempre, forse una della attici più costanti del cinema contemporaneo) combatte la piccolezza tramite la seduzione delle menti e dal modo in cui sembra che l'egoismo di provincia vinca comunque. Affascinata da Tilly e dal suo potere liberatorio ma ferma nella sua condanna bigotta, la comunità incarna la parte migliore di un film che come può evade dai propri doveri. Evade nel romantico, nel ruffiano e nel gentile. Evade nel prevedibile e nel quieto.
Purtroppo proprio queste piccole evasioni gli impediscono di mettere in scena la seconda parte con la malvagità e il cinismo che i suoi presupposti avrebbero meritato. The dressmaker aveva la trama giusta per un regista corrosivo spagnolo o anche le svolte adatte per una parodia britannica. Ancora il film poteva prestare il fianco alla satira di costume, ma Jocelyn Moorhouse rifiuta ognuno di questi possibili percorsi e, sebbene mostri di aver capito bene le parti più spinose e potenzialmente esaltanti della storia, nel lungo finale si lascia conquistare da un sentimentalismo non supportato dall'adeguata coerenza con lo spunto della trama.
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Già dai primi minuti di proiezione, ci si rende conto che non è un film qualsiasi e che si viene immersi in una piccola società cristallizzata tra falsi perbenismi e pubbliche gogne e che non sempre vede nei giovani una forma di riscatto da pregiudizi e dicerie.Addirittura si assiste nei flashback sulla vita da bambina della protagonista a episodi di bullismo tra coetanei [...] Vai alla recensione »
The Dressmaker è un film appagante. C’è una prima parte che è assolutamente strepitosa con una ottima fotografia e bei costumi peccato che sul finale la sceneggiatura perde mordente e alla regista sfugge un po’ la mano passando da un genere alla Tim Burton a uno più convenzionale. A Dungatar, una piccolissima località sperduta in Australia, una bambina [...] Vai alla recensione »
Ero andato al cinema con l'idea di vedere un film ben diverso: complice la locandina e il sottotitolo, credevo di trovarmi di fronte ad una pellicola incentrata sulla moda, quasi un proseguimento non ufficiale de "Il Diavolo veste Prada". In effetti il film è questo ma è anche, e soprattutto, molto di più. È un film travolgente, cinico, sfaccettato, spietato.
Tutta la storia è avvolta dal surreale,cosa che non sempre riesce a catturare l'attenzione dello spettatore. Questa scelta,personalmente, non mi è dispiaciuta. La noia infatti non appartiene alla pellicola ed i colpi di scena non mancano in un'atmosfera decisamente frizzante. Tilly è indubbiamente una persona dall'animo gentile ,accompagnata da una cattiva sorte [...] Vai alla recensione »
THE DRESSMAKER Come definire The Dressmaker, di Jocelyn Moorhouse con Kate Winslet e Judy Davis, tratto dal romanzo di Rosalie Ham? Nasce quasi come un western, diventa poi commedia ironica e cinica, a tratti nera, per passare al grottesco e al sentimentale, al giallo e al drammatico. Tilly, Kate Winslet, elegante e affascinante, scende dal treno con sigaretta, abito nero di Dior, cappello a falda [...] Vai alla recensione »
Si preannuncia quasi come un revenge movie l'apertura del film dell'australiana Jocelyn Moorhouse. Tilly ( Kate Winslet) torna a Dungater dopo molti anni di assenza, è vestita elegantemente di nero, in testa un cappello bianco a larga tesa, una valigetta in mano, è chiaro che ci sia un regolamento di conti da saldare ( viene in mente la scena di "Pronti a morire " quando Sharon Stone arriva in un [...] Vai alla recensione »
Una donna ritorna nel suo paese d'origine dopo esserne stata allontata da piccola. A casa ritrova la madre che l'ha dimenticata, i compaesani che o si incantano a guardarla o le sono contro, tutto per qualcosa accaduto in quella scuola elementare tanto, tanto tempo addietro. Questo è un nuovo inizio per lei. Un intreccio di sentimenti e situazioni particolari per la protagonista Tilly, [...] Vai alla recensione »
Abbiamo perso il piacere di un abito confezionato su misura, l'incanto di un laboratorio di sartoria, la trepidazione nel vedere elencati i rilievi della nostra circonferenza, del nostro punto vita o la lunghezza esatta delle nostre braccia. Ma il vestito che si crea nell'atelier di Miss Kate Winslet è ancora più speciale perché realizza ciò a cui tutti aspireremmo: [...] Vai alla recensione »
In un paesino dell'Australia, con ambienti e personaggi da far west, ritorna dopo un lungo esilio un personaggio misterioso, Tilly, che ha appreso a Parigi l'arte della sartoria. Sullo sfondo di un presunto omicidio, la storia si dipana tra un abito e un altro, a cui l'abile e seducente sarta sembra donare poteri diabolici e trasformanti.
