Anno | 2010 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Messico, Belgio |
Durata | 77 minuti |
Regia di | Marcelino Islas Hernández |
Attori | Raúl Adalid, Leticia Gómez, Penélope Hernández, Magda Vizcaíno . |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 23 maggio 2011
Marcelino Islas Hernández si chiede se esistano delle situazioni capaci di convinverci che è arrivata la nostra fine In Italia al Box Office Martha ha incassato 146 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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L'automazione è il cruccio di ogni lavoratore. Quando Martha, dopo trent'anni di servizio, viene sostituita da un computer (e da una segretaria più giovane e al passo coi tempi), decide di suicidarsi. La sua malata vicina di casa si trasferisce lontano, non ha amici né grandi interessi, così programma la sua dipartita e fissa la data del gesto estremo una settimana dopo il licenziamento. Ma la vita le riserverà una sorpresa che non sarà facile accettare.
Le pareti colorate della piccola casa di Martha danno un taglio surreale alla vita della protagonista. Quelle tonalità così accese stridono con il temperamento della padrona di casa, sconsolata e totalmente immersa in un'esistenza fatta di routine e abitudini ben precise. Ad una certa ora si mangia, ad un'altra si danno le pillole alla vecchina dell'appartamento di fianco. Non ci sono imprevedibili fermate sul viaggio a senso unico di "Marthita", né bivi da affrontare. Vuota e priva di emozioni, il suo approccio alla vita va in tilt solo quando rimane senza lavoro ma, allo stesso tempo, investita del compito di insegnare il mestiere d'archivista ad una giovane assunta per farle le scarpe. Tra le due nasce un rapporto di solidarietà che trova, nel desiderio di morte, un senso di complicità atipica. All'ultima cena organizzata dalla protagonista partecipano tutti i suoi conoscenti, vecchi e giovani insieme alla tavola di un 'morto che cammina'. Come in uno spettacolo teatrale il regista messicano posiziona i commensali a ferro di cavallo attorno al banchetto, a favore della macchina da presa. Sullo sfondo bambole e porcellane ci guardano senza pietà, inquadrando la scena in un alone di degradazione umana, dove la conversazione viene abolita e gli sguardi si scansano senza pudore. Poi accade la svolta (che non raccontiamo) e il film perde il suo lustro. Ma la memoria di un personaggio ironico come quello di Martha si fermerà nei nostri ricordi, come quelle lunghe sequenze silenziose che ci dicono molto sul tragico destino umano.