Titolo originale | People in White |
Anno | 2011 |
Genere | Documentario |
Produzione | Paesi Bassi, Francia |
Durata | 64 minuti |
Regia di | Oliver Kochta-Kalleinen, Tellervo Kalleinen |
Attori | Mieke, Don Asser, Conny Beyer, Ernst Dekkers, Fabio-Romano del Castelletto Hugo Maerten, Jacqueline Rietveld, Ellen van Rossum, Kees van Lamoen, Christine van Stralen. |
MYmonetro | 3,17 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 2 dicembre 2011
Un documentario che vuole andare a capire le conseguenze che vivono le persone sottoposte ad elettro shock.
CONSIGLIATO SÌ
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People in White è un progetto che intende esplorare la complessa relazione che si instaura tra un terapeuta e un paziente affetto da problemi mentali o del comportamento. Dieci pazienti si riuniscono al fine di condividere le reciproche esperienze. Le loro vicende vengono in parte narrate ma, soprattutto, riportate in scena con il contributo degli altri che si prestano ad interpretare i ruoli degli psichiatri o degli analisti. Alcune delle storie si rifanno a ricordi positivi. In altri casi riaffiorano situazioni che ancora oggi tormentano coloro che le hanno subite.
I due giovani registi finlandesi non sono nuovi a collaborazioni che hanno spesso avuto come obiettivo quello di portare in superficie tensioni o emozioni mai rese esplicite. Hanno visitato comunità dedite all'utopia in Australia, così come hanno invitato persone a disagio sul posto di lavoro a dirigere cortometraggi sul tema. Fino ad arrivare a un progetto decisamente 'finlandese' cioè far drammatizzare a chi li aveva fatti sogni in cui compariva il Presidente della Finlandia. Questa loro opera si presentava però sulla carta come decisamente più 'a rischio'. Perché stimolare persone che sono state (o sono tuttora) affette da disturbi psichici a descrivere e a rivivere il rapporto con il loro terapeuta poteva portare da un lato a un effetto catartico ma anche a una regressione pericolosa. Non è un caso che dei dieci partecipanti circa un terzo sia costituito da attori. Evidentemente soggetti reali hanno messo a disposizione le loro storie ma non se la sono sentita di riviverle sotto forma di finzione. Quello che si presenta allo spettatore è un esperimento non fine a se stesso. Non è solo una bella idea da portare sullo schermo ma è anche realmente la messa insieme di sedute realmente liberatorie anche se in alcune di esse la sofferenza che emerge è davvero intensa. Non siamo, per intenderci, dalle parti di un reality. Ci troviamo piuttosto spinti a riflettere sulla delicatezza del rapporto che si instaura tra un medico e persone particolarmente bisognose del suo aiuto. Un rapporto in cui non tanto il caso estremo di abusi sessuali ma una stretta di mano e un "alla prossima settimana" possono lasciare segni indelebili.