Anita B.

Film 2014 | Drammatico, 88 min.

Regia di Roberto Faenza. Un film con Eline Powell, Robert Sheehan, Andrea Osvárt, Antonio Cupo, Nico Mirallegro. Cast completo Genere Drammatico, - Italia, Ungheria, USA, 2014, durata 88 minuti. Uscita cinema giovedì 16 gennaio 2014 distribuito da Good Films. - MYmonetro 2,59 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 13 novembre 2017

Le vicende di una ragazza sopravvissuta ai campi di concentramento durante il rientro in Cecoslovacchia.

Consigliato nì!
2,59/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA 2,42
PUBBLICO 2,86
CONSIGLIATO NÌ
Tra il sussidiario e la favola yiddish, Faenza crea un mondo estetico affabulante e fiabesco, con un messaggio di speranza.
Recensione di Paola Casella
mercoledì 15 gennaio 2014
Recensione di Paola Casella
mercoledì 15 gennaio 2014

Anita, una ragazza ungherese scampata ad Auschwitz, viene accolta a Praga dalla zia Monika, insieme al marito Aron e al di lui fratello Eli. La famiglia ebraica si sta risollevando dall'ondata di antisemitismo nazista (ben consapevole che anche l'Unione Sovietica non vede di buon occhio gli ebrei) e Anita viene accolta con un misto di affetto e preoccupazione, sia per le attenzioni indesiderate che la sua presenza può attirare, sia per la volontà della ragazza di ricordare la terribile esperienza dei campi di concentramento. Faenza sviluppa dunque il tema della negazione della memoria incarnandolo in una ragazza che dovrebbe solo pensare al futuro, e invece si ostina a cercare le radici oscure del passato, sulle quali sollevarsi con maggiore sicurezza.
"Lascia Auschwitz fuori da questa casa", le intima Eli, ed è solo la prima avvisaglia del comportamento ambiguo e minaccioso del giovane nei confronti di Anita. L'attrazione è reciproca, così come la diffidenza. È questa la chiave di lettura più interessante di Anita B., dove l'iniziale B. è un omaggio a Edith Bruck, la scrittrice sul cui romanzo "Quanta stella c'è nel cielo" è basato il film di Faenza, ma potrebbe anche essere un'eco di quel Sabina S. con cui veniva identificata la protagonista di Prendimi l'anima: entrambe donne forti private di un'identità da una certa parte della Storia e dagli uomini (intesi soprattutto come maschi), entrambe decise a ribadire quell'identità e a sopravvivere a ogni tentativo del mondo di annullarla. Tutto il cinema di Faenza, del resto è un omaggio alla capacità di resistenza femminile e al lato indomito dell'altra metà del cielo.
Il rapporto fra Eli e Anita si pone all'insegna della contraddizione: lui la seduce e la respinge, suscita in lei ammirazione ma anche paura, e nella tensione erotica fra loro si intravede lo spettro di una complicità malata fra vittima e carnefice, tema delicatissimo soprattutto se trattato nel contesto di un film che ha come convitato di pietra l'Olocausto. "Tu lo ami?", chiede un personaggio ad Anita, a proposito di Eli. "Temo di amarlo", risponde lei.
Il cinema di Faenza si muove generalmente meglio in terra straniera che in Italia, e il milieu ebraico della Mitteleuropa novecentesca gli è particolarmente congeniale. Anita B. si colloca a metà fra il sussidiario, con i suoi monologhi (e dialoghi) didascalici pensati per spiegare la Storia anche alle generazioni più disinformate, e la favola yiddish, con personaggi come Jacob, "lo zio che tutti vorrebbero avere" interpretato da Moni Ovadia, e scene corali come quella del ballo della comunità.
La fotografia caramellata di Arnaldo Catinari, il montaggio morbido di Massimo Fiocchi, le musiche trascinanti di Paolo Buonvino e i costumi rigorosi di Anna Lombardi testimoniano non solo l'abilità di Faenza nel circondarsi di professionisti di prim'ordine, ma anche la sua precisa volontà di creare un mondo estetico affabulante e fiabesco, benché immerso nell'iconografica storica.
Faenza dedica uno sguardo particolarmente tenero ai suoi due giovani protagonisti, la dolcissima e severa Eline Powell e l'affascinante Robert Sheehan con la sua insopprimibile star quality che riesce a rendere simpatico un gaglioffo, e gaglioffo un ragazzo spaventato. Faenza è maestro nello scegliere le facce giuste (un esempio per tutti: Guenda Goria nei panni di una luminosa pianista) e nell'armonizzare cast internazionali evitando l'effetto "quote produttive".
Non ci sono guizzi in Anita B. ma una piacevolezza di racconto che si lascia seguire pur senza lasciare un segno indelebile o l'impronta nitida di una zampata autoriale. Attraverso quest'aurea mediocritas il regista riesce a comunicare un messaggio di speranza a chi si trova incagliato fra passato e futuro: il che, di questi tempi, ha il suo valore.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 23 gennaio 2014
Flyanto

