Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Matteo Vicino |
Attori | Delfine Rouffignac, Michele Gammino, Camilla Ferranti, Valérie Baurens, Ronnie McCann Maria Luisa De Crescenzo, Riccardo Leonelli, Catriona Loughlin, Claude Jan, Victoria Oberli. |
MYmonetro | 2,91 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 10 maggio 2013
CONSIGLIATO SÌ
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Julian, Annalisa, Josephine, Federico: sono ragazzi dell’Europa di oggi accomunati non solo dall’appartenenza alla nuova generazione ma anche da un tragico incidente automobilistico che ha avuto luogo in ciascuno dei loro paesi – Irlanda, Francia, Italia. Un comune destino, ma non un caso, perché ognuno dei tre incidenti è stato la conseguenza di comportamenti irresponsabili.
Come si fa a parlare di sicurezza stradale al cinema senza cadere nella noia pedagogica? Matteo Vicino ci prova con Young Europe, un lungometraggio (inizialmente un corto) commissionato dal progetto europeo Icarus e coordinato dalla Polizia stradale italiana, che nel film prende il volto di un ufficiale interpretato da Michele Gammino.
L’iniziativa, cinematograficamente parlando, è anomala, e Vicino ne rispetta l’unicità attingendo agli stilemi della comunicazione di servizio, del videoclip, del web e della pubblicità per creare un linguaggio filmico che assomiglia solo a se stesso. Vicino usa la grammatica dell’immagine in modo spericolato, giacché la spericolatezza è il tema della storia, attraverso montaggi “spezzati” e continui freeze frame pensati per costruire una messinscena iperrealista che, paradossalmente, proprio attraverso l’innaturalezza riesce a veicolare la spontaneità del sentire giovanile. Per contro la recitazione straniata dei personaggi adulti, descritti come i veri colpevoli perché non hanno saputo comunicare un messaggio di responsabilità alle giovani generazioni, serve a veicolare quello scollamento etico che rende inverosimile ogni parola uscita dalla loro bocca.
Il risultato può piacere o irritare, ma è certamente una provocazione linguistica più coraggiosa di tanto cinema spacciato di questi tempi per giovanile. Il messaggio di rispetto delle regole commissionato dalle forze dell’ordine è curiosamente potenziato (invece che contraddetto) dalla controllata anarchia della messinscena, e ciò che arriva allo spettatore è la correlazione fra ogni azione e le sue ricadute che non sono necessariamente prevedibili, soprattutto se chi agisce lo fa in stato di diniego, ma possono essere prevenibili, in quanto ciò che appare casuale, dal punto di vista delle statistiche sulla sicurezza stradale, è invece “matematico”.
“Ciò che non è possibile è non scegliere” è la vera morale del film. E la giovane Europa del titolo non imparerà a collegare causa ed effetto dai molti adulti inaffidabili che ha intorno: dovrà cavarsela da sola, scegliendo per sé anche nuovi codici. E’ quello che fa Young Europe, rivelandosi un esperimento cinematografico interessante proprio nella sua atipicità.
Un film sconvolgente, nonostante la prevedibilità delle scene finali per il tema trattato. Ogni storia ci appartiene, il vissuto di ogni personaggio ha fatto parte della nostra quotidianità. E credo sia questo il punto forte. Prendere il cellulare in mano, alla guida dell'autovettura, e pensare che si è sempre fatto e che non sarebbe successo nulla proprio in quell'istante.
Tre storie parallele i cui protagonisti non si incontrano mai, ma le cui esistenze sono legate dall'unico grands tema della società odierna: il deserto dei valori. Non ci sono più eroi, non ci sono più punti di riferimento, I giovani sono totalmente perduti, gli adulti vivono immersi nel proprio sterile nulla fatto di soldi, amanti e sigarette spente.
Film che si prefigge di cogliere la complessità psicologiche e sociali della gioventù odierna ma che finisce poi per perdersi in schemi eticizzanti e moralizzanti. L'ho trovato banale alla fine, le premesse sono interessanti, bello il parallelo italia irlanda francia, discreta la resa dei personaggi, ma alla fine si perde in un che di eccessivamente banale e scontato.