Titolo originale | Herr Arnes Pengar |
Anno | 1919 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Svezia |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Mauritz Stiller |
Attori | Richard Lund, Bror Berger, Hjalmar Selander, Erik Stocklassa, Mary Johnson Wanda Rothgardt, Axel Nilsson. |
Tag | Da vedere 1919 |
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ASSOLUTAMENTE SÌ
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Nella seconda metà del Cinquecento, un mercenario scozzese, Sir Archie, rifugiato in un porticciolo bloccato dai ghiacci dopo una fallita congiura ai danni del re di Svezia, e in attesa del disgelo per tornare in patria, ruba con due compagni d'armi un forziere appartenente al signor Arne, uccidendo il vecchio, una delle sue figlie e altri testimoni, e incendiandone la fattoria. La figlia scampata, Elsalill, s'innamora senza sapere dell'assassino della sorella, e questi, senza speranza, di lei. Quando conosce la verità, la giovinetta denuncia l'amato e poi vorrebbe salvarlo, ma accanto a lui muore nella zuffa che si accende per la cattura. Le donne di Marstrand vengono a riprendersi il corpo di Elsalili, mentre l'inutile disgelo incomincia. "Il film più omogeneo di Stiller, quello che in modo speciale ne tramanda il nome ai posteri" (Idestam Almquist). La frenesia dello sviluppo drammatico, questa corsa verso il grande quadro finale, viene equilibrata dall'arte pittorica del regista che, ispirandosi alle illustrazioni del romanzo eseguite dal finlandese Albert Edelfelt, compone rigorosamente ogni sequenza, e nel contempo porta alla luce il dramma di coscienza dei due protagonisti, ogni sfumatura e ogni soprassalto delle loro anime. In, ciò Stiller era favorito dalla identificazione con Archie, cui ha dato un carattere per molti aspetti simile al suo. Tragedia rinascimentale, Il tesoro d'Arne vanta parecchie sequenze plastiche tra le più entusiasmanti del cinema nordico: l'incendio, la fuga sui ghiacci col tesoro, la famosa serpentina delle donne nere sulla neve che ha ispirato Eisenstein (per il finale della prima parte di Ivan il Terribile). Anche l'uso delle sovrimpressioni esprime con molta funzionalità il rimorso dell'eroe, mentre il suo abbraccio a Elsalili che sa " è una pantomima d'amore e morte: lei il volto sfatto di lacrime, lui avido di assoluzione" (Francesco Savio).