 Film liberamente tratto dal romanzo autobiografico di Edith Bruck "Quanta stella c'è in cielo" in cui si racconta l'esistenza e le vicissitudini vissute da una sedicenne di nome Anita appena rilasciata dai campi di concentramento dove era stata rinchiusa insieme a tutta la propria famiglia. Mentre questa però è stata sterminata, la ragazza si è salvata [...] Vai alla recensione »

martedì 21 gennaio 2014
gaiart

ANITA B. E LES FEMMES FORTES non solo di FAENZA   di Gaia Serena Simionati     "Lascia Auschwitz fuori da questa casa”     Sappiamo ormai tutti cheShoah(tempesta devastante)è una parola che in ebraico significa "distruzione". Viene preferita a Olocausto, (in quanto non richiama, come quest’ultimo, l’idea di un sacrificio [...] Vai alla recensione »

mercoledì 5 febbraio 2014
jacopo b98

 Anita (Powell), ragazza ebrea sopravvissuta ad Auschwitz, dove però ha perso i genitori, arriva in Ungheria dove va a vivere a casa dei suoi zii. La zia (Osvart) in particolare ci tiene a precisare che il passato è passato e i ricordi del campo devono rimanere fuori dalla casa. Anita si confida perciò con l’unica creatura capace di ascoltarla ma non di capirla: il piccolo [...] Vai alla recensione »

mercoledì 28 gennaio 2015
Luigi Chierico

Un film con molte pretese ma decisamente modesto in ogni sua componente, si affida alla dolce e brava Eline Powell, che interpreta la parte della giovane Anita. I riferimenti alla disumana vita trascorsa dalla giovanissima ebrea Anita ad Auschwitz, campo nazista di concentramento di torture e morte, sono soltanto evocati e respinti da chi vuole dimenticare.

domenica 26 gennaio 2014
FilmGuida2014

Faenza, dal romanzo al quale si ispira, tenta di trarne fuori una cornice femminista un po' accomodante e un po' didascalica, rivolta a chi tenta di leggere il dramma dell'esperienza del lager con leggerezza e con poca riflessione politica. Ma se le intenzioni di sceneggiatura non sono deprecabili, altrettanto lo è il risultato filmico con un'insieme abbastanza statico e fumettistico, [...] Vai alla recensione »

mercoledì 24 gennaio 2018
elgatoloco

Roberto Faenza, regista e studioso(massmediologo-un testo di Faenza era stato anche mia guida all'ambito specifico)con questo"ANita B."(2014)tratto da"Quanta stella c'è in cielo"da Edith Bruck, grande scrittrice-testimone(endiadi rara: non sempre un testimone è scrittore, ma neppure uno scrittore è sempre testimone.

