Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Soo-il Jeon |
Attori | Cho Jae-Hyun, Jeong-hwa Bae . |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 15 ottobre 2012
Un prete, scomunicato per i suoi peccati, parte per il Perù in cerca dell'unico amico che può aiutarlo.
CONSIGLIATO NÌ
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Padre Park è molto affezionato a una ragazzina della sua piccola parrocchia, sola e abbandonata da tutti. Ma la tragedia incombe, quando la bambina muore in circostanze misteriose. La sorella maggiore Soo-hyun viene quindi in contatto (e in conflitto) con il prete, condividendo con lui il dolore per una perdita inspiegabile.
La religione cattolica è sempre oggetto di un'attenzione particolare presso il cinema sudcoreano. Perdono, pietà, redenzione, peccato sono i temi forti di cui si è nutrito il cinema di Lee Chang-dong (Secret Sunshine), Lee Jeong-hyang (A Reason to Live), Woo Min-ho (Man of Vendetta) e più recentemente il premiato Kim Ki-duk di Pietà. Ora è la volta di Jeon Soo-il, autore discusso, presente in concorso a Venezia nel 2007 con With the Girl of Black Soil e non più ripetutosi a quei livelli. El Condor Pasa risente in maniera evidente del trattamento Soo-il, come se il ritmo della vita ma soprattutto del pensiero umano venisse forzatamente rallentato, in una ricerca spasmodica della solennità del gesto, della drammaticità di ogni inquadratura. Forse un eccesso di autorialità, forse di autoindulgenza, ma è impossibile non avvertire la mano del regista, che si vorrebbe demiurgo di una vicenda in qualche modo esemplare; della crisi di valori, dell'inesplicabilità della tragedia, specie quando la sua dimensione è quotidiana e vicina a noi, del sesso come unica risposta possibile dell'uomo per sentirsi vivo.
Anche il lavoro sulle scenografie è altrettanto marcato: ambienti scarni, disadorni, destinati a incrementare il senso di sconforto dello spettatore e a calarlo nel contesto di smarrimento di prete e ragazza; e così l'uso delle dissolvenze e dei raccordi, costantemente (artatamente?) in nero. Padre Park, interpretato da Cho Jae-hyun, il Bad Guy di Kim Ki-duk, con il consueto sprezzo del pericolo, non risponde a domande che riguardano l'esistenza del paradiso, si arresta di fronte all'orrore disarmato da una mancanza di fede, in se stesso ancor prima che in Dio. Il percorso di redenzione culminerà in un simbolico viaggio in Perù, tra visioni di bambine ora ingannatrici ora salvifiche (assai ambigue le soggettive, quasi a sottolineare un non detto tra prelato e bambine, in cui il pensiero scatta immediatamente ai recenti casi di pedofilia), chiosa iper-autoriale che non fa che ribadire la natura di El Condor Pasa, algida ed eccessivamente pensata, più che sentita.