Ciao Italia

Film 2012 | Documentario 52 min.

Anno2012
GenereDocumentario
ProduzioneItalia, Germania
Durata52 minuti
Regia diBarbara Bernardi, Fausto Caviglia
Uscitamercoledì 30 gennaio 2013
MYmonetro 2,67 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Barbara Bernardi, Fausto Caviglia. Un film Genere Documentario - Italia, Germania, 2012, durata 52 minuti. Uscita cinema mercoledì 30 gennaio 2013 - MYmonetro 2,67 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 4 febbraio 2013

Il sogno berlinese si infrange, per molti emigrati italiani, al confronto con una realtà più dura rispetto alle attese.

Consigliato nì!
2,67/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 2,83
CONSIGLIATO NÌ
Un documentario particolare, una mozione degli affetti e degli effetti della fuga, che, a tratti semplificando, racconta la crisi emotiva italiana.
Recensione di Boris Sollazzo
venerdì 25 gennaio 2013
Recensione di Boris Sollazzo
venerdì 25 gennaio 2013

Una giovane famiglia napoletana, un architetto fiorentino, un ortopedico di Bologna. E un tedesco lucido e nostalgico che ama l'Italia, ma da lontano. Questo è il cast di un documentario che da Berlino guarda all'Italia e a quegli italiani che hanno deciso di andarsene. Non emigranti né fuggiaschi, ma veri e propri esuli che cercano un'isola felice per ritrovare la vita che volevano e che il proprio paese ha negato loro. Da qui muove il film di Bernardi e Caviglia, uno sguardo sulla crisi, emotiva e sentimentale prima ancora che economica. Perché questo è Ciao Italia, uno spaccato di vita che ci rivela l'inadeguatezza del nostro paese attraverso gli occhi di chi non ha più potuto e voluto combattere, di chi ha deciso di cercare felicità e realizzazione altrove.
Un documentario particolare, una mozione degli affetti e degli effetti della fuga - cospicua - di connazionali che cercano nella capitale della Germania unita una nuova possibilità. Quella, l'ultima, che pensano, forse a ragione, d'aver perso in Italia. Bernardi e Caviglia incorniciano queste storie - sei, c'è anche il maturo organizzatore culturale e l'impiegata di Bolzano - all'interno di scelte visive "urbanistiche", mostrando panorami e palazzi berlinesi su un tappeto sonoro accattivante, e di una direzione narrativa ben precisa, quella di chi, esasperato, se n'è andato. Così la forza e la debolezza del documentario si riassumono facilmente in un unico elemento, quello di una semplificazione estrema di una decisione complessa, l'esilio volontario. Seguiamo la rabbia sconsolata di chi si sente straniero ovunque: nella nuova terra, di cui non conosce neanche l'idioma, e nella vecchia, che l'ha respinto. Così la coppia partenopea rivela un amarissimo astio per quella Napoli che li ha allontanati e persino l'architetto e l'ortopedico "mitizzano" Berlino a scapito delle pur vivibili Firenze e Bologna. Il problema, come dice la giovane madre, è "che l'Italia è malata, e io non sono un medico". Vogliono guarire questi uomini e donne che da questo paese se ne vanno come se avvertissero un'imminente Apocalisse.
Risulta chiaro nell'urgenza della coppia napoletana, che sente il bisogno di "salvare" almeno i propri figli dall'immobilismo tricolore, dalle raccomandazioni che intasano ogni speranza, da un mix di stress e cialtroneria che ben viene raccontato da Mirko, unico testimone teutonico di quest'opera cinematografica. Ciao Italia è una storia di 50 minuti circa, di dichiarazioni d'amore e odio per un paese agonizzante, "suicidato" dalla propria inettitudine e dal proprio autolesionismo travestito da furbizia. E pesa, forse, in tutto il film, una ricerca di continue scorciatoie narrative, dovuta all'apoditticità di tante affermazioni di questi esuli. Ma forse, in fondo, non potrebbero esprimersi altrimenti: hanno avuto il coraggio che noi, finora, non siamo riusciti a trovare. Giusto è che lo rivendichino, anche con giudizi feroci e grezzi. Perché purtroppo forse esagerano nel glorificare la Germania e massacrare il proprio paese natale (e Napoli, qui spauracchio principe), ma non sbagliano.
Ciao Italia ci dice soprattutto che quegli uomini e quelle donne ci mancheranno. Ma anche che fanno bene a starci lontano.

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