martedì 3 febbraio 2015
enzo70

 Un’ennesima prospettiva dalla quale inquadrare il dramma della Shoà. Anita, reduce da Auschwitz dove ha perso entrambi i genitori, torna a casa, accolta dalla zia. Si occuperà del nipote e sbrigherà le vicende di casa, con un unico imput, evitare di ricordare quanto accaduto nei campi, la memoria è vietata, lascia Auschwitz fuori da questa casa, gli dice la zia.  [...] Vai alla recensione »

giovedì 23 gennaio 2014
melania

Mi è piaciuto moltissimo,per la trama,l'ottimo cast,per le emozioni che il film ha suscitato in me.Si segue con attenzione dall'inizio alla fine,si va via dalla sala portando un ricordo vivo dei personaggi,con particolare riferimento alla protagonista che è estremamente amabile.Assolutamente consigliabile!

mercoledì 4 febbraio 2015
angelo umana

Ho visto il film perché Faenza, perché la shoah ... Delusione. E' una semplice storia d'amore, mancato da parte di Anita per Eli e viceversa, futuro per Anita con Davide, che dopo la guerra torna in Israele perché vuole costruire case e scuole.  Sono ebrei e non amati o mal accolti ovunque, vanno verso la loro terra promessa.

domenica 9 febbraio 2014
pam 93

volevo sapere quando uscirà anita B IN STREAMING IL FILM COMUNQUE è BELLISSIMO ATTENDO UNA RISPOSTA

mercoledì 24 settembre 2014
no_data

 "Lascia Auschwitz fuori da questa casa". Il film è tutto in questa frase detta da Eli che accoglie Anita una ragazza ungherese   scampata ad Auschwitz, e accolta a Praga dalla zia Monika e dalla sua famiglia. Se non si capisce questo, come molti critici hanno fatto, non si capisce nulla del film che non tratta la  Shoah ma va  'oltre' la Shoah [...] Vai alla recensione »

sabato 15 febbraio 2014
Mart_03

'In ricordo del giorno della memoria andremo a vedere Anita B., un film di Faenza uscito da poco e che è stato pure proiettato a Gerusalemme'. Questo fu l'incipit con cui i professori ci hanno esortato ad andare a vedere questo film. L'inizio prometteva bene: una ragazza che riesce a fuggire dai campi di concentramento, che tenta di raccontare la sua vicenda, ma nessuno vuole [...] Vai alla recensione »

mercoledì 29 gennaio 2014
no_data

Vorrei partire con il presupposto che dopo più di un'ora di film non si riesce a capire cosa rappresenti la B. del suo nome, visto che nel film non hanno dato nessuna spiegazione a questa lettera, ho pensato che magari il film si chiamasse Anita B. magari perchè già esisteva un film chiamato Anita e il regista non voleva mettere in sala un film che magari potesse essere confuso [...] Vai alla recensione »

martedì 21 gennaio 2014
nitrix

UN BUON FILM REALIZZATO DA UN REGISTA COLTO E INTELLIGENTE CHE A VOLTE CI SI DIMENTICA PERCHE TROPPO SPESSO LONTANO DAGLI SCHERMI MA RIMANE SEMPRE E COMUNQUE UNO DEI MIGLIORI.AUGURI PER IL PROSSIMO. MI PERMETTO UN PICCOLO APPUNTO SULLA CRITICA CINEMATOGRAFICA DELLA SIG.RA PAOLA CASELLA: NON CAPISCO LA FOTOGRAFIA CARAMELLATA E IL MONTAGGIO MORBIDO CON TUTTO IL RISPETTO PER LA SIG.

