Anno | 2010 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Peter Marcias |
Attori | Liliana Cavani . |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
|
Ultimo aggiornamento martedì 20 settembre 2011
Liliana Cavani, classe 1933, ha lavorato con i massimi interpreti del cinema, da Mastroianni a Mickey Rourke, riuscendo a coniugare magistralmente cinema d'autore, impegno sociale, mercato e grandi fiction per la televisione. Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Nastri d'Argento,
CONSIGLIATO NÌ
|
La voce di Omero Antonutti introduce, come si trattasse di una fiaba d'altri tempi, la vicenda professionale di Liliana Cavani, regista emiliana, artista internazionale, donna colta e coraggiosa. Il sardo Peter Marcias, con la complicità dei due colleghi Macis e Masala, la incontra alla Casa del Cinema di Roma e le chiede di ripercorrere la propria storia, dalle prime esperienze in Rai fino al ritorno sul piccolo schermo italiano con due grandi fiction, su De Gasperi e Albert Einstein.
La cineasta è generosa, nell'intervista: dei film di cui parla non restituisce mai il ricordo del successo ma recupera addirittura le motivazioni e le riflessioni che, al momento, l'avevano spinta a proporre o ad accettare quel film. Non è un regalo da poco, ma lei lo porge con estrema pacatezza e con l'understatement che la rende unica nel panorama cinematografico italiano.
Dalla conversazione, a senso unico, esce il ritratto di una donna per cui il cinema è stato -ed è- strumento di conoscenza, compagno di vita: a nulla è valso il corteggiamento della Paramount per I Cannibali se la condizione era la riscrittura del finale, perché la Cavani stava rileggendo con quel film (e innanzitutto per sé) l'Antigone di Sofocle, e poco importa se De Gasperi non era un personaggio nelle sue corde, quando, documentandosi, ha conosciuto in lui il politico più importante del dopoguerra, il più severo e antifascista (e solo allora ha accettato di farlo). Quel che è certo è che non è una regista da storie d'amore in cucina, non è il minimalismo il suo linguaggio: il nazismo (Il Portiere di Notte), la vita oltre la morte (Milarepa), sempre e comunque lo scandalo delle differenze di classe (Francesco, Dove siete? Io sono qui) sono gli ambiti d'indagine che le interessano, e quasi si stupisce che non sia così per tutti (di nuovo spunta, ironico, l'understatement di chi giudica senza criticare).
Il documentario in sé è povero, ruba giusto un frammento di intervista a Mickey Rourke dagli Archivi della Regione Emilia Romagna, ma la Cavani riempie la scena col suo entusiasmo palpabile e mai sbandierato, con le sue idee chiare sugli italiani (non siamo sempre "brava gente", ammettiamolo) e sulla televisione. È tra quelli che si sono battuti perché la Rai avesse la propria produzione di fiction, come un grande editore ha la sua collana di romanzi, se poi non si trova chi li sappia scrivere non è un problema suo. La Cavani questo non lo dice, naturalmente, ma a buon intenditor...
L'ho visto al festival di Venezia ed è stata una sorpresa. L'intervista è permeata da una naturalezza e una schiettezza che la rendono godibile anche a chi, come me, non ha visto tutti i suoi lavori. L'intervista a senso unico ti permette di entrare in sintonia con la regista, che emana il suo amore immenso per il cinema(sempre in piano grazie a una regia non leziosa, che mai lo sterilizza), e per [...] Vai alla recensione »
L'ho visto al festival di Venezia ed è stata una sorpresa. L'intervista è permeata da una naturalezza e una schiettezza che la rendono godibile anche a chi, come me, non ha visto tutti i suoi lavori. L'intervista a senso unico ti permette di entrare in sintonia con la regista, che emana il suo amore immenso per il cinema(sempre in piano grazie a una regia non leziosa, [...] Vai alla recensione »