Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Regia di | Aurelio Grimaldi |
Attori | Isabel Russinova, Edoardo Siravo, Moni Ovadia, Maria Monti, Antonio Martinelli (II) Alessio Vassallo, Jun Ichikawa, Hafedh Khalifa. |
MYmonetro | 2,92 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 25 agosto 2011
CONSIGLIATO SÌ
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In seguito alla morte di Ettore, Troia è stata conquistata. A vivere fra le rovine di quella che un tempo era la più potente città affacciata sul Mediterraneo sono rimaste solo vedove e schiave. Andromaca, compagna del prode Ettore, tenta in ogni modo di salvare suo figlio Astianatte, l'unico giovane maschio sopravvissuto al massacro compiuto dagli Achei e destinato a diventare re di Troia. Con l'aiuto di Ecuba, moglie del defunto re Priamo, e di sua figlia Polissena, decide di nasconderlo nel sepolcro del padre e di attendere l'imminente ritiro dei greci. Agamennone si è convinto infatti di aver sparso troppo sangue e, avendo finalmente compreso l'inutilità della guerra, è pronto a far ritorno ad Atene. Ma Pirro, figlio di Achille, ancora accecato dall'odio verso le stirpi troiane, vuole annientare definitivamente la famiglia di Ettore e uccidere Polissena, mentre Ulisse non crede che Astianatte sia davvero morto e decide di utilizzare la sua scaltrezza per evitare che Troia possa un giorno sorgere ancora.
Da Euripide a Seneca, e ancora da Seneca fino ad Aurelio Grimaldi, l'infausta tragedia delle ultime donne costrette ad assistere al tramonto di una civiltà vive della forza universale del mito classico. Fuori da ogni tempo e dentro alla spazio dei siti archeologici calabresi, Grimaldi decide infatti di ricreare gli ultimi giorni di Troia come una messa in scena volutamente teatrale, senza incontrare gli eccessivi orpelli o le vistose impalcature delle più libere traduzioni. Una rappresentazione in cui il solenne lavoro dell'attore si esprime non nello spazio "neutrale" del palcoscenico, ma in quello delle antiche vestigia dei Bruzi, pregno di storia e dei potenti segni delle forze del passato. La tragedia delle Troades senecane è forse il testo ideale per tale tipo di rappresentazione, dal momento che è un racconto che parla proprio di rovine, su cui aleggia una nebbia mortifera e un monito antibellico sconsolato e profondo. Attraverso questo paesaggio assieme abbagliante e funereo, supportato da un cielo plumbeo e da una luce solare colta unicamente nella fase aurorale o crepuscolare, Grimaldi pone enfasi sulla tragedia di Seneca come parabola sull'odio, prima ancora che sulla guerra, come doloroso racconto dall'anima decadente e fatalista. Anche qui, come nel filosofo latino, le figure femminili rappresentano la controparte resistente e vitale, fedele e affettiva, all'essenza belligerante della società maschile, e diventano le prime vittime delle pulsioni lascive e mortifere dell'uomo. A innesto di questa visione, Grimaldi inserisce brevemente la figura di Keorte, un laido appestato e bestemmiatore da intendersi come prima vittima delle conseguenze della guerra, l'unico abitante possibile di una civiltà funestata.
Questo il progetto tipicamente "pasoliniano" del regista siciliano. Progetto che, tuttavia, resta essenzialmente un "fondale", un territorio per modellare un raffinato discorso etico e politico senza una forma e una forza ben definita. Da questo suggestivo paesaggio con rovine non si staglia infatti un rilievo tale da riuscire a investire la dimensione attuale e le potenze altrettanto oscuri e decadenti della nostra contemporaneità. A poco servono in questo senso le scene di violenza carnale o i bruschi tagli di montaggio, figure tipicamente moderne per una tragedia che è già di per sé assolutamente senza tempo. Laddove invece si avverte la mancanza di quel sentimento popolare e quell'attenzione al linguaggio della Medea o dell'Edipo Re di Pasolini, ovvero di uno stile che rinnovi non la tecnica ma l'affezione della catarsi teatrale.
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Un bellissimo film , magistralmente recitato , costumi , luoghi e luci che ti portano in luoghi sepolti dentro di noi. Alla faccia dei recensori istituzionali . Complimenti e grazie a tutti . Naturalmente non e per tutti come ogni opera artistica .
Lungometraggio lirico e poetico in certe fasi sembra puro teatro. Subito dopo il saccheggio della città di Troia, i Greci continuano a cercare ed uccidere i familiari di Ettore, in particolare cercano Astianatte erede al trono. Sublime la difesa di Astianatte da parte della madre Andromaca interpretata dalla Russinova, che grande recitazione.