Quando una donna vuole vendicarsi, si adopera in ogni modo al fine di ottenere la tanto agognata vendetta ed il proprio riscatto ed è quello che prontamente si verifica nel film dell'australiana Jocelyn Moorhouse "The Dressmaker - Il Diavolo è Tornato". Ambientata agli anni degli anni '50 nel favoloso ed ancora incontaminato paesaggio rurale australiano, la vicenda [...] Vai alla recensione »
Cosa accadrebbe se i fratelli Coen dirigessero un film come Priscilla la regina del deserto? Mettiamo che si spostino in Australia distogliendo lo sguardo dalla frenetica Hollywood per scegliere una storia diversa, con qualche sfumatura queer, con una protagonista eccentrica, se non “diversa”, in un contesto arretrato e ostile, proprio come le tre drag queen del noto film.
Splendida la fotografia, a partire dalle immagini che accompagnano i titoli di testa, soprattutto negli esterni potentemente crudi, molto meno la storia, quando vuole farsi prendere sul serio. Quando viceversa si fa puro pretesto per una serie di invenzioni grottesche e surreali, nella migliore tradizione del cinema australiano degli ultimi decenni ("The Castle", fra tutti, per non parlare [...] Vai alla recensione »
Un notte Tilly, una giovane donna, torna a Dungatar, lo sperduto paesino australiano da cui era stata cacciata all’età di 10 anni con l’accusa di aver causato la morte di un compagno di classe. E’ determinata a scoprire la verità che la sua memoria ha cancellato: cosa è davvero successo il giorno della morte del bambino? Il film parte con una scena bellissima, [...] Vai alla recensione »
Ovviamente, si tratta di pareri soggettivi. La mia soggettività è peraltro questa: tre quarti del racconto si reggono con coerenza; poi inizia una sequela di variazioni, come nello spasmo di ottenere un racconto che colpisca. Ma annoia.
.... sembra un brutto film dei fratelli Coen, assolutamente inguardabile!!!
Un film che nella seconda parte si arricchisce di colpi di scena e accelera il ritmo. Sguardi, gesti, sottintesi di frazioni di secondo anziché melense sceneggiature dove bisogna sorbirsi 10 minuti di banalità anziché risolvere tutto con una carezza o con una strizzata d'occhio, stile anni '50. Evviva.
Zoppicante e appena accettabile per poco più della metà. Da lì in poi viene tutto vanificato dall'autocompiacimento della regista/sceneggiatrice che getta tutto nelle fiamme, in ogni senso (avrebbe dovuto farlo prima di girarlo e riscriverne uno più decente).
La troppa roba nuoce a un film girato moto bene e interpretato magnificamente. La sceneggiatura fa fatica a tenere insieme tanti motivi e naviga a vista fra dramma e commedia. Sostanzialmente l'operazione non funziona, ma la regia sa il fatto suo e gli attori sono manichini stupendi. Molto rumore per qualcosa.
Non sono d'accordo con Nicola. Perché i bei film vengono così denigrati?????
Un paesino nel bel mezzo del nulla, Dungatar. Gretto, arretrato e provinciale, schiavo di ignoranza, maschilismo e mediocrità. Nulla di buono può crescere tra l’aridità di quel deserto, eppure è lì che la grande stilista internazionale Tilly Dunnage è nata e decide di tornare. Ci si domanda da subito cosa la spinga a questo ritorno, la vendetta o la mera [...] Vai alla recensione »
Un film lungo e noioso devo dire. Arrivato alla fine davvero con tanta fatica. Sconsigliato per passare una sera di tranquillità. Un film di matti e con trama fumosa. Occasione sprecata.
