Titolo originale | Sukiyaki |
Anno | 2011 |
Genere | Commedia drammatica |
Produzione | Giappone |
Durata | 108 minuti |
Regia di | Maeda Tetsu |
Attori | Nagaoka Tasuku, Katsumura Masanobu, Ochiai Motoki, Gitaro, Akaji Maro Kimura Fumino, Tabata Tomoko. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 11 aprile 2012
Commedia drammatica, ambientata in prigione, tratto da un fumetto di Tsuchiyama Shigeru.
CONSIGLIATO NÌ
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Capodanno è l'unico momento dell'anno in cui i detenuti di un carcere assaporano il cibo che hanno scelto di mangiare. I cinque inquilini della cella in cui finisce Kenta hanno istituito una tradizione: alla vigilia dell'anno nuovo si raccontano reciprocamente storie delle loro vite precedenti legate a piatti indimenticabili.
Tema non nuovissimo quello del cibo e dell'ossessione per esso nel cinema giapponese e in genere dell'Estremo Oriente; e se già è usuale assistere a personaggi alle prese con un quantitativo innumerevole di pasti quotidiani, è facilmente presumibile il livello di attenzione dedicato al cibo in ambiente carcerario. Per i cinque curiosi inquilini della cella di Sukiyaki raccontarsi le prelibatezze gustate quando erano uomini liberi è diventata una ragione di vita, una chance per affinare l'arte dello storytelling e ingannare la gravità della situazione contingente. Qualcosa che assomiglia al modo di raccontare storie dello stesso Tetsu Maeda, che stempera in una commedia leggera come una piuma un tema che si presterebbe a risvolti drammatici. Divertire in maniera spensierata come unico imperativo, mantenendo il registro su un livello piuttosto basso e rivolto a un pubblico di poche pretese: flatulenze, difetti fisici e incursioni nel surreale i temi ricorrenti di gag tendenzialmente antiche quanto le barzellette di paese che le mosche da bar sono solite raccontarsi davanti a una birra. Esaurita la già scarsa vis comica con la prima parte, la seconda metà di Sukiyaki prova a virare verso il melò, mettendo in scena la più classica delle storie tra il bello e maledetto, yakuza per necessità più che per vocazione, e una devotissima e amorevole fidanzatina non ricompensata dall'affetto che meriterebbe. Anche qui stereotipi a profusione, per un racconto - tratto dal manga di Shigeru Tsuchiyama - che si avvale di colori carichi e immagini semplici per intrattenere senza approfondire. Obiettivo centrato, se ciò che si chiede al cinema è un'ora e mezza di rilassamento delle attività neuronali.