Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 96 minuti |
Regia di | Carter |
Attori | James Franco, Catherine Keener, Fallon Goodson, David Strathairn, Vince Jolivette Carter, Jon Prescott, Jean Carter, Jermaine Crawford, Alan Cumming, Madalyn Lester, Mary Beth Peil, Julie Sharbutt. |
MYmonetro | 2,42 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 6 febbraio 2014
James Franco veste i panni di un ex attore di soap opera ritiratosi a vita privata perché convinto di essere affetto da schizofrenia.
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CONSIGLIATO NÌ
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New York, 1963. James, Catherine e Patricia, ognuno a modo suo, hanno dei problemi di salute mentale. Il primo li declina in una cronica insicurezza e in un dialogo con la propria mente che si illude possa portare ad uno sfogo creativo e letterario, la seconda cerca soddisfazione nella pittura e nel vestirsi da uomo, l'ultima parla raramente e sembra ignorare ciò che le è intorno.
Non risiedendo in un istituto e non essendo in cura da nessuno i tre, nella società statunitense degli anni '60, paiono un congegno ad orologeria pronto ad esplodere.
Carter, artista che non disdegna di misurarsi con la videoarte e il cinema, già aveva lavorato con James Franco in un progetto (Erased James Franco) in cui l'attore rimetteva in scena le performance più iconiche della sua carriera assieme ad alcune battute da ruoli di Rock Hudson e Julianne Moore. Lì lo scopo era riflettere sul ruolo del contesto nel lavoro dell'attore e decostruirne l'identità, in Maladies invece sembra che l'identità sia un punto di partenza per andare a guardare come essa influisca nel rapporto con la società quando la salute mentale ne questiona la comunicabilità.
Protagonista è James Franco, nella doppia veste di malato di mente e rappresentazione di se stesso in una soap opera che si vede in televisione, accanto a lui si muovono una ragazza praticamente muta e una donna/mamma che ama vestirsi e truccarsi da uomo. I tre instaurano un legame da famiglia (anche se solo due sono fratelli) e vivono sotto lo stesso tetto in uno strano equilibrio tra le disarmonie delle proprie difficoltà a relazionarsi con il mondo.
Purtroppo Carter usa il cinema come fosse un'installazione artistica, un dispositivo che più che raccontare una storia lavora su una suggestione e su concetti astratti. Vedere Maladies senza conoscere il lavoro sul corpo e sull'identità di James Franco che l'artista sta portando avanti è poco significativo, e anche dal punto di vista della ricerca visiva e di linguaggio cinematografico il film è risultato povero.
Poco capace di intrattenere, poco capace di appassionare e molto deciso a stimolare l'intelletto prima del cuore, senza però che tutti gli spettatori abbiano il background per essere stimolati, Maladies è un film che si presenta come non è. Ambientato in un passato molto di moda (da Mad Men in poi) e orchestrato intorno alle malattie mentali che sfociano nella creatività (uno dei luoghi comuni più banali, buono per poeti improvvisati) il film di Carter attira lo spettatore con una promessa narrativa per poi disattenderla.