Anno | 2011 |
Genere | Sentimentale |
Produzione | Francia |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Valérie Mréjen |
Attori | Lola Creton, Stanislas Merhar, Adèle Haenel, Valérie Donzelli, Ferdinand Régent Barthélémy Guillemard. |
MYmonetro | 3,15 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 16 maggio 2011
Iris e Jean s'incontrano per caso e vivono un'intensa storia d'amore malgrado la grande differenza d'età.
CONSIGLIATO SÌ
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Iris, una liceale sedicenne, vive in una piccola città portuale. Il padre del suo ragazzo le procura un lavoro temporaneo come addetta alle pulizie nei vagoni dei treni. A una fermata dell'autobus incontra Jean un fotografo parigino. I due cominciano a frequentarsi.
En ville è un piccolo film indipendente incentrato sulla precarietà della gioventù, del lavoro, dei rapporti umani. Non a caso ambientato in una cittadina portuale, anonima, con grandi transatlantici ormeggiati, ponti levatoi, moli. Il classico porto di mare, un'espressione che, per estensione, indica un crocevia di persone, vite che si avvicinano per poi subito allontanarsi. L'indeterminatezza, gli incontri casuali, gli incroci di esistenze ancor più labili nella vita adolescenziale. «La gioventù è un privilegio?» si chiede Iris, constatando che non riesce a prefigurare il suo futuro. Sapere cosa fare nella vita è l'eterno problema dei ragazzi che si affacciano all'età adulta, ancor più acuto in un periodo di crisi e in una realtà di provincia come quella del film. Ma En ville dribbla accuratamente qualsiasi tipo di visione sociologica, alla Guediguian o alla Loach, per rimanere su un terreno meramente esistenzialista.
Un film che, come si è già detto, è incentrato sulla sua ambientazione, quasi un'attualizzazione della Nantes del Demy di Une chambre en ville.. Uno spaccato di vita di provincia. Piccoli e modesti appartamenti dove vivono i protagonisti, un'urbanistica anonima, palazzoni squadrati, un susseguirsi di non luoghi, un lungo ponte e una fermata dell'autobus dall'improbabile colore azzurro celeste, dove avviene l'incontro fatale con Jean, che chiede a Iris indicazioni per il centro, perché a lui sembra che quella cittadina non abbia un centro. E poi, oltre alla dimensione portuale, c'è anche quella ferroviaria, ancora un aspetto legato ai transiti. I protagonisti passano parte del loro tempo su binari coperti d'erba, assistendo al passaggio di treni merci. Alla fine Iris si trasferisce a Parigi. Un approdo o un'altra tappa?
È Jean, il fotografo, alter ego dei registi, a dire di non essere d'accordo con tutti quelli che sostengono che quei paesaggi, soggetto delle sue fotografie, siano transitori e senza anima. Spetta all'arte, alla fotografia come al cinema o alla letteratura, dare alla vita quel senso che sembra non avere. E in questo senso vanno viste le tante massime fatte dire dai personaggi del film, mai pesanti e dal sapore letterario, come la citazione da Victor Hugo all'inizio del film.
Ottima prova per i registi e sceneggiatori Valérie Mréjen e Bertrand Schefer, al loro primo lungometraggio.