Titolo originale | Pequenas voces |
Anno | 2010 |
Genere | Animazione |
Produzione | Colombia, Spagna, Gran Bretagna |
Durata | 20 minuti |
Regia di | Jairo Carrillo, Oscar Andrade |
MYmonetro | Valutazione: 2,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 28 luglio 2010
Un film d'animazione creato grazie al lavoro dei bambini vittime della violenza in Colombia
CONSIGLIATO NÌ
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Quattro bambini sfollati a Bogotà raccontano le loro storie. Margarita, 9anni, secondogenita di tre femmine, innamorata del padre, col quale giocava nel recinto dei maiali o fuori dalla chiesa, la domenica, se lo è visto portar via da un giorno all'altro. Jhoncito, 11 anni, stava contando contro un albero i numeri del nascondino quando è esplosa la bomba che lo ha ridotto, a dieci anni, a potersi muovere ancora e solo gattonando. Juanito, 12 anni, ha creduto al guerrigliero che gli ha dato dei soldi e gli ha detto "unisciti a noi", senza dirgli che lo avrebbe massacrato e forzato e massacrare a sua volta. Per non finire come lui, Pepito, 9 anni, ha detto addio alla sua casa e alla nonna che lo ha cresciuto.
Jairo Carrillo espande il cortometraggio omonimo del 2003 e dà lo spazio che meritano alle Little Voices dei bambini colombiani intervistati, animando il documentario a partire dalla digitalizzazione dei disegni che gli stessi hanno realizzato, durante un anno di colloqui. Il racconto infantile non ha astuzie, non trattiene l'entusiasmo per i ricordi allegri nemmeno quando ruota attorno al trauma. Ecco allora che Margarita divaga nel racconto delle piccole bugie dette alla maestra o che Pepito si/ci strazia al pensiero dei due cani che ha dovuto abbandonare e il regista ne fa coscientemente uno strumento di suspence, ma non c'è mala fede. Poco importa che le interviste siano state guidate o meno, la costruzione delle storie non è certo mascherata: i piccoli s'intersecano nelle immagini gli uni degli altri anche se le parole non le confermano, se per una scelta di regia o di verità non è dato sapere.
Ciò che è chiaro è l'intento, anche terapeutico, e ciò che il film è lì a comprovare è lo sforzo congiunto. Tanto basta. Nessuno può raccontare una storia allo stesso modo di un altro, meno che mai come un bambino.