Titolo originale | Yuen Ling-yuk |
Anno | 1992 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Hong Kong |
Regia di | Stanley Kwan |
Attori | Maggie Cheung, Tony Leung Ka Fai, Carina Lau, Waise Lee, Kelvin Wong, Lily Li Han Chin, Cecilia Yip, Lawrence Ng. |
Tag | Da vedere 1992 |
MYmonetro | 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 10 ottobre 2016
CONSIGLIATO SÌ
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Gli ultimi anni della vita di Ruan Ling-yu, star del cinema muto, morta suicida dopo essere stata diffamata dalla stampa per adulterio. Parte biopic e parte documentario, in Actress fotogrammi della vera Ruan sono alternati alla ricostruzione biografica di Stanley Kwan, a interviste ai protagonisti dell'epoca e infine a conversazioni su Ruan tra il regista e gli attori.
L'amore di Stanley Kwan per le donne (incarnate da figure dominanti e carismatiche quanto sentimentalmente fragili e sfortunate) e per il cinema trova in Actress (Center Stage) il suo culmine. L'operazione complessa e ambiziosa con cui Kwan si cimenta, muovendosi su più livelli narrativi e rischiando di confondere le idee dello spettatore, rimane una delle più coraggiosamente sperimentali affrontate dal pur temerario cinema di Hong Kong figlio della New Wave.
Tra le parole dei protagonisti vive il ricordo di un'epoca, quella di Shanghai e Hong Kong anni '30 e '40, che è come una bolla di illusioni a cui il cinema di Kwan (e quello di Wong Kar-wai) anela incessantemente. Un proscenio di falsità e doppiezze nel quale scorrevano anche le vite di personaggi larger than life come quello di Ruan Ling-yu, che contribuì in maniera fondamentale alla modernizzazione del cinema cinese sia da un punto di vista squisitamente tecnico che da un punto di vista più strettamente politico, dando vita a personaggi di donne indipendenti nei film di registi in odore di comunismo come Tsai Chu-sheng, ultimo amante di Ruan. Esemplare icona di martirio della poetica di Kwan, Ruan pagò con la vita la sola colpa di aver sposato l'uomo sbagliato; il fatto di morire così giovane (a 25 anni, ma con 29 film alle spalle) contribuisce al suo status di fulgida stella e al suo eterno splendore, sul quale si interrogano Kwan, Maggie Cheung e il resto del cast. I differenti livelli di finzione si mescolano in un groviglio inestricabile di messe in abisso che allontana lo spettro della convenzionalità da biopic ma non attenua minimamente la potenza melò che il regista sa infondere ad ogni sfumatura della vita di Ruan. Prigioniera da sempre e per sempre (e per questo costantemente inquadrata dalla mdp attraverso grate e finestre), ma forte di un'altera eleganza che le consente di camminare costantemente a testa alta in mezzo al popolino pettegolo e invidioso. Affidando il ruolo - che originariamente doveva essere di Anita Mui - a Maggie Cheung, Kwan consegna all'immortalità il film e la sua straordinaria protagonista al pari di Ruan Ling-yu, nel firmamento delle stelle più fulgide, destinate a splendere per sempre.