Inizia come un visto e rivisto ritorno a casa, ma poi vira nel comico, nel sentimentale, nel tragico e nel vendicativo. Una piacevole sorpresa con la "sarta" Kate Winslet che domina la scena sotto tutti i punti di vista ( anche da quello fisico, perché lo spettatore vede una donna vera che sprizza salute solo a guardarla! ). Inaspettata la prova di Hamsworth a suo agio [...] Vai alla recensione »
Trovo che la scrittura del film sia un po' confusa,non so quanto ispirata al plurivenduto romanzo da cui prende spunto,opera di un'esordiente scrittrice australiana. Tra malignità,bigottismo di maniera,buffo provincialismo,la comunità femminile del minuscolo paesello dove ha luogo la vicenda è il meglio del film. La Winslet vamp occasionale,in realtà è slavata ed imbolsita.
Film molto lento grottesco ed al limite del ridicolo , a parte qualche risatina qua e la non vedevo l'ora che finisse , mi è sembrato una brutta copia di Australia di Baz Luhrmann che perarlto non mi era piaciuto.
Non conoscevo né la regista e poco anche gli attori, tantomeno il cinema autraliano, ma ho avuto una sensazion molo intensa è piacevole, a parte l'originalità della storia, che si svolge nella parte più arretrata della ricca Australia, mi ha colpito la recitazione degli attori, tutti bravi da actor studio. La regista Jocelyn Moorhouse ha diretto molti [...] Vai alla recensione »
Non andiamo più al cinema per vedere rappresentata la banalità della vita! Forse durante la nouvelle vague si, ma ora abbiamo fatto tesoro del passato per farne uno straordinario futuro! Il film comincia lentamente, per crescere ed esplodere letteralmente nel finale con un crescendo di tensione, passione e anche delusione. Assolutamente surreale e al contempo iper realistico.
Ma quanto e’ bella la Winslet in questo film? Va bene che il posto in cui si trova fa davvero schifo, comunque un plauso alla Moorhouse, Tarantino in gonnella, brava, il finale delude pero’, ma nel complesso le due ore sono una goduria, con tutti i personaggi tarantini ani che si susseguono e la buona regia sui dettagli e una australiana fotografia… complimenti.
Registri narrativi ed emotivi diversi rendono allo stesso tempo più che curioso ma anche un po' incoerente questo nuovo film dell'australiana Jocelyn Moorhouse, debuttante venticinque anni fa con un bel film che s'intitolava 1SPPG e poi produttrice per il marito Paul J. Hogan, che dal promettente -Le nozze di Muriel approderà al successone di Il matrimonio del mio miglior amico con Julia Roberts.
1951. Tilly, stilista di talento, fa ritorno nella natia Dungatar, paesino australiano che dovette abbandonare, venti anni prima, con la pesante accusa di aver ucciso un suo compagno di scuola. la gente del posto, poco socievole, non ha dimenticato quell'episodio, ma la donna, anche con l'aiuto della eccennica mamma, si prenderà la sua rivincita. E l'amore.
Nel minuscolo paese di Dungata, sperduto nella profonda Australia, il talento e l'intelligenza di Tilly Dunnage (Kate Winslet), suonano come un'insopportabile provocazione. Così, quando la sua morbida silhouette torna a stagliarsi all'orizzonte dopo anni di assenza, è subito chiaro che nulla sarà più come prima. Cucire abiti, sfidando mentalità bigotta e perbenismo Anni 5O, è l'arma letale di Tilly. [...] Vai alla recensione »
La storia di Tilly Dunnage (Winslet, giù il cappello), bomba sexy, stilista ardita e sarta provetta: dopo il forzato apprendistato di houte couture in Europa, torna nella patria Australia, nello screanzato villaggio di Dungatar, e "riabbraccia" l'eccentrica madre Molly (Davis, iconica). Ma sono soprattutto spine: il paese è piccolo, la gente mormora, eppure, Tilly è pronta a dar battaglia, complici [...] Vai alla recensione »