Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Argentina, Francia, Paesi Bassi |
Durata | 82 minuti |
Regia di | Jazmin Lopez |
Attori | Julia Volpato, Pablo Sigal . |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 6 luglio 2021
Cinque amici vagano all'interno di una foresta come fossero un branco di leoni, facendo di tutto per tenere lontana una storia (e una vita) già scritta.
CONSIGLIATO SÌ
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Isa e i suoi quattro amici, un gruppo di ragazzi argentini, si addentrano nella foresta vagando senza meta e senza riferimenti in una gita interminabile. Insieme inventano racconti di massimo sei parole, ispirati da Hemingway, discutono dei massimi sistemi, si separano e si ricongiungono.
Film d'esordio della regista argentina Jazmín López, Leones è una parabola su delle creature trapiantate in un ambiente sconosciuto, e un'opera colma d'atmosfera sullo straniamento esistenziale della gioventù.
La regia è decisamente sperimentale nel suo desiderio di offuscare la cronologia degli eventi e scomporre la progressione narrativa fino a renderla superflua. Rimangono praticamente solo il tempo e lo spazio a guidare il film, ed entrambi sembrano fondamentalmente inaffidabili.
La foresta diviene un mondo da esplorare per lo spettatore stesso, che a volte perde di vista i personaggi e si trova costretto a sperimentare sulla propria pelle il senso di disorientamento che pervade l'opera. "Siamo già stati qui," esclamano i ragazzi mentre rientrano nell'inquadratura dopo esserne scivolati via nella scena precedente.
Il prima e il dopo sono concetti da superare nell'ipnotica e originale messa in scena di López: a nulla valgono neppure i pochi strumenti di cui i personaggi sono dotati, come un registratore oppure una pistola. Emanazioni della vita lasciata nel comfort di Buenos Aires, che non possono governare né la natura selvaggia, né tantomeno il senso di esoterica stranezza che prende piede nel prosieguo del film.
Raffinato dal punto di vista tecnico, grazie ai suoi paesaggi straordinari fotografati alla luce naturale e ai lunghi piani sequenza che inseguono fluidamente i cinque protagonisti tra i meandri della foresta, Leones fatica a elevarsi al di sopra dell'esercizio di stile ma rimane un'esperienza cinematografica inconsueta, placidamente ostile, e ricca dal punto di vista sensoriale.
López, oltre a possedere dell'evidente talento, è scaltra anche nell'assicurarsi i servizi di Matías Mesa alla fotografia, lui che ha mosso la cinepresa per Gus Van Sant nel tematicamente simile Gerry e in Last Days, e che per estensione è garante di un certo cinema meditabondo ed esistenziale a cui la regista fa ampio riferimento.
Il voto è scoraggiante ma non vuole essere una bocciatura totale del film. Presentato a Venezia, è il primo lungometraggio della regista dopo una serie di corti ... e questo spiega tutto; anche questo film sarebbe dovuto essere un corto ... e invece è stato dilatato all'inverosimile, senza dare valore aggiunto ad una storia abbastanza semplice e neppure tanto originale.