mercoledì 29 gennaio 2014
viaggitalia

Banale e scontato come un mediocre prodotto televisivo. La divulgazione "soft" della Shoa non regge anche se il film è stato probabilmente pensato per i giovani che non hanno nessuna dimestichezza con la storia. Sarà stato distribuirlo nelle sale cinematografiche soltanto per l'occasione della giornata della memoria? Sembrerebbe di sì ma l'argomento, anche se [...] Vai alla recensione »

giovedì 16 gennaio 2014
pressa catozzo

Faenza regista non amato per la sua genuinità. Da H2S opera indimenticabile che credo pochi abbiano visto. Spero di poterlo rivedere ma credo che sia finito al rogo. Ogni volta riesce ad amagliarmi con i suoi racconti e anche questa volta devo ringraziarlo . Se avete paura che le vostre coscenze siano coinvolte o avete pregiudizi andate a vedere film di natale, qui aimè dovrete riflettere. W [...] Vai alla recensione »

giovedì 16 gennaio 2014
brian77

Veramente brutto: scontato, impacciato, sviluppi sempre scontati, dialoghi e immagini da film televisivo serioso di almeno vent'anni fa. Carina la protagonista, anche se un po' troppo rubiconda per il ruolo.

Frasi
I sogni sono quello che nella realta non succede
Una frase di Anita (Eline Powell)
dal film Anita B. - a cura di katia
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Anna Maria Pasetti
Il Fatto Quotidiano

L'adolescente ungherese ebrea Anita (Powell) sopravvive ad Auschwitz ed è accolta con riluttanza a Zvikovez vicino a Praga dalla zia Monika (Jane Alexander), unica sua parente vivente. S'innamora ricambiata con riserva del fascinoso Eli (Sheehan), cognato della zia: basta una gravidanza a metterlo in crisi. Una crisi che le permette di crescere definitivamente e scoprire il proprio destino.

Maurizio Acerbi
Il Giornale

A ridosso del Giorno della Memoria, Faenza affronta il tema della Shoah con una storia sul dopo, quando la voglia di dimenticare era forte e comprensibile. Anita è una ragazza ungherese scampata ad Auschwitz che, nel '45, a guerra finita, viene accolta, vicino a Praga, dalla famiglia della zia, dove vive un cognato farfallone. La ragazza rimarrà incinta e sarà messa davanti ad una scelta coraggiosa. [...] Vai alla recensione »

Alessandra Levantesi
La Stampa

Per la sua vocazione a trasporre la pagina letteraria sullo schermo Roberto Faenza potrebbe essere definito un James Ivory italiano, con una propensione verso certi particolari temi che permeano il suo cinema migliore: lo spettro dell'olocausto, il sionismo, le contrapposizioni culturali e religiose, il senso della tradizione e l'aspirazione al cambiamento.

Gian Luigi Rondi
Il Tempo

Per la seconda volta Roberto Faenza ha il grande merito, specie in questi brutti tempi di negazionismo, di occuparsi della Shoah. Sulle tracce però di un romanzo di Edith Bruck, "Quanta stella c'è nel cielo", ai campi di concentramento e ai forni crematori non si rifà più esplicitamente, come appunto in "Jona che visse nella balena", perché sposta la sua osservazione su quelli che vi sono scampati, [...] Vai alla recensione »

Alberto Crespi
L'Unità

Ispirandosi a un romanzo di Edith Bruck a suo tempo sceneggiato assieme a Nelo Risi (fratello di Dino, cineasta e psichiatra, che della bruck è marito), Roberto Faenza partecipa al dibattito sulla Shoah con un film sul dopo-Shoah. Manca poco alla Giornata della Memoria (in occasione della quale arriverà nelle sale italiane anche Hannah Arendt, di Margarethe von Trotta) e i temi legati all'Olocausto [...] Vai alla recensione »

Paolo D'Agostini
La Repubblica

Non c'è ragione di sospettare delle migliori intenzioni di Roberto Faenza, che non per la prima volta dedica la sua attenzione alla tragedia novecentesca del popolo ebraico. Eppure il nuovoAnita B. rinnova un'impressione che più volte si è affacciata dalle opere del regista. Quella di un compito più o meno diligente quasi sempre preoccupato di valorizzare la dimensione internazionale della confezione [...] Vai alla recensione »

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