Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Svezia |
Durata | 79 minuti |
Regia di | Axel Petersén (II) |
Attori | Johannes Brost, Peter Carlberg, Christian Carloni, Carl Johan De Geer, Leonore Ekstrand Rainer Gerdes, Marianne Hallberg, Karin Hallén, Stefan Huynh, Rikard Johansson, Ilja Karilampi, Jennifer Knipe, Carl Kumlin, Henrik Lilliér, Simas Lindesis, Parisa Rezai Lindorm, Peter Lorentzon. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento venerdì 3 marzo 2017
Janne, un sessantenne organizzatore di feste, sta organizzando una discoteca durante l'annuale settimana del tennis.
CONSIGLIATO NÌ
|
Janne è un ultra sessantenne, ex organizzatore di feste che, dopo aver avuto dei guai con la giustizia, si sposta a Båstad per aprire un locale esclusivo e rimettersi in carreggiata. Mentre attende la fine dei lavori nel nightclub, fa la bella vita in compagnia della sorella Jackie, un'altra che, come lui, è incapace di accettare la propria età. Ma pochi giorni prima dell'inaugurazione, durante una scarrozzata in macchina, Janne si rende responsabile di un drammatico incidente. Cercando di affrontare le conseguenze nascondendo la verità, l'uomo si lascia attrarre in una spirale di corruzione e menzogne.
Debutto nel lungometraggio dello svedese Axel Petersén, che afferma di essersi ispirato alle figure di sua zia (che recita Jackie nel film) e di altri amici che non hanno mai rinunciato alla vita notturna, il film ritrae con sfumature tese e dark una classe sociale edonista, convinta di potersi comprare una sorta di giovinezza senza fine e incapace di capire quando è ora di porre fine alla festa. Se c'è dell'umorismo, in questo affresco, è un umorismo a denti strettissimi, di certo c'è del grottesco, a iosa. Janne, Jackie e il loro amico più giovane ma non meno patetico, esistono all'interno di una zona ibrida, tra "classy" e "dirty", dove le scorciatoie sono all'ordine del giorno e la morale e le responsabilità sono le pratiche maggiormente bypassate, grazie alla complicità e alle giustificazioni che queste persone si offrono, l'uno con l'altro. Il film di per sé, fatta eccezione per la costruzione di una certa tensione, utile ma discontinua, non riserva particolare interesse e sembra solo voler emulare il miglior cinema d'autore scandinavo da una distanza ancora improponibile, ma lo sguardo sul mondo di riferimento è documentato e credibile e la critica è lucida e severa: pur provenendo da quel mondo, Petersén non gli fa sconti. Non è dunque ciò che Avalon racconta né come lo fa a tenerci davanti allo schermo, ma solo l'oscurità progressiva e fagocitante delle anime nelle quali ci invita a guardare. Una prima prova cinematografica sufficiente ma non esaltante. Attendiamo speranzosi la seconda.