Anno | 2010 |
Genere | Thriller |
Produzione | Canada, Italia |
Regia di | Domenic Lawrence James |
Attori | Elias Koteas, John Pyper Ferguson, Emily Hampshire, Caterina Murino, Patricia McKenzie Karl Pruner, Katie Boland, Fabio Fulco, Simone-Elise Girard, Peter Miller (III), Alexander Bisping, Ruth Chiang, Chip Chuipka. |
MYmonetro | 2,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 24 giugno 2016
L'agghiacciante thriller italocanedese vede, tra i protagonisti, l'attrice Caterina Murino.
CONSIGLIATO NÌ
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Sei persone si risvegliano in celle separate da vetri all'interno di un oscuro scantinato dall'aspetto industriale. Di lì a poco entrerà in azione un uomo che metterà ognuno di loro davanti ad una terribile scelta, affidandola al tiro di un dado a sei facce. Ciascun prigioniero ha delle piccole bruciature sui polsi, ma non è l'unica cosa ad unirli: nel loro passato, infatti, si staglia la stessa ombra. Insospettita dalla scomparsa di un collega con una brutta storia alle spalle, una risoluta poliziotta di origine italiana inizia ad indagare, collegando le varie sparizioni.
Diretto da Dominic James, Die è una coproduzione italo-canadese che ripropone suggestioni appartenenti ad altre fortunate pellicole del genere. Il debito più evidente è certamente verso Saw, da cui mutua l'idea di partenza e il meccanismo del gioco mortale condotto da un villain alquanto scialbo che decide con folle metodo della vita degli altri. Come nella fortunata serie dell'enigmista fuori di testa, il discorso gira intorno ad una preoccupazione oscenamente moralista, da qui le soluzioni di morte scelte nel più facile dei contrappassi possibili. Anche la struttura narrativa, con flashback delle vite più o meno perdute delle persone tenute in scacco, procede senza novità verso un finale in cui la poliziotta di Caterina Murino chiude il cerchio, rimanendone cambiata per prima. A cominciare dal titolo - "die" sta per dado, ma anche per "morire" - siamo di fronte ad un lavoro costruito all'insegna dell'ambiguità. Il ricorso ad una fotografia troppo avvolgente, ad esempio, finisce col creare uno strano effetto, quasi di distanza con il tenore oscuro della vicenda. Così come la pur rispettabile volontà di non indugiare sulle immagini delle pene inflitte finisce col sostanziare il dubbio di una pellicola che non riesce o non vuole andare fino in fondo.
Forse Die racconta una storia, nelle intenzioni, più psicologica che esplicitamente horror, vittima di un'incertezza di base per cui alla risaputa, ma discreta traiettoria investigativa scorre parallela quella della micidiale partita, troppo ripetitiva e senza mordente. Il problema dunque sta nell'amalgama e nella mancanza di coesione tra ciò che succede dentro e fuori dal bunker. Mentre la prima sequenza definisce la causa del disagio mentale del cattivo, l'ultima ha la chiara funzione di un prologo per un eventuale sequel.
UN FILM COMPLESSO.. NON SEMPLICE DA DECIFRARE.. IN TUTTA ONESTA' DI CERTO ERRORI TECNICI E QUALCHE GROSSOLANA PECCA NELLA SCENEGGIATURA NON AGEVOLANO UN GIUDIZIO PER QUESTO FILM CHE TUTTO SOMMATO DA BUTTARE NON E' AFFATTO... L'IDEA DI PARTENZA RICORDERA' ANCHE SAW.. MA NON SI PUO' PARAGONARE OGNI LAVORO AD UN ALTRO.. SE SAW E' STATO SENZA DUBBIO UN OTTIMO FILM.